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Buonanotte ragione...

Riflessioni a freddo sul blitz americano in cui è morto Osama Bin Laden

«BIN LADEN DEAD»

Questo titolo campeggiava, enorme, sopra una faccia barbuta tristemente famosa, su tutte le prima pagine dei giornali, soprattutto inglesi e americani, del 2 maggio; in tutto il mondo la notizia rimbalzava da una bocca all’altra: Bin Laden è morto.

Il nemico numero uno degli USA, il capo di Al Qaeda, il terrorista più pericoloso del mondo è morto. No, però, non è semplicemente “morto”... è stato ucciso, una sfumatura piccola ma importante. Il leader del terrorismo fondamentalista islamico è stato ucciso, come ormai noto, in un blitz condotto dalle forze speciali americane nel suo compound pakistano.

«Tutto il blitz militare statunitense – assicura Leon Panetta – è stato seguito in diretta alla Casa Bianca». Tutto? No, alla fine Panetta lo ammette: ci sono stati venti minuti di black-out delle informazioni in cui alla Casa Bianca non si è visto niente. I venti minuti in cui Bin Laden è stato freddato.

Purtroppo (e penso sia inevitabile) dietro a queste operazioni nascono sempre misteri e dubbi, soprattutto di chi vede ovunque un complotto, ma, bisogna dirlo, una democrazia dovrebbe essere il più trasparente possibile ma di certo gli USA non hanno dato molte prove per contrastare l’ipotesi di una montatura... anzi...

Vediamo brevemente cosa accadde: inizia il blitz, i militari irrompono e con un colpo alla testa in pochi minuti uccidono Bin Laden, il tutto durante il black out alla Casa Bianca; a Washington arriva un messaggio in codice per confermare il successo dell’operazione; il corpo di Bin Laden viene “sepolto in mare” (un eufemismo per dire che l’hanno gettato nell’oceano); ancora a diversi giorni dal blitz il governo non fa circolare immagini dell’operazione o del cadavere (quelle in circolazione sono state dichiarate false).

Davanti a questi numerosi spazi bianchi mi sembrano anche giustificati i dubbi di molti, ma al di là del fondo di verità (o di fantasia) che ci può essere dietro a questi, emerge comunque chiaramente un bisogno forte: il bisogno, anzi il diritto alla verità.

Viviamo oggi in un mondo dove l’inganno è facile per tutti e per il potere ancor di più; basti pensare anche solo alla realtà virtuale di Facebook e alla facilità di creare identità false. Per il potere la mistificazione della realtà è ancora più facile, anche senza possedere direttamente un colosso televisivo, una casa editrice e alcuni giornali. Al potere basta sussurrare una notizia, vera o falsa che sia, fare le dovute pressioni ed ecco che la menzogna è costruita. Ecco, oggi il diritto alla verità è più minacciato che mai...

C’è però un’altra coincidenza che emerge dalla vicenda di Bin Laden, il coincidere del blitz con la campagna elettorale di Obama, la quale ha subito un’impennata di preferenze nei sondaggi. Ora, forse non sapremo mai con certezza se il capo di Al Qaeda è veramente morto (o esistito come sostengono alcuni internauti), però rimane il dato di fatto che questa morte è caduta giusta giusta all’interno del percorso politico del presidente Obama...

Accanto a tutte queste considerazioni sul blitz americano rimane però un po’ di ribrezzo provato leggendo un titolo di Repubblica.it del giorno dopo il fatto:

«La vittoria della democrazia»

All’inizio pensavo fosse il titolo di un articolo su un premio per la giustizia o la pace; e invece no, come temevo era il titolo di una serie di articoli su Bin Laden e la sua morte.

«La vittoria della democrazia»? Ma ci siamo completamente rimbecilliti? Dov’è la democrazia trionfante in questa vicenda? Io non vedo e proprio non ci riesco a vedere un briciolo di democrazia nello sparare in testa ad un uomo. È un assassinio. Niente di più.

Osama Bin Laden sarà stato anche il mandante dell’11 settembre, sarà stato anche il capo di Al Qaeda... ma questo è e rimarrà per sempre un assassinio, un atto di barbarie senza legge, senza “uguaglianza davanti alla legge” e senza “giusto processo”. Catturarlo, portarlo davanti a un tribunale e condannarlo: questa sarebbe stata democrazia.

E quando questo assassinio viene definito “democrazia” allora un dubbio è legittimo: fino a dove può arrivare il concetto di democrazia? Fino a dove si potrà sparare, assassinare impunemente, senza processo e senza difesa, sotto l’egida di un potere e definire questo “democrazia”?

Per concludere queste riflessioni a freddo infine vorrei riportarvi alla mente alcune immagini: la folla nelle strade e nelle piazze americane che canta l’inno nazionale, agita le “stars and stripes” e brucia le immagini di Bin Laden festeggiandone la morte...

Ecco, Che differenza c’è tra questi e coloro che in Pakistan bruciavano le immagini di Obama gridando alla vendetta? Ben poca, la bestialità dell’uomo, soddisfatta del sangue della vendetta, è uscita prepotentemente in quelle strade a festeggiare.

L’uomo è capace di pensare, per questo non è semplicemente un animale... e allora ricominciamo a pensare. Dobbiamo ritrovare il nostro essere democratici e umani, dobbiamo ritornare a uno stato di esseri dotati di ragione prima che del corpo. Perché, mi direte leggendo questo articolo? Perché ignorare l’istinto della vendetta? Perché dover ammettere di aver sbagliato nella gestione della punizione per Bin Laden?

Perché «il sonno della ragione genera mostri».

E di mostri ce ne sono già fin troppi.

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