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 Home page > Tribuna Libera > Caso Schettino: l’oblio del perdono

Caso Schettino: l’oblio del perdono

“Si può ben perdonare a un uomo di essere sciocco per un'ora, quando ci sono tanti che non smettono mai di esserlo nemmeno per un'ora in tutta la loro vita?”- diceva un tale di nome Francisco de Quevedo. Più facile a dirsi che a farsi... Come in ogni cosa umana del resto!

 Cogliamo al volo, se ci si offre l’ occasione, di mettere alla gogna qualcheduno. Il malcapitato di turno che ha avuto la grande sfortuna di commettere un errore che si è venuto a sapere. Perché sì: tutti ne commettiamo, chi più, chi meno gravi, nessuno è esente da cotanta specialità umana, eppure siamo sempre pronti a scagliare la prima pietra.

 
Non sarà, forse, perché scagliandola, ci sembra quasi di conquistare l’immunità? L’ essere accusatori è quasi una sorta di vaccinazione collettiva dal malanno umano del peccato: se accuso non potrò essere accusato,se colpisco non sarò colpito! E, dunque, tutti all’erta, tutti pronti a scrutare l’errore dell’altro, a puntare il dito, a non lasciargliela passare liscia... Ed è così che un misero comandante di nave da crociera si ritrova sul patibolo di un’opinione pubblica sempre più spietata, più intransigente e severamente fiscale in un giudizio che ha un che di UNIVERSALE. Quasi a raffigurare quel dito che ci sovrasta ogni volta che alziamo gli occhi al cielo, ogni volta che scrutiamo l’ alto della Cappella Sistina.
 
Forse che l’uomo vuol sempre più somigliare al Dio che, Unico e Solo, lo cacciò dal regno senza peccato del paradiso terrestre? Quasi che l’uomo voglia vendicarsi di quel disprezzo divino nei confronti di Adamo, reo, in fondo in fondo ,di aver morso una misera mela? Che può esser mai un misero morso nei confronti di una strage come quella della Concordia? E allora giù a condannare, a flagellare quel che resta di un uomo che era leader spavaldo. Che fu e non è più.
 
E non serve pensare che forse, dico forse, la colpa non sta tutta da una parte, che quel misero puntino perso su uno scoglio, di fronte al gigante che franava, avrà chiesto aiuto a chi più di lui poteva, a chi avrebbe dovuto, perlomeno, farlo ragionare. Che per un’ora intera, di fronte a quell’inferno, avrà cercato un’uscita “a riveder le stelle”… Ma, chi stava in alto, si lavò le mani e la coscienza come Pilato, perché ai superstiti sarebbe bastato uno Schettino qualunque da mettere sulla forca.
 
E se ci soffermassimo a pensare d’essere noi lo Schettino di turno? Ma è mai possibile che nessuno riesca a vestire i panni dell’altro? Che gli abiti altrui ci vadano sempre stretti?
 
Chi di noi ha provato anche solo per un attimo a pensare, a cercare di comprendere il groviglio di emozioni che hanno cavalcato le onde di quella mente confusa?
 
Basterebbe solo un attimo, un frammento dei nostri pensieri che si plasmasse nel cervello di quell’uomo per rendere plausibile un perdono. Un perdono qualunque. Per non privare di significato questo termine abominevole e spaventoso che tanta paura continua a farci.
 
Invece no! Non sia mai che il perdono possa lavare via ogni macchia. Come potremmo poi giustificare noi stessi nelle manchevolezze di ogni giorno?
 
Al contrario la rabbia, il disprezzo, la sedia elettrica sono la panacea d’ogni falla umana. Del resto solo Dio può condannare o perdonare!
 
Il tempo traccerà i suoi inevitabili percorsi, l’oblio che tutto annebbia ed ingrigisce farà il resto e con pochi euro e tante lacrime da coccodrillo chi era in alto conserverà la tribuna d’onore e chi, sulla platea dello scoglio, chiedeva un aiuto, sarà il lauto pasto per i leoni affamati.
 
E ancora una volta ognuno di noi si sentirà migliore, più pulito e senza macchia perché in testa conserverà l’ assurda idea d’essere un integerrimo De Falco.

I commenti più votati

  • Di (---.---.---.79) 5 febbraio 2012 18:26

    Purtroppo i vostri commenti mi confermano la superficialità delle conclusioni del popolo mediatico. Il senso profondo della mia riflessione è, e poi concludo , che così come non possiamo metterci nei panni dei familiari e concedere il perdono, nemmeno possiamo metterci in quelli del reo che ha commesso l’ errore. NOI possiamo solo imparare dagli errori fatti e MAI giudicare

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.204) 4 febbraio 2012 11:57

    chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra ... diceva, tanto tempo fa, un brav’uomo

  • Di Geri Steve (---.---.---.9) 4 febbraio 2012 13:25

    quell’uomo si riferiva alla pratica indecente di lapidare pubblicamente (cioe’ con l’attiva partecipazione di tutti i presenti) un donna perche’ adultera: non c’entra proprio niente con Schettino.

    Il fatto che Schettino non sia l’unico colpevole (basta pensare a chi gli ha affidato il comando di quella nave) non toglie proprio niente alla sua colpevolezza, alla sua vigliaccheria e alla sua mancanza di senso del dovere.

