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Contratto statali: 6 euro lordi d’aumento

Contratto statali: 6 euro lordi d'aumento

La trattativa per il rinnovo del contratto del pubblico impiego sarà avviata a maggio. Ma prima bisognerà definire i nuovi comparti, attraverso l’implementazione della riforma Brunetta, che passeranno dagli attuali dodici a quattro. Lo ha confermato il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Vidoni. “Aspettiamo i risultati da parte dell’Aran - ha detto Brunetta riferendosi all’incontro che si sta svolgendo tra l’agenzia per la rappresentanza nelle pubbliche amministrazioni e i sindacati sui nuovi comparti - l’obiettivo è quello di aprire a maggio la trattativa per il rinnovo del contratto relativo al triennio 2010-2012. Bisogna però implementare la legge 150 per quanto riguarda i comparti, che da dodici devono arrivare a quattro. Definito questo passaggio partirà il negoziato. Il mio impegno è quello di fare iniziare la trattativa a maggio”. Per quanto riguarda le risorse necessarie a rinnovare i contratti pubblici, Brunetta si è limitato a dire: “Prima i comparti, poi parliamo del resto”.
 
Una risposta ’politica’ per dire: "non c’è trippa per gatti"! Tant’è che i dipendenti pubblici, nei prossimi giorni, dovranno accontentarsi di trovare in busta paga circa 6 euro lordi in più al mese! Ma cos’è? Un obolo, un conguaglio Irpef, una nuova destinazione dell’otto per mille, o un pesce d’aprile? Si tratta, molto più miseramente, dell’indennità di vacanza contrattuale! Un termine bizzarro - le vacanze sono quelle che si fanno al mare e ai monti, e con la “vacanza contrattuale” al massimo c’arrivi in centro con l’autobus - per indicare la naturale conseguenza del fatto che lo scorso dicembre sono scaduti i contratti relativi al biennio 2008-2009: in base al protocollo sulla politica dei redditi del 1993 (e di una norma della Finanziaria 2009 che ne rende automatico il pagamento) l’indennità scatta quando sono trascorsi tre mesi dalla scadenza dei contratti, per poi essere incrementata dopo altri tre mesi di qualche centesimo.
 
Quei centesimi che i sindacati saranno in grado di strappare al governo dopo mesi e mesi di confronti, di trattative sino a tarda notte, di stati di agitazione e di qualche... "scioperetto" che servirà a finanziare quegli stessi centesimi di aumento! Ma questa dovrebbe essere l’ultima applicazione, prima del superamento dell’istituto dell’indennità. Infatti il nuovo modello contrattuale sottoscritto poco più di un anno fa tra le organizzazioni imprenditoriali e i sindacati (senza però la firma della Cgil) ne prevede la sostituzione con una forma di “copertura economica” che dovrà essere precisata nei vari contratti di lavoro e la cui erogazione sarà poi condizionata al rispetto dei tempi fissati per il raggiungimento dell’intesa contrattuale. E proprio la nuova tornata di rinnovi, che secondo quanto annunciato dal ministro Brunetta potrebbe partire nel mese di maggio, è al centro dell’attenzione dei sindacati. D’accordo a sedersi al “tavolo”, apparecchiato da Brunetta, Cisl e Uil, la Cgil... resta in piedi! La Ragioneria generale dello Stato, nei giorni scorsi, ha ricordato alle amministrazioni come determinare l’indennità, con riferimento ad alcuni specifici comparti. Come riferimento per il calcolo si prendono il tasso di inflazione programmata, fissato per il 2010 all’1,5 per cento, e lo stipendio mensile minimo tabellare per le varie qualifiche. Da aprile sarà riconosciuto il 30 per cento del tasso di inflazione, da luglio la percentuale salirà al 50. In concreto, questo vuol dire dal prossimo mese un aumento di 6,15 euro per la qualifica contrattuale più bassa, e di 17,77 per il dirigente di prima fascia. L’indennità riguarda tutto il personale contrattualizzato e non contrattualizzato, tra cui i ministeriali, il personale della scuola, quello degli enti locali, e le forze di polizia. Sono invece esclusi magistrati, professori universitari e ricercatori. In caso la vacanza contrattuale dovesse protrarsi nel 2011, proseguirà anche il pagamento dell’indennità. Quando in ogni caso i nuovi contratti verranno firmati e inizieranno ad avere applicazione, l’indennità di vacanza contrattuale verrà riassorbita negli aumenti che i sindacati saranno riusciti a spuntare. Per il governo ovviamente il problema è trovare risorse che possano essere adeguate in una fase ancora di forte difficoltà per i conti pubblici e che anzi potrebbe richiedere correzioni per rispettare gli impegni europei. Per i lavoratori del pubblico impiego ovviamente il problema è far quadrare i propri conti e rispettare gli impegni presi con la banca per il muto, con la scuola per le rette scolastiche dei figli, con Eni ed Acea per le bollette di luce e gas, con l’assicurazione per la macchina, con la rai per il canone, con il benzinaio, il panettire ed il fruttarolo! Ma ovviamente sono punti di vista!

