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Diritto di Cronaca | Si è conclusa la campagna di raccolta fondi per Davide Falcioni: GRAZIE

Il 31 agosto si è concluso il crowfunding che abbiamo organizzato per coprire le spese legali per Davide Falcioni rinviato a giudizio, lo ricordiamo, in un processo per violazione di domicilio in Val di Susa

Nel 2012 (come abbiamo raccontato quiqui e qui) Davide ha pubblicato su AgoraVox una serie di articoli per raccontare le proteste dei cittadini contrari alla Tav, la linea ferroviaria che dovrebbe collegare Lione e Torino. In particolare ha seguito un gruppo di cittadini e manifestanti durante l'occupazione di una ditta in Val di Susa. I partecipanti sono stati accusati di una serie di imputazioni, tra cui la violazione di domicilio, e Davide si è offerto come teste al processo. 

Durante la sua testimonianza il pubblico ministero ha deciso di accusarlo delle stesse imputazioni che sono toccate agli altri cittadini. In questo modo la sua testimonianza non solo è stata annullata, ma soprattutto il suo diritto di cronaca (qui un interessante approfondimento di Valigia Blu), patrimonio di ogni cittadino, è stato violato. 

La campagna di crowfunding che abbiamo lanciato durante l'estate ha raccolto, in totale 1.771 euro grazie al contributo di 42 persone; il nostro obiettivo, 2000 euro, non è stato raggiunto, ma la cifra raccolta, per noi già grande, permette di gestire con calma i costi che dovremo sostenere fino all'inizio del processo e pensare, allo stesso tempo, ad altre forme di finanziamento. 
 
Questo denaro verrà utilizzato, da qui al processo che Davide dovrà sostenere, per coprire le spese che si troverà a dover affrontare. 
 
Come Fondazione AgoraVox ringraziamo, davvero, di cuore, tutti quelli che ci hanno dato una mano: chi ha donato denaro, chi ha condiviso la campagna, chi ha manifestato solidarietà, chi si è interessato, chi ha fatto proposte, chi ne ha scritto. Senza questa rete di persone, contatti e affetti per noi sarebbe stato impossibile aiutare Davide a gestire questa situazione. 
 
Nei prossimi mesi comunicheremo sulle inziative che organizzeremo e, naturalmente, sugli sviluppi di questa vicenda.
 
La storia di Davide per noi è importante perché, naturalmente, ci riguarda da vicino ma è fondamentale ribadire che si tratta solo di un esempio: questa vicenda ci mostra quanto è importante il ruolo dei cronisti indipendenti, quanto tocca la questione della libertà di stampa e di parola: l'informazione ha bisogno anche di queste voci per dirsi completa, democratica e libera. 
 
Vi lasciamo con le parole di Davide, che spiegano, meglio delle cifre, perché questa campagna e il sostegno che ne è seguito, è imporante. 
Nella vita di un giornalista può capitare di calpestare i piedi "sbagliati": può succedere, cioè, di incrociare sulla propria strada una storia e di raccontarla, senza tener conto delle mani che ne muovono i fili.
A me è successo, più per caso che per merito: ho raccontato la storia di una pacifica azione di protesta da parte di un gruppo di attivisti No Tav. Unico cronista presente, ho potuto testimoniare quello che è accaduto un pomeriggio di fine agosto del 2012, quando i militanti entrarono negli uffici della Geostudio, esposero uno striscione, spiegarono ai dipendenti le ragioni di quell'azione e uscirono. I giornali parlarono di una manifestazione “squadrista e violenta”, qualcuno evocò metodi “mafiosi”.
Io, semplicemente, ho scritto quello che ho visto, la mia verità. E per averlo anche testimoniato sono stato sottoposto a un'inchiesta dalla Procura di Torino e poi rinviato a giudizio con l'accusa di violazione di domicilio.
Nel momento di decidere se entrare negli uffici della Geovalsusa e osservare quello che stava accadendo oppure farmi raccontare dalla polizia come erano andate le cose ho scelto di entrare, osservare, capire e scrivere. Per questo rischio una condanna a tre anni.
Chi ha aderito alla campagna di raccolta fondi lanciata da Agoravox, giornale che ospitò il racconto di quei giorni in Val di Susa, deve ritenersi in qualche modo "correo". Sostiene, infatti, che il diritto di cronaca non debba chiedere il permesso per venire esercitato.
In meno di due mesi sono stati raccolti quasi 1.800 euro. Per questo ringrazio la coordinatrice di AV, Francesca Barca per aver proposto la campagna ed averla alimentata ogni giorno, e il Presidente della Fondazione, Carlo Revelli, per averla sostenuta.
Ma questo grazie va soprattutto, ai donatori e alla loro generosità e al loro impegno.
Grazie, quindi, a ciascuno di voi, singolarmente.
Grazie perché, al di là della mia storia e delle mie vicende, avete deciso di sostenere, con il vostro denaro e con la vostra coscienza, il diritto di cronaca: perché ogni cittadino possa raccontare liberamente quello che osserva, perché ogni cronista possa raccontare la sua verità.
Per citare lo scrittore Giulio Cavalli, che sulla mia vicenda ha scritto un bel commento:
"La narrazione non può essere complice di nient'altro che la verità, si sviluppa (per sua stessa natura) spesso negli anfratti peggiori della società, negli angoli più cruenti e in mezzo alle umanità più melmose. Se Falcioni è corresponsabile dei manifestanti allora i cronisti di guerra sono disertori se stanno dalla parte sbagliata, i giornalisti d'inchiesta sono reticenti perché approfondiscono una notizia prima di segnalarla e forse io stesso, in questo momento con questo pezzo, sono colpevole di favoreggiamento giornalistico in combutta con Falcioni".
Grazie quindi a tutti i complici che ho trovato sulla mia strada.
Davide Falcioni
 
Francesca Barca e l'équipe di AgoraVox 
 

Commenti all'articolo

  • Di Doriana Goracci (---.---.---.173) 16 settembre 2016 17:12
    Doriana Goracci

    Caro Davide io quasi mi vergogno a scrivere perchè non faccio parte di quei complici di cui accenni, ma faccio parte di quella piccola grande folla di blogger che hanno a cuore la condivisione delle notizie, il dare voce a chi ne ha veramente poca: grazie per quello che hai fatto. Nel mio piccolo mi ritrovai anni fa a pagare l’ imprudenza di una parola che alludeva troppo a una grande società...avevo scritto alcuni giorni prima la cronaca di morti sul lavoro e mi ritrovai una denuncia per diffamazione. Chiesi anche ad Agoravox Italia e ad altri che avevano condividso, di eliminare quel post, tutto vano. Lo scorso anno finalmente ho potuto far concludere legalmente questa vicenda patteggiando una cifra che ho dovuto chiedere in prestito alla banca dove ho lavorato per 31 anni e che ancora pago ratealmente.Questo accade quando non si ha nessuno "dietro o davanti o di fianco". Oggi a distanza di 6 anni, mi onora far parte di questo giornale on line, ti abbraccio e sono a tua disposizione anche in privato. Un particolare saluto e grazie a Francesca Barca.

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