    Non vedo proprio perche’ su quest’argomento qualcuno debba tirare in ballo Dio e qualcun’altro Gesu’. Forse perche’ alcuni credenti non si sentono adeguati ad un vivere civile.

  • Di (---.---.---.119) 4 febbraio 2012 15:13

    Ma e’ sicuro che Schettino volesse scappare? perche’ farlo dopo che erano gia’ scesi 4000 persone pur sapendo che incorreva in un grave reato? come mai gli ufficiali accusati di vigliaccheria si trovavano insieme a lui? Non sarebbe piu’ semplice credere alla sua versione e a quella dei testimoni presenti? In quel momento (intorno alla mezzanotte) ci fu un violento scossone della nave, un’inclinazione che fece cascare molti oggetti dal lato opposto, fu gridato agli stessi passeggeri di buttarsi in acqua, la situazione era critica per tutti. Inoltre una giornalista della RAI da Grosseto in diretta TV fece cenno alla testimonianza di un marinaio che aveva messo a verbale che fu lui a spingere il comandante sul tetto della scialuppa, perche’ aveva visto il comandante esitare, poi dopo averlo spinto si butto’ anche lui. Schettino ha con se’ il cellulare e telefona a Ferrarini, gli dice di essere caduto dalla nave e chiede un elicottero. Ferrarini gli risponde che gli fara’ mandare l’elicottero da de Falco ed invece arrivera’ la famosa telefonata. Schettino non puo’ risalire sulla nave perche’ prima bisogna fare scendere i passeggeri. Verso le ore 02,00 arrivano due persone su una scialuppa a prelevarlo, e anziche’ portarlo sulla nave gli dicono di aver avuto un contrordine e lo portano a terra. Schettino e’ convinto che Ferrarini e De Falco gli abbiano fatto un bel servizio.

  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.107) 4 febbraio 2012 16:40
    Fabio Della Pergola

    Ma non scherziamo, per favore. Una specie di bullo ha fatto trenta morti. Fine del discorso.

  • Di paolo (---.---.---.209) 4 febbraio 2012 17:37

    Ci mancava anche la teorizzazione del "perdono" in chiave autopsicanalitica .
    "

    E se ci soffermassimo a pensare d’essere noi lo Schettino di turno? "
    Bene ci siamo soffermati e abbiamo concluso di non essere Schettino . Lei però ,cara articolista , è libera di ritenersi Schettina ,speriamo soltanto che non debba guidare neanche il trenino di Gardeland .

    Poi rilevo che malgrado i media abbiano sviscerato tutto ,perfino il ritrovamento degli oggetti personali della moldava nella cabina di Schettino (immagino come l’avrà presa la moglie) ,c’è ancora chi crede alla caduta dal ponte . E’ caduto ,in volo si è cambiato gli abiti ,ha preso il computer , ha raccolto i suoi secondi e dove sono finiti tutti ? nella scialuppa di salvataggio .
    Cose da pazzi.

    • Di (---.---.---.173) 5 febbraio 2012 04:23

      i media hanno sviscerato tutto???hahah..hanno sviscerato solo quel che faceva comodo per fare il mostro.come sempre.poi se capita che la realtà dimostra il contrario nessuno se ne sbatte nulla.beato te che non ti senti Schettino neanche per un attimo.non è così che ci si mette in discussione.ti auguro di non dover mai provarci davvero.

    • Di (---.---.---.69) 5 febbraio 2012 18:19

      Sono daccordo con te, Paolo e siamo in maggioranza. Per puntualizzare, i media hanno solo riferito la notizia ma a sviscerare tutto sono i sommozzatori della scentifica, ecc. , quindi noi ci basiamo su fatti veri, prove e testimonianze e non abbiamo fatto nessun mostro, quello é solo merito suo. Eh si! meno male che ci rimane la parola per poter esprimere la nostra indignazione.... La nostra "scrittrice" é schierata per il perdono a schiettino senza mettersi nei panni delle famiglie che hanno perso i loro cari... Speriamo che la legge non sia cosi’ leggera come la nostra scrittrice e tanti altri "schettino"....

    • Di (---.---.---.139) 7 febbraio 2012 11:36

      "Sono daccordo con te, Paolo e siamo in maggioranza." 


      Leggo una nota di incertezza nel commento, resa ben evidente dall’appello al principio di riprova sociale. Come se la maggioranza avesse ragione per principio. La risibilità dell’argomentazione sottolinea la debolezza della tesi.

      Faccio presente che qualsiasi cosa sia stata "sviscerata" e mostrata ai media quasi sicuramente non ha alcun valore probatorio, altrimenti sarebbe stata secretata come sempre avviene quando si fanno le indagini. Ho seri dubbi che la telefonata tra Schettino e De Falco sia stata resa disponibile ai media dagli inquirenti. Oddio, forse per i processi mediatici è molto utile.

      "non abbiamo fatto nessun mostro, quello é solo merito suo. Eh si! meno male che ci rimane la parola per poter esprimere la nostra indignazione"

      Finalmente qualcuno che non resiste al politically correct e chiama Schettino mostro. In fin dei conti qui non si discute la sua responsabilità ma il sacrosanto diritto all’odio del popolo del web. O meglio, si cerca di sottolinearne retoricamente le responsabilità in modo assolutamente superfluo, per giustificare l’uso di toni e termini che non sono indice di serenità personale, ma che proprio non si riesce a trattenere, devono sfogare. Prima o poi qualcuno comincerà a chiedersi il perché, cosa stia succedendo. Mala tempora currunt. 
  • Di (---.---.---.173) 5 febbraio 2012 04:16

    beati voi che non fate autocritica mai e state serenissimi finchè non tocca a voi.