Commenti all'articolo

  • Di Orazio Melita (---.---.---.42) 21 aprile 2010 17:29

    Spett.le Redazione,
    quello che mi fa veramente indignare non è la mancia di 6 Euro lordi, grazie alla mia professione (sono un Ufficiale giudiziario) posso quotidianamente vedere persone che hanno una economia di sussistenza, non mi lamento quindi di ciò solo in rispetto loro.
    Quello che fa bollire il sangue nelle vene è che ci sono impiegati pubblici come noi Ufficiali giudiziari che hanno una professione di tutto rispetto ad ogni latitudine VOGLIONO ABBANDONARE IL PUBBLICO IMPIEGO E DIVENIRE LIBERI PROFESSIONISTI ma questo governo che fa propaganda antifannulloni e liberale fino ad adesso tace sulla necessità di dotare l’Italia di una professione che ridarebbe competitività al nostro sistema Paese che ha una giustizia da terzo mondo (parole del primo Presidente della Corte di Cassazione), per non parlare poi delle raccomandazioni inevase della CEPEJ (organismo europeo per l’efficienza della giustizia) che invitano a tale riforma.
    Ed invece cosa fa fino ad ora questo governo? Va dietro quattro sindacalisti che difendono solo le loro miserrime tessere sindacali e vanno dietro a riqualificazioni fantasma (come se poi con la politica del "todos caballeros" si possa andare molto avanti!!) menefreghisti dell’efficienza del recupero del credito e ignari di cosa sia meritocrazia.
    SOLO CON UNA RIFORMA LIBEROPROFESSIONALE DELL’UFFICIALE GIUDIZIARIO il Paese conoscerà efficienza in questo delicatissimo settore della giustizia e noi riaquisteremo la dignità professionale che questi sindacati ci hanno fatto perdere, SONO STANCO DI VEDERE DAL BASSO IN ALTO COLLEGHI MAGREBINI E RUMENI, FACCIAMO RIDERE IL MONDO, ALTRO CHE ITALIA CULLA DEL DIRITTO!!!!!!
    Invito chiunque abbia interesse ad approfondire l’argomento a collegarsi ai siti www.auge.it e www.scuolanazionalediprocedura.it
    dottor Orazio MELITA
    Ufficiale giudiziario
    U.N.E.P. Grammichele

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  • Di Gregorio (---.---.---.104) 21 aprile 2010 18:34

    Se il tutto fosse seriamente esposto e motivato andrebbe bene 6-4 o anche zero, o anche un’offerta da parte dei lavorati... ma cosi, direi che la notizia non interessa neanche

