Bergoglio: il Grande Inquisitore in mentite spoglie?
Una piccola, ma non trascurabile, annotazione sul nuovo Papa la dobbiamo proprio fare.
Ce lo autorizza il Vaticano stesso che ha pubblicato sul suo sito internet la biografia ufficiale di Jorge Mario Bergoglio, dove ci ricorda che «nel Concistoro del 21 febbraio 2001, Giovanni Paolo II lo crea cardinale, del titolo di san Roberto Bellarmino».
I titoli cardinalizi - ci spiega Wikipedia - sono chiese della diocesi di Roma il cui nome viene legato ad un cardinale al momento della sua creazione.
Che il cardinale Bergoglio sia legato in qualche modo a Roberto Bellarmino è una cosa irrilevante quindi? Forse, ma non possiamo fare a meno di notare che il qui nominato Bellarmino una sua nomea ce l’ha anche - e forse soprattutto - alle orecchie di un ateo conscio, convinto e consapevole come chi scrive.
Il Bellarmino, “del cui titolo” Bergoglio fu nominato cardinale, fu un teologo gesuita, santo e dottore della Chiesa, super-esperto antiriformista e autore di un esplicito trattato in più tomi contro le eresie, Disputationes de controversiis christianae fidei adversus hujus temporis haereticos. Ovviamente diventò uno dei massimi rappresentanti del Sant’Uffizio (oggi chiamata Congregazione per la dottrina della fede). Vale a dire della Santa Inquisizione romana.
In questa veste gli furono affidati i due casi più scottanti delle complesse vicende fra Chiesa e società civile della storia italiana, quelli di Giordano Bruno e di Galileo Galilei. Sappiamo come finirono: uno sul rogo e l’altro salvo solo per aver abiurato alle sue tesi scientifiche, in particolare sulla teoria eliocentrica (che era quella giusta).
Gli storici di parte cattolica difendono la memoria dell’inquisitore affermando che non poteva fare a meno di agire come agì e che si comportò amichevolmente con lo scienziato pisano così come tentò di far abiurare Giordano Bruno per potergli salvare la vita. Sterili tentativi di far risultare “grande” la figura di uno dei tanti responsabili della cultura oscurantista e sanguinaria della Chiesa.
A questo Grande Inquisitore rimanda il “titolo” con cui Bergoglio fu nominato cardinale da Papa Wojtyla. Un misterioso legame fra il Santo (gesuita e inquisitore) e il nuovo Papa (gesuita e finto francescano) che Wojtyla reputò di stabilire per motivi che a noi ovviamente sfuggono.
Ma definire Bergoglio “rivoluzionario” a questo punto suona davvero un po' strano.
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