Diritto di Cronaca | Si è conclusa la campagna di raccolta fondi per Davide Falcioni: GRAZIE
Il 31 agosto si è concluso il crowfunding che abbiamo organizzato per coprire le spese legali per Davide Falcioni rinviato a giudizio, lo ricordiamo, in un processo per violazione di domicilio in Val di Susa.
Nel 2012 (come abbiamo raccontato qui, qui e qui) Davide ha pubblicato su AgoraVox una serie di articoli per raccontare le proteste dei cittadini contrari alla Tav, la linea ferroviaria che dovrebbe collegare Lione e Torino. In particolare ha seguito un gruppo di cittadini e manifestanti durante l'occupazione di una ditta in Val di Susa. I partecipanti sono stati accusati di una serie di imputazioni, tra cui la violazione di domicilio, e Davide si è offerto come teste al processo.
Durante la sua testimonianza il pubblico ministero ha deciso di accusarlo delle stesse imputazioni che sono toccate agli altri cittadini. In questo modo la sua testimonianza non solo è stata annullata, ma soprattutto il suo diritto di cronaca (qui un interessante approfondimento di Valigia Blu), patrimonio di ogni cittadino, è stato violato.
Nella vita di un giornalista può capitare di calpestare i piedi "sbagliati": può succedere, cioè, di incrociare sulla propria strada una storia e di raccontarla, senza tener conto delle mani che ne muovono i fili.
A me è successo, più per caso che per merito: ho raccontato la storia di una pacifica azione di protesta da parte di un gruppo di attivisti No Tav. Unico cronista presente, ho potuto testimoniare quello che è accaduto un pomeriggio di fine agosto del 2012, quando i militanti entrarono negli uffici della Geostudio, esposero uno striscione, spiegarono ai dipendenti le ragioni di quell'azione e uscirono. I giornali parlarono di una manifestazione “squadrista e violenta”, qualcuno evocò metodi “mafiosi”.
Io, semplicemente, ho scritto quello che ho visto, la mia verità. E per averlo anche testimoniato sono stato sottoposto a un'inchiesta dalla Procura di Torino e poi rinviato a giudizio con l'accusa di violazione di domicilio.
Nel momento di decidere se entrare negli uffici della Geovalsusa e osservare quello che stava accadendo oppure farmi raccontare dalla polizia come erano andate le cose ho scelto di entrare, osservare, capire e scrivere. Per questo rischio una condanna a tre anni.
Chi ha aderito alla campagna di raccolta fondi lanciata da Agoravox, giornale che ospitò il racconto di quei giorni in Val di Susa, deve ritenersi in qualche modo "correo". Sostiene, infatti, che il diritto di cronaca non debba chiedere il permesso per venire esercitato.
In meno di due mesi sono stati raccolti quasi 1.800 euro. Per questo ringrazio la coordinatrice di AV, Francesca Barca per aver proposto la campagna ed averla alimentata ogni giorno, e il Presidente della Fondazione, Carlo Revelli, per averla sostenuta.
Ma questo grazie va soprattutto, ai donatori e alla loro generosità e al loro impegno.
Grazie, quindi, a ciascuno di voi, singolarmente.
Grazie perché, al di là della mia storia e delle mie vicende, avete deciso di sostenere, con il vostro denaro e con la vostra coscienza, il diritto di cronaca: perché ogni cittadino possa raccontare liberamente quello che osserva, perché ogni cronista possa raccontare la sua verità.
Per citare lo scrittore Giulio Cavalli, che sulla mia vicenda ha scritto un bel commento:
"La narrazione non può essere complice di nient'altro che la verità, si sviluppa (per sua stessa natura) spesso negli anfratti peggiori della società, negli angoli più cruenti e in mezzo alle umanità più melmose. Se Falcioni è corresponsabile dei manifestanti allora i cronisti di guerra sono disertori se stanno dalla parte sbagliata, i giornalisti d'inchiesta sono reticenti perché approfondiscono una notizia prima di segnalarla e forse io stesso, in questo momento con questo pezzo, sono colpevole di favoreggiamento giornalistico in combutta con Falcioni".
Grazie quindi a tutti i complici che ho trovato sulla mia strada.
Davide Falcioni
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