  • Di (---.---.---.79) 5 febbraio 2012 05:12

    Non voleva essere il mio un elogio sterile al perdono come canto del cigno di un cattolico disperato, la mia era una semplice e modesta riflessione su questo dilagare eclatante di un sentimento di rabbia e accusa. L’ accusa dell’ opinione pubblica nei confronti di un uomo che ha commesso un enorme errore, accusa giustificata finchè rimane nei limiti, è però degenerata, attraverso il passaggio per i social network, in una banale caccia all’ untore, crudelmente inonica e disgustosa. Come io non posso mettermi in toto nei panni di chi , in questa tragedia ha perso qualcosa o qualcuno, nemmeno ho il POTERE di vestire i panni di chi questa tragedia ha causato per un eccesso di debolezza proprio di qualunque essere umano. O forse devo pensare che chi scrive sopra non abbia mai commesso errori nella propria vita? Se una qualche rabbia è giustificabile, lo è in capo solo a chi qualcosa ha perso, non spetta certo a noi puntare il dito.

  • Di (---.---.---.96) 5 febbraio 2012 05:43

    Diciamo che io non avrei parlato di perdono, ma di rispetto. Perché perdono spesso è confuso con impunità, mentre anche nel momento della punizione un essere umano merita rispetto. Lo merita proprio perché viene punito, lo merita perché la giustizia dovrebbe essere un sereno attribuire responsabilità e chiederne conto, non un rabbioso e catartico rito volto alla demolizione altrui.

    Infatti in tribunale non si userebbero mai toni e argomentazioni tipiche della piazza, non è un caso che la tortura non sia prevista dal nostro ordinamento. Società civile.

    In quest’ottica vedo molti collegamenti con la Maddalena. Schettino, forse qualcuno di voi lo dimentica, non è colpevole. E’ un reo confesso, allo stato dei fatti indagato. Le colpe le stabiliscono i giudici, come i PM i capi di accusa. Quindi non sta agli uomini comuni gettare pietre, perché se andassimo a scavare nel passato di ognuno di noi, avremmo tutti la nostra bella lapidazione subita o scampata per mera fortuna. 

    La giustizia non è vendetta, o moto di pancia, ma razionale applicazione di leggi. Perché ci sia una colpa ci deve essere un capo d’accusa, tecnico e codificato, e in questo caso c’è sicuramente e ci sarà sicuramente una condanna, ma forse dovremmo ricordarci che i processi li fanno magistrati e giuristi, in nome nostro, e noi dovremmo stare solo a guardare aspettando, fiduciosi nella giustizia, l’esito del procedimento.

    Che i media abbiano sviscerato tutto che importa? Ammesso che sia vero, i processi si fanno nelle aule di giustizia o in televisione? Virtualizzazione del diritto, nuova frontiera della tecnologia. Dopo anni di trasmissioni tipo Forum o Uomini e Donne, finalmente il popolino si sente giudice legittimo, perché lo dice la tv, e scavalca i poteri degli organi inquirenti. Finalmente nel senso che ci sono riusciti a rimbambirci sul serio, ce l’hanno fatta. Gaber direbbe "lo avevo detto io". 


    Avrei una proposta per risolvere la crisi in cui versa la giustizia: facciamo fare i processi a Maria De Filippi, Santi Licheri e la D’Eusanio. Una puntata una condanna, col pubblico in studio che mette i sassolini nei piatti della bilancia.

    Io non parlerei neanche di perdono, perché solo i parenti delle vittime hanno da perdonare, a me non è stato fatto niente, non ho dita da puntare. E soprattutto il perdono dovrebbe essere uno scatto mentale personale, da non pretendere assolutamente, che ha dei tempi propri quando avviene, insindacabili. E che invece spesso viene preteso nelle vittime o parenti, in nome di un’etica perdonista che spesso si associa alla punibilità. Il perdono non è legato alle condanne, ma alla ricerca di una serenità personale e come tale non può essere imposto o richiesto.

    Chissà quanti Schettino ci sono tra quelli che gli puntano il dito contro, tra i fan di De Falco. Considerando i meccanismi psicologici alla base della catarsi, è lecito pensare che i più accesi accusatori disprezzino proprio ciò che non ammettono in se stessi, per la teoria dello specchio.

    • Di Geri Steve (---.---.---.213) 5 febbraio 2012 12:38

      un "reo confesso" ????

      un comandante di una nave che invece di dare l’ordine di evacuazione, e dirigerla fino all’ultimo sbarco come suo imprescindibile dovere, nasconde la situazione e scappa via con i suoi ufficiali, e che poi ci racconta perfino che lui sarebbe caduto per sbaglio su una scialuppa sarebbe un "reo confesso"?

      E poi lei parla di rispetto??  
      E’ lei che con le sue tesi non ha rispetto per l’intelligenza degli altri.

