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Campionato di Serie A, si ricomincia. Al via un torneo con sempre meno appeal

Finalmente si parte. Scongiurata una seconda giornata di “sciopero”da parte dei calciatori, la serie A riparte, tra l’altro senza che si sia raggiunta una vera intesa visto che si andrà avanti fino a giugno 2012 sulla base di un accordo-ponte, con la possibilità, quindi, di trovarsi di nuovo tra un anno nelle stesse condizioni.

Tra scandali-scommesse e scudetti ancora contestati, l’estate è stata caratterizzata da un mercato al risparmio, che da più parti si è cercato di sensazionalizzare con nomi improbabili, fantomatici Mister XY, giocatori spacciati per campioni senza che abbiano ancora dimostrato nulla di concreto, mentre la realtà è che dopo la fuga dei cervelli in Italia, è iniziata quella dei campioni, con i presidenti a nascondersi dietro lo scudo del fair play finanziario, quando invece la realtà dice che l’industria del calcio nostrana non funziona più come prima e i suoi dipendenti migliori trovano più allettante trasferirsi all’estero, alla concorrenza, sicuramente spinti da motivazioni economiche, ma senza trascurare quelle legate al prestigio e alle prospettive che l’ormai ex campionato più bello del mondo ha sempre maggiori difficoltà ad offrire.
Ora, finalmente si gioca e già questo è un progresso; resta da vedere come si giocherà, che campionato sarà qualitativamente parlando e che sapranno fare le squadre impegnate in Champions ed in Europa League, le due sedi dove ci si confronterà con le migliori degli altri campionati, dove il calcio italiano dovrà dimostrare che non è ancora alla frutta e dovrà provare a sovvertire pronostici contrari che sembrano già sentenze.
 
Non sarà facile, per niente. Una squadra, l’Udinese, è già fuori per mano della meno temibile delle concorrenti inglesi, l’Arsenal. Delle altre tre, due hanno il dovere di arrivare in modo onorevole alla seconda fase, soprattutto l’Inter a cui la sorte ha riservato un girone che definire abbordabile è poco; ma si sa, nessuno come l’Inter sa complicare ciò che è facile. Il Milan, pur inserito nello stesso girone del Barcellona, ha la qualificazione alla sua portata visto che le altre due avversarie, Bate Borisov e Viktoria Plzen, non hanno né il blasone né la rosa del team di Allegri. La terza partecipante italiana alla Champions, il Napoli, ha il girone più difficile (Bayern Monaco, Villarreal e Manchester City), ma ciò non toglie che possa farcela, perché la squadra è valida ed in un girone all’italiana, con due posti a disposizione per passare il turno, può giocare senza l’eccessiva ansia delle partite da dentro o fuori; inoltre, per nessuno sarà una passeggiata giocare a Napoli, considerando la bolgia che ci sarà al San Paolo e l’entusiasmo di una tifoseria, anzi di una città che la Champions l’aspetta da vent’anni.
 
Se le cose dovessero andar male le bordate di critiche da parte di chi non aspetta altro che il tonfo europeo delle squadre italiane sono già pronte e aspettano solo di poter essere liberate: per questo sarebbe ancora più bello smentire e zittire i critici, italiani e non.
 
Ritornando entro i confini nazionali, il campionato, pur orfano di diversi protagonisti della scorsa stagione - Sanchez ed Eto’o solo per fare due esempi - potrebbe dimostrarsi comunque avvincente e, come l’anno scorso, equilibrato fino alla fine.
 
Il Milan ha bene o male la stessa rosa della scorsa stagione e, in quanto campione in carica, merita il titolo di favorito. L’Inter ha iniziato un processo di rinnovamento ed un cambio nella politica economica che richiederanno tempo per poter dare frutti; allo stato attuale sembra un’opera incompleta, ma ciò non deve essere una scusa comoda per tirarsi fuori dalla lotta prematuramente: rimanere senza obiettivi raggiungibili già a marzo-aprile per due stagioni consecutive rappresenterebbe un pericoloso ritorno al passato.
 
Il Napoli è la squadra che ha fatto la campagna acquisti più consistente, insieme alla Lazio ed entrambe saranno ossi duri, più che nella passata stagione, senza dimenticare l’Udinese, che anche nello sfortunato preliminare di Champions ha dimostrato di giocare un ottimo calcio e di aver già metabolizzato le cessioni importanti con cui ha arricchito le proprie casse.
La Roma “americana”, che ha chiuso il mercato mettendo a segno colpi interessanti, potrebbe far bene, fermo restando che il problema Totti, uno che a Roma è sempre stato considerato un monumento e che ora non accetta di contare meno, il caso Borriello, poco gradito all’allenatore, che però lo ha impiegato in Europa League pregiudicandone l’appetibilità sul mercato, il malumore di De Rossi che non riesce ad accordarsi sul rinnovo contrattuale, non rendano impossibile il lavoro di Luis Enrique, il quale avrà anche allenato la seconda squadra del Barcellona, ma di sicuro è poco abituato alle tensioni di una piazza sensibile come quella romana.
 
La Juve della rivoluzione tattica targata Conte potrebbe essere la sorpresa della stagione; in positivo o in negativo è difficile prevederlo. Gli investimenti ci sono stati, se siano stati graditi dall’allenatore è una bella domanda.
 
Dietro a queste, troviamo un insieme di squadre che certamente non regalerà niente a nessuno (salvo, volendo essere un po’ maliziosi, nuovi casi legati alle scommesse) e renderà a tutti la vita difficile.
 
Ci siamo, ormai si aspetta solo il fischio d’inizio.

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