  • Di (---.---.---.24) 21 aprile 2010 23:25

    Ma perchè cosa Vi potete aspettare da questo governo....Le volete o no le centrali nucleari, lo stretto di Messina, e la cosiddetta privatizzazione della sanità e dell’acqua. Questo governo ci vuole risucchiare anche gli ultimi risparmi a loro interessa solo il loro interesse....altro che ammortizzatori sociali, loro vogliono la morte del sociale....chi può si assicuri alle loro banche private, chi non può è destinato alla miseria più totale. Infatti i suicidi sono triplicati in questi anni e anche le morti sul lavoro......ma a loro questo non importa, quello che interessa a loro è il potere.....PENSATE CHE GIA’ SI E’ PROCLAMATO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA.......! .............MA NON ERA MEGLIO CHE SI FACEVA RE ..... E MAGARI IMPERATORE ...........Grazie a sua Maestà Berlusconi .....e al principino Bossi......l’unità d’Italia è oramai spartita......ma è anche oramai sparita!

  • Di Renzo Riva (---.---.---.250) 22 aprile 2010 01:43
    Renzo Riva

    Sabato 11.12.2004
    Sezione lettere de "Il Gazzettino" del Fiuli, pagina XVI

    UDINE
    Troppa gente
    alle dipendenze
    dello Stato

    Bisogna ridurre il personale in esubero nell’amministrazione pubblica, per 
    liberare le risorse necessarie al finanziamento delle politiche per la 
    riduzione dell’insostenibile pressione fiscale, per la ricerca e lo sviluppo. 
    Bloccare il turnover quale toccasana per conseguire i risultati sopraddetti è 
    velleitario e propagandistico. Il fattore "tempo" è sfavorevole, perché la 
    dinamica del turnover è troppo lenta nel produrre i benefici ricercati, poiché 
    i risultati si conseguiranno solo nel lungo termine. Inoltre le necessità di 
    reperire le nuove professionalità sconsiglia quella che potrebbe configurarsi 
    come una nuova rigidità nel mercato del lavoro.
    Ricordo che durante il governo dei sinistri "Prodi-D’Alema-Amato", l’apparato 
    alle dipendenze statali fu sfoltito di 290.000 unità, alla chetichella, senza 
    contrasti sindacali, perché le stesse unità furono poste sul groppone del 
    contribuente, lavoratore o detentore di capitali; nella migliore continuità 
    dell’Iri di Prodiana memoria, con prepensionamenti e incentivi. Si doveva 
    invece licenziare e dare un reddito minimo di sussistenza, come normalmente 
    assicurano molti Stati nostri competitori, europei o extra-europei e taluni 
    anche senza corrispondere alcunché.
    Invece, fino ad oggi, questo governo ha assunto circa 119.000 unità 
    d’impiegati statali (non so se lavoratori). L’industria privata non assistita, 
    che compete nel mercato mondiale, sarebbe fuori mercato qualora applicasse la 
    ricetta statale.
    Ripeto: chiunque sia al governo dovrà tagliare le spese improduttive per 
    liberare risorse finanziarie, indispensabili per l’innovazione dei nuovi 
    processi produttivi e la ricerca, i soli che possano permettere la competizione 
    nel mercato internazionale e che potranno coadiuvare politiche di riduzione 
    della pressione fiscale. Invece si continua nel vecchio malvezzo 
    dell’assistenzialismo ad attività fuori mercato, con costi grandemente maggiori 
    delle politiche di sussistenza per chi sarà interessato dalla chiusura delle 
    stesse. E intanto il mercato del vero lavoro langue; quello assistito prospera, 
    compreso l’intra- e l’extra-comunitario.
    Un appunto alle sofferenze industriali del nostro Friuli.
    Le odierne vicende delle cartiera Burgo di Tolmezzo ed Ermolli di Moggio 
    Udinese, che operano fuori mercato. In Finlandia sono prodotte bobine di carta 
    con un fronte di 11,60 metri (hanno materia prima, acqua a volontà, centrali 
    nucleari). E giù a far finta di finanziare depuratori che poi non sono 
    realizzati; una maniera surrettizia di finanziare i livelli occupazionali. 
    Altro per l’ex-Manifattura di Gemona.
    Ricordiamo ancora i nomi: Cumini? Comello? Patriarca? Dilapidarono miliardi di 
    Lire d’intervento pubblico, per poi chiudere. E poi ci vengono a dire che serve 
    importare manodopera! Facendo mente alla Zona Industriale di Osoppo, dicono 
    niente le esperienze industriali dei gruppi Pittini e Fantoni? Nel "Gruppo 
    Pittini" nell’ anno 1973 si producevano circa 180.000 tonnellate di vergella; 
    nell’anno 1979 circa 360.000 tonnellate, con circa 1500 unità lavorative; 
    nell’anno 1989 circa 700.000 tonnellate con circa 1100 unità lavorative; oggi 
    anno 2004 circa 1.000.000 tonnellate con circa 700 addetti. Per non dire di 
    tutte le piccole aziende che operano senza particolari aiuti.
    Nell’apparato statale invece, nonostante "pensionati baby", scivolamenti, svii 
    e deragliamenti, procedure informatizzate ed altre diavolerie moderne, 
    prosperano i "lavori socialmente in-utili". Sempre per la nota teoria: e poi 
    chi vota chi?
    Renzo RIVA
    Buia
    ===========================================