  • Di (---.---.---.79) 5 febbraio 2012 06:59

    Concordo pienamente con la sua precisazione e rettifico il senso che impropriamente ho sembrato dare al termine perdono. Come ha puntualizzato un grande uomo e studioso, di cui mi pregio essere anche amica "  Uno, duemila anni fa, e’ salito sulla croce da innocente assoluto, per insegnarci a fare di ogni nostro errore o peccato, un’occasione per non sbagliare piu".. l’ errore di Schettino se finisce per suscitare solo semplice rabbia ed indignazione non è servito a nulla. Non sta alla massa perdonare oppure no, non ci compete..nostro unico dovere è trarre insegnamento dalla vicenda perchè non si permetta più di commettere altri simili errori.

    La ringrazio profondamente della puntualizzazione. Ad maiora
  • Di (---.---.---.238) 5 febbraio 2012 15:23

    @Geri,

    Invece di chiosare con battutine ad effetto, è possibile sapere in che termini le parole "reo confesso" non sono idonee a rappresentare la condizione di chi, ancora nello status di indagato perché il processo deve ancora iniziare, ha ammesso le proprie responsabilità invece di dichiararsi innocente?

    Io parlo di rispetto e rispetto l’intelligenza di chi mi legge operando una scelta lessicale che ha un significato preciso e a mio avviso adeguato a spiegare lo stato dei fatti per come vengono filtrati dagli uffici stampa. Se Lei ha dei dubbi a riguardo, invece di buttarla sulla delegittimazione personale (questa sì priva di rispetto), può spiegare perché tale definizione non è adeguata ma addirittura offensiva del quoziente intellettivo altrui? Grazie.

    Reo che vuol dire, confesso che significa? Che è innocente o che si proclama innocente?! Forse io e Lei parliamo due lingue diverse, la spiegazione deve essere questa. Cercherò comunque di portarLe il rispetto dovuto e non citarLe definizioni da dizionario, a cui però la rimando.

    Nel caso in cui mi sbagliassi e Schettino non è un indagato ma è già stato dichiarato colpevole a seguito di pronunciamento giudiziario, forse per direttissima (quindi il procedimento di primo grado è già concluso, mentre a me risulta ancora in fase indagine), può gentilmente linkarmi la sentenza in originale o qualche articolo che ne parli diffusamente? La notizia in effetti potrebbe essermi sfuggita, Le sarei molto grato.
    • Di Geri Steve (---.---.---.83) 6 febbraio 2012 13:35

      AUFFA !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

      non ho voglia di perderci ancora tempo : l’anonimo xxx.xxx.xxx.238 si guardi il codice della navigazione (abbandono del comando, abbandono del posto...) e si trovi i reati , si guardi il vocabolario e si trovi il significato di "confesso" e poi la faccia finita.

    • Di (---.---.---.146) 7 febbraio 2012 11:05

      "AUFFA !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

      non ho voglia di perderci ancora tempo : l’anonimo xxx.xxx.xxx.238 si guardi il codice della navigazione (abbandono del comando, abbandono del posto...) e si trovi i reati , si guardi il vocabolario e si trovi il significato di "confesso" e poi la faccia finita."

      --------

      E quindi? L’esistenza dei capi d’imputazione da Lei citati in modo anche abbastanza impreciso (abbandono del comando, abbandono del posto,,,) rende forse Schettino qualcosa di più di un semplice indagato in questa fase? Sono per caso in contrasto con l’art. 27 della costituzione? Lei si sta arrampicando sugli specchi, Geri. Il codice di navigazione esiste proprio perché si prevede la necessità di un processo, invece di anticiparne le conclusioni, anche nel caso siano ovvie. Se funzionasse come veicola Lei, invece di perdere il tempo a codificare il codice di navigazione, o di costringere altri a studiarlo e applicarlo, si prenderebbe il marrano, lo si legherebbe e benderebbe, una passeggiata sulla passerella, un bel tuffo e buon appetito agli squali. Non funziona così.

      Sinceramente mi chiedo cosa Le smuova dentro questa vicenda e perché si sbracci tanto, pur mostrandosi retoricamente annoiato, per dimostrare la liceità di una parola che per il nostro ordinamento, non contraddetto dal codice di navigazione che tanto le piace citare, Lei non può ancora usare. Cosa le cambia il poter gridare a squarciagola che "Schettino è colpevole!"? La fa sentire megliore, le cambia la giornata in qualche modo?

      Guardi che io per primo reputo estremamente verosimile che Schettino riceverà una condanna, per non dire certo. Ma a differenza sua mi rendo conto dell’utilità dell’azione inquirente e giudicante e aspetto serenamente che la giustizia faccia il suo corso, senza agitare pendagli da forca, per il semplice motivo che non è proprio necessario. Schettino la sua bella condanna se la beccherà tutta, al di là dei suoi commenti e dei miei, che sono tanto ininfluenti quanto inutili. Se si guardasse un attimo dall’esterno, si renderebbe conto quanto questa discussione sia ridicola: c’è un indagato, c’è un pm, c’è la magistratura. Faranno tutto loro, che le piaccia o no.

      In ogni caso mi congratulo con l’autrice dell’articolo, che a mio avviso sbaglia a svilire l’esito del suo intervento. Più di 28 commenti al momento, molti dei quali dimostrano esattamente la sua tesi: è stata in grado di inserire una discussione controversa scritta in modo che non risultasse una sterile provocazione che si perde nella noia della rete, ma che ha invece innescato un dibattito. Che i toni siano accesi è una diretta conseguenza del tema trattato, abbastanza indigesto. Sta di fatto che è un articolo "vitale". Ben venga.

