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Freccia del Mare: sfiorata la tragedia

Freccia del Mare: sfiorata la tragedia

Sempre strapieno, a qualsiasi ora della giornata: studenti, lavoratori, extracomunitari, per la stragrande maggioranza rumeni, pendolari di ogni genere e tipo che tutti i giorni salgono e scendono, si accalcano e sgomitano sulla Freccia del Mare per raggiungere la scuola, il lavoro, il centro della città, per poi rientrare, pomeriggio, sera, a casa. Sono le ore 16.52 del 10 marzo, il trenino viaggia a velocità sostenuta tra le stazioni di Acilia e Ostia Antica, quando improvvisamente, senza nessun motivo apparente, le porte di tutti i vagoni del convoglio si spalancano e restano così aperte per tre, quattro secondi. Un’ondata fredda invade i vagoni.
 
I passeggeri, quelli seduti, restano impietriti. Quelli in piedi, in prossimità delle porte, sobbalzano d’istinto verso il centro del vagone. Lo spavento è grande, da lasciare senza parole! Nel vagone che fa da motrice, il MA.082, nel quale mi trovo a viaggiare, il brutto momento è passato così: nell’incredulità generale! Un grande sgomento e poco più. Tutti sono rimasti a bordo. Nessuno è stato catapultato fuori. Ma cosa sarà successo negli altri vagoni? Qualcuno sarà scivolato fuori dal treno? Qualcun altro si sarà fatto del male? Nessuna comunicazione. Nessun avviso. Tutto tace! E’ il silenzio.
 
Il treno procede - come se nulla fosse mai accaduto - nella sua corsa. I macchinisti, un uomo ed una donna, farfugliano qualcosa a quei passeggeri che atterriti si avvicinano per chiedere spiegazioni sull’accaduto: ma non si capisce un granché. Fortuna ha voluto che, nonostante l’orario di punta, nessuno fosse appoggiato a quelle porte maledette. Né la coppietta che si sbaciucchia tra una fermata e l’altra. Né il nigeriano con i suoi sacchi pieni di cianfrusaglie. Né la ragazza che approfitta del viaggio per sfogliare le ultime pagine dei compiti di storia. Né la signora di mezza età, cui nessuno cede mai il posto, che dopo una lunga giornata trascorsa fuori di casa ascolta un po’ di musica dal cellulare. Fortuna ha voluto che nessuno si fosse appoggiato a quelle porte. Uscendo dal treno leggo l’avviso: “E’ pericoloso appoggiarsi". Adesso capisco il perché.

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