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Chi tocca i fili muore: si parla del giudice per non parlare della Giustizia

Prima Misiani, ora Esposito. Chi tocca il potere, muore. E così si continua a parlare del giudice, per non parlare della giustizia.

Sono giorni che non si parla d’altro nei tg, nei talk e sui giornali. Il ministro Cancellieri chiede di conoscere gli atti, il CSM apre un fascicolo contro il giudice Esposito. Ma che cosa ha detto mai questo giudice per meritare tutta questa attenzione mediatica, e gli attacchi forsennati della gente del PDL?

Il giudice ha ribadito un principio che dovrebbe essere noto a tutti, specie a quelli della destra che tante volte lo hanno invocato. Il giudice ha parlato in astratto, e senza alcun riferimento alla sentenza Mediaset, rispondendo ad una domanda che lo interrogava su un principio, e non sulla sentenza: c’è un principio giuridico per il quale si può condannare, in base al presupposto che l’imputato non poteva non sapere?

La risposta negativa di Esposito ha scatenato la bufera: "Non si condanna una persona in base al principio non poteva non sapere, ma in base a prove che assicurano che sapeva". Questa è la pietra dello scandalo, e per questa si è mobilitata, con un accanimento degno di miglior causa, tanta gente.

Ma si sa come vanno certe cose, una parlata confidenziale con un amico di vecchia data, l’accordo di pubblicare solo ciò che viene espressamente autorizzato, la violazione dell’accordo, ed ecco venir fuori le confidenze e non l’intervista autorizzata.

Diversa la versione del Mattino: l'a intervista pubblicata è stata autorizzata del magistrato. Organi competenti stabiliranno la verità dei fatti, e se il magistrato ha sbagliato, ne subirà le conseguenze. Ma non è questo il problema. Il problema è che mentre il Cavaliere subisce una condanna definitiva per evasione fiscale si fa un baccano d’inferno perche un magistrato, in una intervista enuncia un principio a garanzia del reo.

Mentre la gente attende la risoluzione dei suoi problemi economici e sociali, si perde tempo e danaro a trovare il pelo nell’uovo nelle parole del giudice Esposito.

Il problema è che gli attacchi violenti e minacciosi contro Esposito, la delegittimazione continua e incessante della magistratura con offese che sanno di eversione, le manifestazioni ieri contro il tribunale di Milano, oggi contro la cassazione diventano peccati veniali e l’intervista di Esposito un peccato mortale.

È la storia che si ripete. Ieri contro Misiani, il giudice dai calzini celesti, oggi contro Esposito, entrambi colpevoli di avere emanato una sentenza contro Berlusconi. Due storie che viaggiano sullo stesso binario: “Chi tocca i fili muore”.

Ma per il PDL ogni occasione è buona per attaccare la magistratura, e ogni occasione è buona per difendere un capo ormai indifendibile. E così la enunciazione di un principio, diventa anticipazione delle motivazioni di una sentenza, che ne intacca la validità e ripropone il problema del complotto contro Berlusconi.

Berlusconi è intoccabile e chi lo fa o si accinge a farlo, viene crocifisso.


Foto: Jon Worth/Flickr

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