  • Di Geri Steve (---.---.---.86) 5 febbraio 2012 15:59

    Ho poca voglia di perdere tempo a rispondere ad un anonimo che mi sembra faccia finta di non capire, ma faccio ancora quest’ultimo sforzo:
    vigliaccheria a parte, per cui giustamente la stampa di tutto il mondo lo chiama "capitan codardo", Schettino e’ reo di aver abbandonato la sua nave di cui avrebbe dovuto mantenere il comando fino a che non fosse stata abbandonata da tutti i passeggeri e da tutto l’equipaggio. 

    Non solo ha fatto questa vigliaccata, ma per giunta, invece di ammettere (=confessare) il suo reato, ci ha pure raccontato la panzana di essere caduto nella scialuppa. Quindi e’ reo, ma tutt’altro che confesso.

    La cosa era chiarissima e quindi la mia precisazione del tutto superflua. L’ho fatta lo stesso volendo prendere per sincera la sua domanda.

  • Di paolo (---.---.---.89) 5 febbraio 2012 18:07

    Questa vicenda caro amico che segue i processi di Maria De Filippi , ha già espresso una verità inoppugnabile ,ovverossia che Schettino con grande senso di irresponsabilità ,per fatti ,questi si che devono ancora essere pienamente accertati , ha portato la nave a schiantarsi sugli scogli con tutto ciò che ne è seguito e che ha fatto inorridire il mondo .

    Il buonismo peloso pertanto è fuori luogo ,cosi’ come , cara articolista , lo è il perdono che non è una categoria giuridica ma attiene alla sfera personale . Anche la comprensione per l’errore umano in questo caso non può essere applicata visto l’ignobile comportamento successivo tenuto da Schettino .
    Quindi il processo dovrà servire a confermare le gravi colpe del "comandante" e le eventuali responsabilità di terzi nella gestione dell’intera vicenda.
    Essere garantisti non significa fare come le tre scimmiette.

     

  • Di (---.---.---.79) 5 febbraio 2012 18:26

    Purtroppo i vostri commenti mi confermano la superficialità delle conclusioni del popolo mediatico. Il senso profondo della mia riflessione è, e poi concludo , che così come non possiamo metterci nei panni dei familiari e concedere il perdono, nemmeno possiamo metterci in quelli del reo che ha commesso l’ errore. NOI possiamo solo imparare dagli errori fatti e MAI giudicare

  • Di paolo (---.---.---.150) 5 febbraio 2012 23:01

    " i vostri commenti mi confermano la superficialità delle conclusioni del popolo mediatico "
     Il popolo mediatico ? E tu chi sei?
    Ti suggerisco di scendere dalla nuvoletta e ricordati che la capacità di giudizio è una virtù e non un difetto ,ovviamente c’è chi la possiede e chi no . Tu mi sembri della seconda categoria , altrimenti non ti esprimeresti con i luoghi comuni tipici del più stucchevole qualunquismo .
    ciao

  • Di (---.---.---.246) 6 febbraio 2012 04:46

    @Geri

    Credo che per spiegare perché il termine "reo confesso" sia offensivo per il quoziente intellettivo altrui non sia necessario darmi dell’ "anonimo che fa finta di non capire"

    o sbaglio? Poi prosegue con:

    "vigliaccheria a parte, per cui giustamente la stampa di tutto il mondo lo chiama "capitan codardo", Schettino e’ reo di aver abbandonato la sua nave di cui avrebbe dovuto mantenere il comando fino a che non fosse stata abbandonata da tutti i passeggeri e da tutto l’equipaggio."

    Perché reo confesso va in contrasto con questa affermazione? Significa forse innocente?

     

    "Non solo ha fatto questa vigliaccata, ma per giunta, invece di ammettere (=confessare) il suo reato, ci ha pure raccontato la panzana di essere caduto nella scialuppa. Quindi e’ reo, ma tutt’altro che confesso."

    Mi risulta, per aver letto l’ordinanza del GIP e il relativo interrogatorio di garanzia, che di fatto Schettino abbia ammesso di aver pianificato la rotta scellerata, di aver fatto una leggerezza che ha portato all’urto del quale si assume la responsabilità piena, di non essere stato sulla nave mentre parte dei soccorsi erano in atto, ma su uno scoglio. Siamo ancora alla fase dell’interrogatorio di garanzia davanti ad un GIP, si suppone che le dinamiche corrette dell’incidente vengano fuori nel corso del processo, anche dall’esame della scatola nera, altrimenti che lo facciamo a fare questo processo? Per caso Schettino ha affermato di essere innocente? Se vuole Le linko entrambi i documenti, sono reperibili in rete, non ho problemi.

    "La cosa era chiarissima e quindi la mia precisazione del tutto superflua. L’ho fatta lo stesso volendo prendere per sincera la sua domanda."

    E’ talmente chiarissima che ci faranno su un processo, invece di condannarlo seduta stante come ha fatto la tv. C’è qualcuno che verrà pagato per accusare, altri per difendere, altri per analizzare le prove, altri per riempire scartoffie burocratiche, altri dovranno andare a testimoniare, poi ci saranno vari giudici che dovranno esprimersi e stabilire con più sentenze come sono andati i fatti e le colpe. Che si fa a fare tutto questo se è chiarissimo e superfluo? 