    Venerdì 21.04.2006
    Sezione lettere de "Il Gazzettino" del Fiuli, pagina XVI

    Manifatturiero
    e consumi
    energetici

    I costì impropri (oggigiorno denominati dalla sinistra “cuneo fiscale”) dell’
    inefficienza statale che si riversano sul sistema delle imprese private hanno 
    ormai raggiunto un livello insostenibile e non più compensabile da alcun 
    sistema, bastone e carota, di finanziamenti ad hoc, in ogni caso riservato solo 
    ad un ramo della platea dell’industria, quella assistita. 
    Per la restante platea solo tasse, costi impropri e balzelli di vario genere 
    uniti a procedure burocratiche defatiganti. Per quanto riguarda l’Alto Friuli, 
    Pittini e Fantoni stanno subendo contraccolpi a causa, oltre che dei costi 
    impropri, dei costi italiani dell’energia.
    Se il costo dell’energia fosse stato pari a quello francese (59 reattori 
    nucleari) la Manifattura di Gemona, ora chiusa, pur con difficoltà poteva 
    ancora operare e mantenere in attività le sue maestranze. In Italia assisteremo 
    ad una moria del manifatturiero, direttamente proporzionale ai consumi 
    energetici richiesti per le varie produzioni; unico settore che può mantenere 
    ed eventualmente dare occupazione aggiuntiva, nonché offrire sul mercato 
    internazionale prodotti, perché siamo e restiamo comunque un Paese 
    trasformatore di materie prime, per la maggior parte di provenienza estera.
    Da tutto questo discende che la priorità odierna per l’industria 
    manifatturiera italiana è, in assoluto, il costo dell’energia per le sue varie 
    fonti: nucleare, petrolio, gas, ecc. Ma a monte di tutto sta la questione dei 
    costi della macchina statale che “rebus sic stantibus” (stando così le cose), 
    qualora non fosse profondamente riformata vanificherebbe anche il ricorso alla 
    fonte nucleare che sarebbe gravato da accise e tasse, al pari del petrolio.
    L’ultimo responso elettorale ha delineato due Italie, quella del Nord di 
    centro-destra locomotiva dell’economia e di produzione della maggior parte, 
    80%, del PIL (Prodotto Interno Lordo) e quella del Centro e Meridione 
    dissipatrice dello stesso.
    Si tratta di capire se i capitani d’industria friulana vogliono mantenere le 
    prerogative loro proprie imprenditoriali oppure trasformarsi in esecutori di 
    piani poliennali calati dal centro.
    Craxi stava per compiere le riforme liberalsocialiste di cui il Paese aveva ed 
    ha tuttora necessità, fu bloccato ed annichilito da un gruppo di interessi 
    finanziari e politici che perseguivano l’oligarchia di gruppi dominanti, quali 
    Mediobanca e ex-PCI.
    A Berlusconi va dato il merito d’essersi opposto a questo disegno, nonostante 
    tutte le mancanze che possono essergli attribuite.
    A noi di Socialisti 2005 la consapevolezza di aver contribuito all’
    affermazione di Forza Italia attraverso la candidatura del nostro Segretario 
    Regionale Lauretta Iuretig che, sotto il suo simbolo, ha corso alle provinciali 
    nel collegio di Reana del Rojale ed alle comunali di Latisana con Micaela 
    Sette, ottenedo un buon risultato personale in entrambe le consultazioni.
    Renzo Riva
    Buja (Ud)
    Referente
    per l’Alt(r)o Friùli
    Socialisti 2005

