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Caso Regeni dopo 1000 giorni e 3 governi, Fico: stop a rapporti con l’Egitto

Abbracci, sorrisi, strette di mano, e le solite immancabili frasi, di rito, sterili, fumose ed inconciliabili con l'animo e lo spirito vero che caratterizza il doloroso cammino per la verità per Giulio Regeni. Nonostante le menzogne,i depistaggi, passando anche dall'omicidio che ha interessato un gruppo di cinque ragazzi, accusati di essere i rapitori di Giulio, quando non lo furono, con il sistema di potere che sorregge l'Egitto l'Italia a livello politico ha ceduto.

Dopo il ritorno dell'ambasciatore avvenuto, come si legge sul sito della Farnesina, in virtù della collaborazione sussistente a livello giudiziario tra i due Paesi,si è avviato un processo di normalizzazione, come se niente fosse accaduto. Nessun passo di cooperazione giudiziaria importante vi è stato, e l'ambasciatore, solo per questo sarebbe dovuto ritornare a Roma.

Ma richiamato da chi? Da chi ha ricevuto il capo egiziano a Palermo con tutti gli onori?L'iniziativa intrapresa dalla Camera dei Deputati, isolata nel contesto politico istituzionale al momento, è stata importante.

Con grande rammarico annuncio ufficialmente che la Camera dei deputati sospenderà ogni tipo di relazione diplomatica con il Parlamento egiziano, fino a quando non ci sarà una svolta vera nelle indagini e l'avvio di un processo sul sequestro, la tortura e l'uccisione di Giulio Regeni.

Queste le parole del Presidente della Camera. L'Europa in tutto ciò non si sa dove sia finita, l'Inghilterra, pure, visto che Giulio si trovava in Egitto per conto dell'università inglese e quel Paese avrebbe gli stessi diritti ed interessi dell'Italia ad adoperarsi perchè sia fatta giustizia con forza.

Si è ora ad un punto di svolta. Si indagano alcuni uomini espressione degli apparati funzionali al mantenimento dello stato di potere di chi oggi è al governo nella terra delle piramidi. Atto autonomo ed indipendente della magistratura italiana che segna la fine di quella diplomazia che non ha portato a niente. O meglio, a qualcosa ha portato. Ad incrementare gli affari, a politiche sull'immigrazione, ai soliti business che interessano diverse aziende piccole o grandi italiane che operano in Egitto. Ed ora l'Egitto userà la sua solita tattica. La ritorsione. In questi sono dei maestri. Ma indietro non si deve tornare.

Guai fermarsi. Guai cedere ai ricatti, alle paure che possano saltare accordi e affari. Perchè si mostrerebbe per l'ennesima volta tutta la debolezza dell'Italia e soprattutto l'inconsistenza dei diritti umani. Si è ora ad una svolta importante, in uno dei momenti chiave, forse tra i più difficili, che avrà delle ripercussioni anche in Italia e nelle relazioni internazionali. Mai come ora urge la pressione dell'Europa e dell'Inghilterra, che devono battere un colpo. Ne hanno il diritto ed il dovere. Da quel 25 gennaio 2016, da quando Giulio venne sequestrato, per essere ritrovato il suo corpo martoriato sulla sulla Desert road che dal Cairo porta ad Alessandria il 3 febbraio, il cammino della verità per Giulio non si è mai interrotto. Si è rinforzato. Continuando a mettere sotto i fari il sistema egiziano. In Egitto questo forse non se lo aspettavano. Pensavano che il tempo avrebbe avuto la meglio.

Marco Barone

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