    L’unica cosa chiarissima e superflua è che Schettino subirà di sicuro una condanna, perché ha ammesso le sue responsabilità, al di là del fatto che sono oggettive, ma il senso è che lui per primo non le ha fuggite. Quindi è tecnicamente un reo confesso.

    Poi per il resto, La invito a leggere l’art. 27 della costituzione e chiedersi perché chi si macchia di un reato e si dichiara responsabile di esso sin dall’inizio si chiama indagato in fase indagine, imputato in fase processuale e solo al momento della sentenza viene definito colpevole o innocente. Questo anche se si è dichiarato responsabile dei fatti fin dal primo momento. E l’art. 27 le spiegherà perché non si può definire colpevole, come da lei fatto, un imputato prima che si arrivi a sentenza, perché colpevole è un termine che non significa cattivone o brutto cattivo nel nostro ordinamento, ma ben altro. 

    Forse ragionando su certi cavilli linguistici che non sono miei ma dell’ordinamento italiano, capirà la differenza tra processi mediatici e giuridici, tra i capi di imputazione ipotizzati e l’accertamento degli stessi. Se lei vive in Italia, ma ovviamente in TVlandia sono passaggi inutili: se lo dice il tg uno è colpevole e fare processi è inutile, solo uno spreco di denaro. E se il tg (4) dice che qualcuno è innocente, anche in quel caso il processo è inutile, anzi un accanimento. E’ così che funziona. Si saltano le verifiche, si sa già tutto dall’inizio. I processi si svolgono solo perché i giudici sono una casta e guadagnano senza svolgere alcun servizio utile alla comunità, vero?

    • Di Geri Steve (---.---.---.83) 6 febbraio 2012 13:36

      AUFFA !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

      non ho voglia di perderci ancora tempo : l’anonimo xxx.xxx.xxx.238 si guardi il codice della navigazione (abbandono del comando, abbandono del posto...) e si trovi i reati , si guardi il vocabolario e si trovi il significato di "confesso" e poi la faccia finita.

  • Di (---.---.---.79) 6 febbraio 2012 05:15

    @Paolo. Non riesco a capire perchè non si possa discutere rispettando le opinioni altrui pur non condividendole, perchè si debba provocare o offendere chi la pensa semplicemente in maniera diversa. E’ una grossa sorpresa per me vedere come una mia semplice opinione abbia scatenato tanti commenti, mi riscopro provocatrice senza saperlo.Grazie a TUTTI, comunque, perchè nel bene e nel male mi avete insegnato qualcosa e ne sono uscita indubbiamente arricchita.

  • Di (---.---.---.39) 6 febbraio 2012 08:03

    @Anna Rita Micalef


    chiudo i miei interventi in questa discussione che poteva essere interessante ed è diventata purtroppo uno sterile accapigliarsi simile a certi salotti politici televisivi, invitandoLa a ricordare come quella rabbia da Lei giustamente sottolineata sia non solo sorda ma anche cieca.

    Andando oltre il caso Schettino, perché non se ne può più, e forse è anche necessario generalizzare per comprendere il senso del suo intervento, perché altrimenti si guarda il dito invece della luna... ecco mi permetto di invitarLa a riflettere sull’eco mediatica di altri fatti di cronaca, tipo l’omicidio Scazzi.
    Non ho seguito la vicenda in tutte le sue sfumature, perché un certo tipo di cronaca nera ormai mi dà alla nausea per come condotta, ma mi sembra di ricordare che all’inizio si cercava un mostro estraneo alla famiglia. E giù il web a sputare veleno contro questo presunto mostro. Poi lo zio si dichiara colpevole, ed ecco che il veleno cambia bersaglio. Poi si scopre che forse non è stato lo zio, ma la cugina e forse anche la zia, ed ecco che quel veleno cambia ancora direzione e non c’è alcun ripensamento, in chi lo ha manifestato, sul fatto di aver accusato e inveito contro chi non era stato il responsabile (lo zio). Il veleno si sposta e basta, cambia bersaglio, ma nessuno si mette in discussione e si rende conto di aver accusato fino a quel momento una persona che pare fosse invece innocente. Una piccola svista personale, una minuzia degna della migliore autoindulgenza, rispetto all’orrore che il mostro ha creato.
    Parliamo dell’omicidio Scazzi, ma lo stesso ragionamento si potrebbe fare per tutti i casi di cronaca nera recenti. La ricerca del responsabile è sempre accompagnata dall’odio, e anche quando sbaglia bersaglio, ci si concentra sempre sul nuovo mostro e mai sulla pietas per aver incolpato qualcuno ingiustamente fino a quel momento. Quante volte è capitato di leggere di linciaggi verso extracomunitari inizialmente accusati di delitti, e poi si scopre che non c’entravano niente. Chi li ripagherà? Non di certo chi odia, perché sono tutti occupati ad odiare il nuovo bersaglio, non hanno fatto niente di male ad accusare un innocente.

    Credo che sia superfluo perché immagino di aver inteso il senso del suo intervento, ma mi permetto di ricordare la differenza tra simpatia ed empatia. Il modo in cui ormai il popolino televisivo vive i fatti di cronaca è simpatetico: ci si immedesima e ci si comporta come se il reato fosse stato fatto a noi e quindi ogni nostra reazione sia lecita, dimenticandosi così che si manca di rispetto in primis alle vere vittime, che sono le sole ad aver realmente subito il danno. Ci si appropria del loro dolore, invece di rispettare distanze che ci sono, che sono reali, perché è facile infervorarsi, ma poi quelle si ritrovano con la vita rovinata, a noi spettatori basta girare pagina del giornale e niente è cambiato, a parte aver avuto diritto all’ora d’odio quotidiano.

