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Chiavi dell’esecutivo nelle mani di Berlusconi, ma lui è persona "responsabile"

Piovono plebiscitarie le lodi sul Cav, che intanto studia un piano per raggirare le sentenze.

Se c'era, nella campagna elettorale per le consultazioni politiche di Febbraio, un punto del programma del Partito Democratico che non richiedeva particolari fantasie d'interpretazione e specifiche chiavi decriptatorie, quello era il pedissequeo "mai al governo con Berlusconi". Già, perchè da via del Nazareno e in giro per i baldacchini mobili di tutta Italia, Pierluigi Bersani, dopo aver giurato una confusa e rituale fedeltà al lavoro, dopo aver continuamente e abilmente glissato la linea "abolizione finanziamento pubblico ai partiti", rispolverava un vecchio tormentone di quella sinistra a metà tra catto-comunisti e democristiani di facile e neanchè tanto sentita conversione di facciata. Battere Berlusconi una volta per tutte, eliminarlo dalla scena politica e relegarlo nel cassetto come ricordo sbiadito di questi vent'anni incolore. Questo era il quadro sul quale il Pd avrebe voluto e dovuto porre le basi del nuovo esecutivo.

Ovviamente, come tutti sano, ciò non è accaduto. Lo stallo elettorale si è facilmente tradotto in una vittoria ad personam: quella di Silvio Berlusconi, rientrato in campo con l'unico scopo di passare impunito anche dai suoi ultimi e più impegnativi guai giudiziari, il processo Mediaset e il processo Ruby. Come lui stesso aveva fatto sapere una volta reso noto il secondo grado di giudizio del primo dei due, ma che a tutti è tacitamente sfuggito. E così il Cav, giorno dopo giorno ha incassato una vittoria dopo l'altra, con una sequenza inarrestabile.

Fallito il tentativo di Bersani di formare un governo con i Cinque Stelle, Berlusconi è stato il "real decision-maker" del retro bottega politico con cui il Partito Democratico è dovuto scendere a patti per eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Che guarda caso è il vecchio Presidente della Repubblica. Una figura che in fondo piace dalle parti di Arcore, essendo lo stesso Napolitano finito nell'occhio del ciclone della magistratura negli ultimi tempi, e che da tempo ignoto manca l'appuntamento per condannare chi da sampre attacca la magistratura, istituzione cardine di una Repubblica Democratica.

Ricapitolando: Berlusconi si è scelto il Presidente della Repubblica, ha dato via al governo delle larghe intese, come paventava già dalla sera del 25 Febbraio, si è scelto il Premier e la sua squadra di governo, visto che è improbabile che non nutra almeno una simpatia per il nipote del suo fido scudiere Gianni Letta, e che non sia contento dell'inserimento dei suoi in posti chiave, come Alfano al Viminale, Lupi e la combriccola di Cl alle infrasrutture, Nitto Palma alla commissione Giustizia. 

Adesso si è dato un altro obiettivo: inserire un decretino ovunque ci sia spazio per farlo rimanere al suo posto, vista la futuribile interdizione dai pubblici uffici, che comunque non arriverà mai. Tutto questo gioco gli ha permesso di conquistare consensi nei sondaggi, almeno fino alla batosta delle amministrative, dove ha perso dappertutto, e dove ha quindi ridimensionato di poco il suo potere di tenere sotto scacco il governo, libero com'era, ma come resta, di staccare la spina da un momento all'altro.

Ma qualcuno non la pensa così. La stampa nazionale si è subito espressa in maniera plebiscitaria sull'importanza delle larghe intese, scarabocchiando fantasiose analogie col passato, ricorrendo alla consultazione di libri di storia per citare il "compromesso storico" tra Berlinguer e Moro come metro di misura. Ma a qualcuno dev'essere sfuggito che il compromesso del 76 si giocava in tutt'altre condizioni. Allora il mondo era diviso in blocchi. Il presente parlava del colpo di stato in Cile ad opera del generale Pinochet su Allende. Si temeva il contraccolpo del terrorismo internazionale. Ora è tutto troppo diverso per abbozzare paragoni del genere. Ma poco importa.

Fossero stati i LiberoIl Giornale e gli Studio Aperto di turno a imbastire campagne mediatiche a favore del Cav ce lo saremmo ampiamente aspettati (un esempio è la paradossale ricostruzione del processo Ruby andata in onda su Canale 5). Di meno ci si potevano aspettare le parole di gustoso apprezzamento da parte proprio di quelli che, è uno spasso ricordarselo, volevano liberarsi di Berlusconi, ma che in fondo, a pensarci, si tengono in piedi proprio grazie a lui, come nel gioco delle due carte. Se cadesse Silvio cadrebbero anche loro.

E così Enrico Letta, Dario Franceschini, Stefano Fassina, tutto il quartier generale del Pd schierato a manifestare il proprio apprezzamento per le parole "responsabili" del vero traghettatore del governo, che nei giorni scorsi si è lasciato investire da un grande senso istituzionale e ha ordinato ai suoi falchi di non farlo cadere. Almeno per ora, fino a quando non si affronterà sul serio la questione "ineleggibilità" del Cav posta da Movimento Cinque Stelle e Sel.

Anche lo stesso Renzi non deve aver molto chiaro cosa significhi il concetto "la giustizia è uguale per tutti", affisso in ogni aula di tribunale. Il sindaco di Firenze si ostina a ripetere veltronicamente che il nemico va sconfitto politicamente, e non per via giudiziaria. Frase che vuol dire tutto e niente. La giustizia e la legge dovrebbero prescindere ogni cosa. Almeno in una democrazia liberale. Posto che l'Italia rientri in questa categoria. Perché oramai Berlusconi fa parte del nostro tessuto sociale. Non ci vergogniamo neanche più nel nominare parole come leggi ad personam, di ricordare che il Mastro Geppetto della politica Italiana possiede televisioni e giornali con cui somministrare a piccole gocce o a cavalloni marini quello che vuole, dando un calcio alla democrazia. Ma è forse questo il nodo dela vicenda. Berlusconi è colui che di più rappresenta le nostre abitudini, i nostri vizi, la nostra scarsa attenzione per la cosa pubblica. D'altronde, e neanche troppo infondo, ce lo meritiamo.

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.138) 25 giugno 2013 19:33

    Peccato possa darti solo un voto di approvazione . Di meglio non avrei saputo dire .
    Hai dipinto il quadro desolante di questo paese che non riesce a diventare "normale .
    Complimenti.

    • Di Luca Roberto (---.---.---.134) 28 giugno 2013 17:09

      Grazie Paolo. E’ un piacere vedere come il mio pensiero possa essere condiviso. Mi fa sentire meno sperduto e più fiducioso. Spero che la gente si svegli definitivamente da questo lurido torpore ventennale. E che non rimandi all’infinito l’occasione per porre fine al Berlusconismo, che ha dilaniato il nostro paese, a cominciare dalla cultura.

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