• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

Doriana Goracci

Doriana Goracci

Sono una blogger in copy left da molti anni e mi piace impegnare parte del mio tempo nel giornalismo partecipativo, usando il cestino-come mezzo- per raccogliere quelle piccole e preziose cronache di vita, spesso sotto traccia.

Statistiche

  • Primo articolo giovedì 08 Agosto 2009
  • Moderatore da giovedì 09 Settembre 2009
Articoli Da Articoli pubblicati Commenti pubblicati Commenti ricevuti
La registrazione 720 618 800
1 mese 2 2 2
5 giorni 1 1 1
Moderazione Da Articoli moderati Positivamente Negativamente
La registrazione 1184 540 644
1 mese 1 1 0
5 giorni 1 1 0












Ultimi commenti

  • Di Doriana Goracci (---.---.---.125) 6 febbraio 2015 13:59
    Doriana Goracci

    Gentile signor Damiano Mazzotti, rispondo a lei e alla signora Marinella Colombo, col dire per prima cosa che io non conoscevo questa storia per niente, eppure come blogger leggo ogni giorno le agenzie di stampa e le innumerevolo storie che si intrecciano grazie a Facebook, e neanche conoscevo i così tanti drammatici casi, alcuni affiorati recentemente con il giornalista Iacona e la trasmissione Chi l’ ha visto su Rai 3 ...rispondo a lei e contemporaneamente ringrazio l’ altra signora che è interventa, con il bagaglio pesantissimo del suo vissuto personale. Internet è anche questo, si apre una porticina e appare un portone e poi gallerie e caverne...Rispondo con un articolo che ha scritto la signora Colombo di cui invio il link ma anche tutto il testo, per ampliare la nostra conoscenza. GRAZIE infinitamente per il vostro contributo
    Doriana Goracci