    Forse dovremmo recuperare la dimensione empatica, quella di avvertire, ascoltare, ma mantenendo la giusta distanza, perché certe cose non sono capitate a noi e la solidarietà e la vicinanza con le vittime non si riassume nel linciare i colpevoli. Troppe volte ci si preoccupa del secondo aspetto, mentre le vittime restano sole, abbandonate. Forse perché è più facile odiare che essere vicini.

    La ringrazio della discussione, era interessante. Peccato.
  • Di (---.---.---.79) 6 febbraio 2012 08:26

    Lei, egregio signore, ha nel dettaglio inteso il senso di tutto il mio discorso e se solo una persona lo ha fatto vuol dire che il mio sforzo di comunicare non è stato vano. Peccato davvero..sarebbe stato un arricchimento potermi confrontare con Lei ed altri che , seppur pensandola diversamente, avrebbero potuto arrecare contributi costruttivi alla discussione. Spero di ripetere questo confronto per altri temi..l’ ultimo dei quali ha suscitato la mia attenzione..la sentenza sulle pene alternative allo stupro di gruppo. Quale orrore!!!! oscuramento delle bacheche su fb, proteste da ogni dove..anche se poi la motivazione della sentenza non è stata nemmeno depositata e la massima non si è letta per intero. Ma questo è un altro argomento. Alla prossima.Grazie

  • Di paolo (---.---.---.27) 6 febbraio 2012 10:28

    Cara articolista ,nessuna intenzione di offendere ,se lei si ritiene offesa mi dispiace ma non riesco a capire dove sia l’offesa , a meno che il dissentire su un blog di libera discussione sia di per se un’offesa .
    Lei ci ha invitato ad essere tutti un po’ Schettino (almeno questo mi è sembrato il senso dell’articolo) ed io ho girato a lei l’invito con la speranza che non debba mai condurre un mezzo pubblico perché,in tal caso, è richiesto un senso di responsabilità assoluto . Capito Anna Rita ,assoluto ,perché ne va della vita delle persone .

    Il paragone mediatico con l’omicidio Scazzi non c’entra nulla ,qui le responsabilità primarie sono evidenti e tutto l’intervento di xxx.246 è fuori luogo perché non è in discussione l’iter processuale ,che dovrà ovviamente fare il suo corso per definire le responsabilità circostanziali , ma la capacità di formarsi una libera opinione che non deve essere stigmatizzata , come ha fatto l’articolista , come "eco mediatico " o "guardare il dito invece della luna" , che non mi sembrano gli inviti al dialogo sereno che la medesima cerca.Qui di mediadipendenti e superficialotti ,e parlo anche per Geri, non ce ne stanno ,ci sono persone di comprovata capacità di discernimento che hanno una opinione diversa .Punto.

    A xxx.246 voglio puntualizzare che se si passa a 150 Km/h con il semaforo rosso e si ammazza un pedone ,non c’è bisogno di attendere un processo per stabilire che quell’automobilista è un disgraziato , semmai il processo dovrà definirne la sanzione , purtroppo,quasi sempre in questo paese ,largamente al di sotto della giustizia proprio grazie al diffuso "perdonismo" e allo scarso senso di responsabilità personale di cui è intrisa nostra cultura . E’ attualità sotto gli occhi di tutti ,nostri politici in primis .

    Saluto Anna Rita con la massima cordialità , cosi’ come tutti gli altri intervenuti e chiudo .

  • Di (---.---.---.79) 6 febbraio 2012 10:43

     gentile signore, nessuna offesa, per carità. Ricambio i saluti e La ringrazio per l’ attenzione concessami. Ci tengo a sottolineare che del senso di responsabilità ho fatto il pilastro della mia vita. Spero di ritornare a confrontarmi anche con Lei.Cordiali Saluti

  • Di (---.---.---.176) 6 febbraio 2012 11:16

    "Il paragone mediatico con l’omicidio Scazzi non c’entra nulla ,qui le responsabilità primarie sono evidenti e tutto l’intervento di xxx.246 è fuori luogo perché non è in discussione l’iter processuale" 

    Già, immagino che quando lo Zio Misseri s’era autoaccusato di un delitto da lui non compiuto, nessuno parlava di responsabilità primarie evidenti e tutti stavano lì ad odiarlo per prove indiziarie. Quel caso è sintomatico perché è l’esempio lampante di come tutto ciò che viene dato per certo dai media, addirittura con una confessione del sedicente mostro, non possa rivelarsi falso un giorno dopo. E cosa succede il giorno dopo? Forse qualcuno si interroga su come sia stato sciocco inveire sul presunto colpevole che poi si scopre che è comunque responsabile, ma per altre cose? No, nessuno se lo chiede, si continua ad odiare. Stavolta la cugina e la zia, così, senza la minima riflessione su cosa significhi quell’odio cieco e su quanto sia manipolabile o indirizzabile a piacere dai media.