  • Di Orazio Melita (---.---.---.200) 22 aprile 2010 23:29

    Egregio Sig. Riva, gentili lettori tutti,
    sarebbe per me fin troppo facile associarmi alla sua lettera e concordare con Lei sulla necessità di una burocrazia (statale, parastatale o locale) più snella ed efficiente, sicuramente la soluzione (almeno per il nostro settore) che proponiamo non Le sarà sfuggita e credo che anche Lei non possa che concordare con noi che , pur rimanendo pubblici ufficiali che giurano fedeltà alla Repubblica e quindi da questo versante pubblici al mille per mille, vogliamo introdurre la competizione, la meritocrazia e la professionalità proprie delle libere professioni nel settore delle notificazioni ed esecuzioni; pertanto La invito (come invito tutti) a contattare i nostri referenti nella sua regione che potrà trovare sul nostro sito internet.
    Mi preme tuttavia specificare una cosa, il nostro progetto non è di destra o di sinistra, progetti simili al DdL Berselli n. 749 S sono stati presentati nelle scorse legislature da destra (o centro destra) come da sinistra (o centro sinistra) addirittura fu il ministro Flick del primo governo Prodi a caldeggiarlo prima di essere sostituito da Di Liberto, TUTTI, MA PROPRIO TUTTI sanno che una riforma in senso libero professionale è l’unica soluzione realmente praticabile per questo vitale settore della giustizia. Ecco anche perché la nostra associazione ( www.auge.it ) non ha bandiere ed al suo interno convivono benissimo aderenti con passioni politiche diverse.
    Ma dal sapere cosa è giusto al praticarlo purtroppo il passo è a volte troppo lungo, di mezzo ci sono compromessi con sindacati che hanno tradito da tempo lo spirito della propria missione, ma ancor più direi una sorta di miopia della classe politica che con alterne fortune occupa il potere incapace di "metter un dito all’acqua fredda" come diremo qui noi in Sicilia. Eppure, e qui bolle non solo il mio sangue di Ufficiale giudiziario orgoglioso e fiero della propria professione ma soprattutto quello di cittadino di questa Repubblica non ci si rende (o forse proprio per questo) conto che una riforma di tal genere scatenerebbe un meccanismo di reazione a catena virtuoso in tutto il pubblico impiego che è un elemento imprescindibile in un moderno Stato.
    Voglio proprio credere che non ci sia uno solo dei lettori di questa rivista che ami vedere una querelle tra impiegati pubblici che si sentono oltraggiati ed offesi da aumenti del proprio stipendio da burla e lettori che, dati alla mano, sostengono che di impiegati ce ne sono fin troppi e che sono una zavorra alle finanze ed alla competitività del nostro amato Paese, credo proprio che esiste il concreto rischio che entrambi i contendenti abbiano ragione come entrambi torto.
    Spero che in Italia si inauguri (ripeto la nostra non è una scelta di colore politico) una stagione di vere riforme partendo da quelle che sembrerebbero le più piccole e poi si scopre che sono pure bipartisan e tanto piccole non sono.
    dottor Orazio MELITA
    Ufficiale giudiziario
    U.N.E.P. Grammichele

  • Di (---.---.---.16) 14 maggio 2010 10:26

    Queste elemosine che, tra l’altro vorrebbero eleiminare, se le potrebbero tenere oppure metterle al posto degli aumenti favolosi dei politici. E’ ora di finirla; se c’è crisi questa deve valere per tutti. Prendessero esempio dai parlamentari britannici che si taglieranno il 15 % della busta paga. L’Italia fà solo schifo

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