    “È finita. Tutti assolti. Ma non c’è nulla di cui rallegrarsi. “Tutti assolti” significa che la morte di Federico non ha un responsabile, significa che “in nome del popolo italiano” lo Stato potrà continuare a togliere l’affido di un bambino alla madre che vuole proteggerlo e metterlo nelle mani del suo carnefice. Se quest’ultimo lo uccide, pazienza, è successo, nessuno risponderà, nessuno è responsabile. Questo potere immenso dato ad assistenti sociali, psicologi, ASL, Tribunale per i Minorenni potrà continuare, come prima, più di prima. Due vite spezzate, quelle di un bambino e della sua mamma, pare vengano considerate un incidente di percorso. Probabilmente non verrà spesa neppure una parola su questa sentenza in nessun telegiornale. Sto parlando di Federico Barakat e della sua mamma, Antonella Penati e della sentenza che ha emesso ieri la Suprema Corte di Cassazione di Roma. La vicenda è intricata, ma estremamente semplice. Antonella conosce un uomo colto e gentile, un immigrato dall’Egitto con lauree e competenze e perfettamente integrato in Italia. Se ne innamora. Nasce un figlio. Ma la felicità della piccola famiglia dura poco, l’uomo ben presto sparisce e Antonella scopre che quell’uomo, che credeva di conoscere così bene, in realtà ha più di una identità. Delusione e solitudine, ma immediatamente cancellate dall’amore per suo figlio. La vita continua ed è, nonostante tutto, una vita raggiante. Quel bambino, amato e desiderato, è la ragione e il senso della sua esistenza. Antonella continua a lavorare, ma organizza la sua vita in funzione delle esigenze del piccolo che intanto diventa sempre più bello, socievole, sereno. Un giorno il padre ricompare. E’ cambiato, trasformato, completamene diverso da colui che lei aveva amato. Non lavora più, assume stupefacenti, è violento. Antonella non teme tanto per sé, ma per il bambino, Federico. Quello sconosciuto, così diverso dall’amato padre di suo figlio, la perseguita giorno e notte e arriva persino a tentare di mandare fuori strada la macchina su cui viaggiano Antonella e Federico. Lei deve proteggersi, deve proteggere la sua creatura e per questo denuncia le violenze. Ma l’unica “protezione” che riceve è quella degli assistenti sociali e del Tribunale per i Minorenni che le toglie l’affido esclusivo per conferirlo ai Servizi Sociali e costringerla a dare il bambino all’uomo che gli fa tanta paura. Le relazioni dicono che Federico deve scoprire la “parte buona del padre”. Per fare questo, dovranno scrivere che la madre è iperprotettiva e le imporranno un incontro settimanale tra il bambino e il padre. L’incontro è in “ambiente protetto” e Antonella, pur preoccupata, “consegna” (è questa l’espressione correntemente usata dagli operatori) il bambino ogni settimana all’educatore. D’altronde non le hanno lasciato nessuna possibilità di scelta, l’affido è stato trasferito ai Servizi Sociali e lei non ha più nulla da decidere, può solo ubbidire. In una società nella quale l’opinione pubblica viene sempre più bombardata da notizie che evidenziano come il “vero” pericolo per i bambini siano i propri genitori, nella quale ogni separazione diventa una separazione litigiosa, si vuole rendere normale l’intervento delle autorità e la conseguente privazione dei diritti genitoriali; qualsiasi motivazione può essere addotta: genitore iperprotettivo, genitore non tutelante, genitore inidoneo, genitore psichicamente instabile, genitore troppo impegnato dal lavoro, genitore povero … Fatto è che quel 25 febbraio 2009, quando il Comune di San Donato Milanese (detentore dell’affido del piccolo Federico) tramite i servizi sociali, fa incontrare il bambino con il padre all’interno della ASL, cioè in ambiente protetto, non lo protegge. L’educatore che avrebbe dovuto essere presente sembra abbia lasciato solo il padre con il bambino. Di sicuro il padre era entrato portando con sé una pistola e un coltello e li ha usati entrambi per uccidere suo figlio e poi uccidersi. Eppure nessuno è responsabile, nessuno poteva prevedere, nessuno può essere accusato di non aver difeso Federico. Ma davvero nessuno è responsabile di aver ritenuto Antonella – evidentemente sbagliando – una madre eccessivamente preoccupata e iperprotettiva? Davvero nessuno è responsabile per aver costretto Federico a cercare “la parte buona del padre” consegnandolo nelle mani di un consumatore di stupefacenti, un uomo della cui identità nessuno è certo? Un uomo ben noto alla polizia per essere stato un cittadino non proprio esemplare? Se avessero lasciato l’affido ad Antonella, lei avrebbe protetto il suo bambino, così come ogni genitore responsabile sa fare per il bene della sua creatura, quella creatura che è una parte di sé e non un “fascicolo” come invece è stato chiamato Federico per tutti gli anni del dibattimento. Quel 25 febbraio 2009 la vita di Antonella è diventata uno strappo, e il vuoto. Un vuoto che lei ha tentato di colmare reclamando giustizia per suo figlio, reclamando che i responsabili della sua morte venissero, più che puniti, messi nella condizione di non nuocere ulteriormente, di non ripetere le fasi di questo dramma con altri bambini, di non togliere senza vere ragioni i figli ai genitori, rovinando altre giovani esistenze. Così facendo lei metteva in discussione un sistema ben rodato, un sistema redditizio, un sistema che sa proteggersi molto bene. E che infatti si è protetto. Antonella ha speso cifre enormi – tutti i suoi risparmi e di più – per pagare avvocati e periti, affinché si facessero i processi e suo figlio ottenesse giustizia. Certamente nessuno avrebbe più riportato alla vita Federico, ma almeno lui avrebbe potuto riposare in pace. Da quasi sei anni Antonella affronta processi, situazioni “inspiegabili” di fascicoli che spariscono e ricompaiono, di periti che cercano le sue vecchie foto in rete per stabilire se da quel 2009 è ingrassata o dimagrita, di procuratori che le spiegano che per salvare Federico avrebbe dovuto infrangere il decreto del Tribunale per i Minorenni e scappare in Francia. Tra annullamenti, sospensioni e rifacimenti, la causa è arrivata a Roma e ieri, la Suprema Corte di Cassazione, diversamente da ogni aspettativa e da quanto richiesto dalla Procura, ha cassato la sentenza di condanna della Corte d’Appello di Milano, ritenendo in pratica che nessuno è responsabile della morte di Federico e ognuno dei personaggi coinvolti continuerà ad occupare la stessa posizione e ad agire come ha già fatto. Auspico che quel “Popolo italiano” in nome del quale è stata emessa la sentenza voglia far sentire la sua solidarietà ad Antonella, voglia aiutarla a non sentirsi sola, voglia incoraggiarla e sostenerla nella lotta che ha sostenuto fino ad ora e che speriamo voglia continuare a condurre con la sua Onlus (http://www.federiconelcuore.com/ass...) a favore dei tanti piccoli Federico che desideriamo continuino a vivere insieme ai loro genitori e nel ricordo di Federico Barakat, un innocente privato della giustizia terrena, ma che rimarrà sempre vicino e nel cuore della sua mamma”.
    Marinella Colombo
    Membro della European Press Federation
    http://www.mariaserenellapignotti.i...
  • Di Doriana Goracci (---.---.---.34) 10 febbraio 2013 20:34
    Doriana Goracci

    potrebbe anche accadere di rifiutare per sempre, e tantopiù questa volta, di ficcarsi in un ’ urna. E mi sia perdonata la metafora. io non perdono questi ladri di vita altrui.