    Non c’è nessuna differenza col caso in esame perché allo stato dei fatti Schettino è responsabile del macello da lui combinato, così come lo era (per percezione poi rivelatasi erronea) lo Zio Misseri che si era addirittura autoaccusato di un delitto. Che c’era da mettere in dubbio all’epoca? La sua, Paolo, è dietrologia. Lei ragiona con la consapevolezza attuale di una parziale innocenza di Misseri, e quindi di una svista mediatica, e la traspone al passato, come se nel passato vi fossero stati dubbi. C’erano le stesse certezze di oggi, solo che nel caso della Concordia difficilmente (per fortuna) Schettino riuscirà a rimangiarsi responsabilità. Lei, Paolo, continua a non capire che in questa discussione non si parla di Schettino, della sua responsabilità che nessuno mette in dubbio, ma del pubblico plaudente. Che il feedback del caso Schettino è solo l’ultimo esempio di un comportamento sistematico di anni ed è quello che si stigmatizza. Nessuno mette in dubbio la dinamica del caso Concordia, ma si ragiona sulle reazioni esagerate ed esasperate che genera.

    Reazioni indotte ad arte, perché se Lei, Paolo, si premurasse di ragionare sulle parole scritte, invece di limitarsi ad una insensata accusa nei riguardi di Schettino (insensata quanto inutile perché verrà condannato anche se Lei lo difendesse), si renderebbe conto che l’ora d’odio a cui ci stiamo abituando non è altro che l’attuazione pratica di 1984 di Orwell. Che il cambiamento del modo di riportare i fatti di cronaca non fa altro che sobillare questo odio, questa mancanza di razionalità, questo anticipare i fatti prima che vengano accertati, perché così si controllano le persone. Basta anticipare in un modo o nell’altro in tv e il pubblico bove segue. Non è la sua opinione che contesto, Paolo: che ne lei abbia una diversa dalla mia non mi cambia la vita, anzi lo trovo sacrosanto. E’ il meccanismo che induce a certe reazioni, che a mio avviso non sono spontanee ma volute, che cerco di analizzare.

    "A xxx.246 voglio puntualizzare che se si passa a 150 Km/h con il semaforo rosso e si ammazza un pedone ,non c’è bisogno di attendere un processo per stabilire che quell’automobilista è un disgraziato , semmai il processo dovrà definirne la sanzione"

    Ma disgraziato ci sta tutto, benché sia poco rispettoso. Colpevole è un altro paio di maniche e non devo spiegarglielo io, è scritto nella costituzione che sicuramente conosce. E se fa bene attenzione, nessuno dei giornalisti o pseudo opinionisti che girano in tv si permetterà mai di definire Schettino colpevole in questa fase, perché rischierebbe una richiesta di risarcimento che Schettino, pur responsabile (o disgraziato come preferisce lei), quasi sicuramente vedrebbe accolta. Se si parlasse di querela forse no, perché si entrerebbe nel merito dei fatti e forse, a condanna di Schettino avvenuta, l’opinione dello pseudoopinionista risulterebbe legittima. Ma se Schettino inoltrasse una richiesta di risarcimento in sede civile, forse riuscirebbe a spuntarla.

    Le parole sono importanti, sono armi.

    " purtroppo,quasi sempre in questo paese ,largamente al di sotto della giustizia proprio grazie al diffuso "perdonismo" e allo scarso senso di responsabilità personale di cui è intrisa nostra cultura . E’ attualità sotto gli occhi di tutti ,nostri politici in primis ."

    Ma di quale perdonismo parla, dove lo vede? Lo spieghi a chi ha scritto la costituzione che aspettare una sentenza definitiva per dichiarare qualcuno colpevole è perdonismo. Per altri potrebbe essere la differenza tra processi sommari o razionali. Nessuno vieta però di farsi un’opinione e considerare qualcuno responsabile, specie se si autoaccusa.

  • Di (---.---.---.206) 11 febbraio 2012 16:38

    vorrei sapere da lei grande UOMO SE CI FOSSE STATA SUA MADRE SU QUELLA NAVE COSA AVREBBE SCRITTO DEL SIGNOR SCHETTINO??????

  • Di (---.---.---.108) 11 febbraio 2012 18:38

    Mia madre non c’era, a me è ben chiaro e quindi io non ho niente da scrivere. Io ne sono consapevole e non ho alcuna intenzione di rubare la scena alle vere vittime, perché io per mia fortuna non ho avuto alcun lutto. Mi sentirei tra il ridicolo e l’importuno, nel caso. Vede, caro anonimo, a Lei delle vittime frega poco. Lei si indigna, come tutti gli altri, perché... "e se fosse capitato a me?" Lei ha paura per sé, in pratica sta usando il dolore altrui per sentirsi in diritto di comportarsi come se fosse capitato a lei. E’ un ragionamento tipico dei meccanismi proiettivi.


    Invece non è capitato a Lei, e forse bisognerebbe ritrovare il senso del ridicolo e non agire come quelle persone che vanno ai funerali e da perfetti estranei del caro defunto si fan venire malori che neanche i parenti stretti. Così che alla fine chi ha subito un lutto si deve anche preoccupare per loro.

    Per caso c’era sua madre sulla Concordia? Perché sbraita tanto?
  • Di (---.---.---.22) 7 giugno 2012 23:38

    SPERO CHE A SCHETTINO GLI DANNO ANCHE LA MEDAGLIA AL VALORE DELLA MARINA CIVILE!!! COME SI SUOL DIRE.... CHI UCCIDE UNA PERSONA È UN ASSASSINO CHI NE UCCIDE DI PIU’ È UN EROE!!

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