  • Di Doriana Goracci (---.---.---.167) 1 febbraio 2013 16:08
    Doriana Goracci

    Vedo che usa il condizionale e il se dubitativo, di certo mi pare che lei scriva che trattasi di "vacche e maiale" sempre più magre...il maiale rimane solo. Mah, io non ho minimamente pensato a questo risvolto nello scriverlo e tutto può essere. In fondo erano raffiche con pallottole a salve vero?
    Nel salutarrla e ringraziarla per il commento signor Damiano Mazzotti, colgo l’ occasione per comunicare, io che ovviamente non sono che una volontaria aggiornalista che l’ Italia per il 2012 si è guadagnata 4 posti all’ ingiù, : “Come ogni anno “Reporter Sans Frontieres”, l’organizzazione non governativa internazionale che agisce da 25 anni in difesa della libertà di stampa in tutto il mondo, stila la classifica dei Paesi con il maggiore ( o minore) grado di libertà di stampa. La classifica sulla libertà di stampa misura ogni anno il livello dell’indipendenza dell’ informazione in 179 Paesi, e riflette il grado di autonomia di cui godono giornalisti, agenzie di stampa e cybercittadini in ognuno di questi Stati, e le azioni intraprese dalle autorità per farne rispettare i parametri minimi…il rapporto afferma che “la cattiva legislazione osservata nel 2011 è proseguita, soprattutto in Italia (57, +4), dove la diffamazione deve ancora essere depenalizzata e le istituzioni ripropongono pericolosamente “leggi bavaglio”…dietro paesi come il Burkina Faso (46esima posizione), le Isole Comore (51°), il Ghana (30esima posizione), la Papua Nuova Guinea (41esima)”. Per il 2013, Reporter sans Frontieres comunica: 7 Journalists killed
    4 Netizens and citizen journalists killed 191 journalists imprisoned n180 netizens imprisoned.

  • Di Doriana Goracci (---.---.---.131) 19 dicembre 2011 12:39
    Doriana Goracci

    Sappiamo solo che muoverci ci costa in tutti i sensi e ci sono facce di bronzo dalle mie parti, e credo anche dalle vostre…,che sostengono che l’Aereoporto a Viterbo ci sarà e intanto carrette di persone vanno su treni dalle corse soppresse o mai esistite: “Aeroporto, Viterbo sarà una pedina importante”. Su questo Renata Polverini non ha dubbi. E non li ha nemmeno sul fatto che nei prossimi mesi visiterà spesso la città dei Papi per il suo ruolo determinante nello sviluppo del sistema infrastrutturale della Regione Lazio…A due anni esatti dalla sua candidatura, la presidente della Regione torna di nuovo a Viterbo. L’occasione è il tradizionale scambio di auguri Natale dell’Udc organizzato al Pianeta Benessere…”.

    E siccome certe altre cose invece a me stanno molto a cuore, riporto un appello che Roberta Abbatelli ( da me conosciuta andando Da Capranica con chi lavorava alla Chinotto Neri, al Pianeta Benessere) ha scritto a Reset Italia, chiamandolo Il Calvario: “Buongiorno a tutti sono Roberta Abbatelli, moglie di Maurizio Formentini,ex dipendente Chinotto Neri licenziato improvvisamente come i suoi colleghi per la chiusura dello stabilimento di Capranica.Dal 2006 mio marito ha perso 3 posti di lavoro per il fallimento di ditte, la prima aziendaI.S.F. ditta farmaceutica , in seguito dall’ azienda Bioprogress di Anagni ed ora la Chinotto Neri.Passiamo alla mia situazione : sono stata dipendente presso la C.I.T VIAGGI. Per me il calvario è cominciato 6 anni fà, l’azienda del turismo è fallita dopo essere stata privatizzata e gestita vergognosamente dai nuovi proprietari: 3 anni di cigs e ora una mobilità per un anno poi tutti a casa. Sono ovviamente 6 anni che cerco un lavoro disperatamente ma nulla..il deserto..sempre le stesse deprimenti risposte, le faremo sapere, c’è la crisi. Abbiamo un mutuo di 26 anni ed una bambina di 5 ,e non sappiamo più cosa fare, il mio è un grido disperato ed un appello a qualche angelo che magari può darci una mano a trovare qualcosa per vivere, un lavoro e un po’ di serenità.Ovviamente io racconto la mia storia , ma come me ci sono tante altre famiglie che vanno aiutate. Roberta Abbatelli”... http://www.reset-italia.net/2011/12/19/petrolio-crisi-borse-mercati-manovra-mobilita-lavoro/


Pubblicità



Pubblicità



Palmares

Pubblicità