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Attraversare lo Stretto: un inferno quotidiano

C’entrerà il Ponte sullo Stretto con i disagi che quotidianamente i pendolari di Reggio e Messina sono costretti ad affrontare? O l’arroganza mostrata da Bluvia (società del gruppo Trenitalia) nei confronti dei passeggeri è tipica di chi opera in regime di monopolio, per di più in un paese come il nostro dove i diritti dei consumatori sono calpestati un giorno sì e l’altro pure?
 
Le domande che si affollano nella testa del cronista sono tante. La realtà dice che attraversare il piccolo braccio di mare che divide Calabria e Sicilia è divenuto ogni giorno più difficoltoso per chi si deve recare da una sponda all’altra dello Stretto per lavoro o per studio.
 
La situazione è al collasso da tempo. Da quasi due anni, cioè da quella maledetta sera di gennaio 2007 quando una collisione tra un enorme cargo mercantile e un aliscafo Bluvia portò alla morte di quattro membri dell’equipaggio e al ferimento di un centinaio di pendolari che facevano ritorno a casa.
 
Fino a quel momento i mezzi in servizio sullo Stretto erano tre. L’aliscafo distrutto nella collisione non venne più sostituito, con il risultato che due navette veloci a fare la spola tra Reggio e Messina si dimostrarono ben presto insufficienti. Non solo perché le corse subirono inevitabili riduzioni, ma anche perché non avere una terza nave a fare da “jolly” in caso di guasti, riparazioni o verifiche, voleva dire lasciare la tratta Reggio Messina virtualmente scollegata.
 
Negli ultimi tempi, a partire dalla scorsa estate, la situazione si è fatta ancor più difficile. Mandata in revisione una nave, per tre mesi c’è stato solo un mezzo a fare avanti e indietro tra Reggio e Messina con il conseguente ridimensionamento delle corse. Per mesi al porto di Reggio si è assistito allo spettacolo indecoroso di passeggeri in possesso di regolare titolo di viaggio (biglietto o abbonamento) che non venivano fatti salire sull’aliscafo per “esaurimento posti”. Scene da assalto alla diligenza. Con i malcapitati rimasti a terra che imprecavano, costretti a prendere la via di Villa S.Giovanni (15 km in macchina) per non perdere una mattinata di lavoro.
 
Alla fine la situazione è esplosa e, a principio di ottobre, i pendolari inferociti hanno bloccato per oltre sette ore una nave al porto di Reggio, ottenendo un primo timido segnale di apertura da parte di Bluvia: il ripristino di un secondo mezzo veloce.
Ma anche qui era solo un bluff. Dopo qualche giorno la nave rientrata in servizio si è nuovamente bloccata per diversi giorni. Risolto finalmente il problema, la situazione non è cambiata: gli orari previsti per le corse sono del tutto inutili per chi deve recarsi o tornare dal lavoro. Basti pensare che l’ultima nave da Messina per Reggio è (ancora oggi) quella delle 18.30. Impossibile da prendere per molti che lavorano nel pomeriggio e che devono raggiungere il porto. In molti casi a piedi, viste anche le numerose interruzioni del servizio di trasporto pubblico a Messina (i dipendenti dell’ATM non ricevono lo stipendio da mesi e la situazione è lungi dall’essere risolta definitivamente).
 
Ma al danno si è aggiunta la beffa. Che porta il nome pomposo e magniloquente di “metropolitana del mare”. Un progetto ideato dall’ex ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi nel 2007, il cui bando di concorso è stato vinto da un’associazione temporanea di imprese costituita da Bluvia e Ustica Lines.
Un’idea suggestiva, non c’è dubbio, ma lontana dalle esigenze dei cittadini. La metropolitana del mare prevede infatti una linea circolare con diverse fermate su entrambe le sponde. Due in Calabria e due in Sicilia: Reggio porto, Villa San Giovanni porto, Messina Papardo, Messina porto. Vale a dire, tempi di percorrenza raddoppiati. E con fermate inutili, vedi Villa San Giovanni, dove il traffico da/per Messina è già abbastanza coperto.
 
Invece di prevedere un aumento dei mezzi e una razionalizzazione delle corse in funzione del traffico pendolari, si è messo mano a progetto inutile e costoso. Che, per di più, ha offerto la scusa a Bluvia per fare ancora una volta il bello e il cattivo tempo.
 
In attesa della partenza del nuovo servizio (1 gennaio 2009), la società del gruppo FS ha eliminato gli abbonamenti (€42 per 40 corse complessive, spendibili nell’arco di due mesi) e reso disponibili solo i biglietti quotidiani da € 4,50. Di fronte a nuove e comprensibili proteste la società è poi parzialmente tornata sui suoi passi, ripristinando gli abbonamenti ma maggiorando il costo fino a 67 euro e riducendo a un mese il periodo di validità.
 
Non è dato sapere cosa succederà a partire dal 1 gennaio 2009. Intanto si fa un gran parlare dell’ “Area integrata dello Stretto”, si susseguono inutili riunioni sui tavoli istituzionali con le classiche dichiarazioni di facciata. E mentre nessuna soluzione efficace e definitiva viene presa, per i pendolari attraversare lo Stretto di Messina rimane un piccolo inferno quotidiano.

Commenti all'articolo

  • Di SYG (---.---.---.73) 3 dicembre 2008 10:54

    I collegamenti vengono quindi boicottati per aumentare e consolidare nel malcontento generale la pressione della della popolazione a favore della costruzione di nuove opere pubbliche (faraoniche) di collegamento? E’ questo che vuol significare l’articolo dietro le righe?

    • Di Roberto Calabrò (---.---.---.130) 3 dicembre 2008 11:20

      Nell’articolo descrivo solo una situazione allucinante in cui si trovano i pendolari tutte le mattine.
      Una situazione in cui il mancato rispetto dei diritti dei passeggeri e dei lavoratori è evidente. 
      Il modo in cui Bluvia, società a capitale pubblico, tratta i suoi clienti è irritante e snervante: dalle continue e repentine modifiche delle corse all’assoluta mancanza di informazioni e trasparenza.

      Non escludo che, dietro tutto ciò, ci sia un progetto più grande: ovvero boicottare il trasporto marittimo per accrescere il malcontento nella popolazione e fare passare come indispensabile il faraonico progetto del Ponte.

      Un progetto inutile e irrealizabile, secondo quanto dice il prof .Calzona, uno degli esperti che ha lavorato per l’Anas e la società "Stretto di Messina": oltre ad avere problemi di stabilità, se fosse costruito secondo il progetto attuale il Ponte rimarrebbe chiuso almeno 100 giorni l’anno per via dei forti venti che spazzano lo Stretto.
      Prima di dar via alla fase esecutiva (quella che fa gola a tanti, a cominciare dalla ’ndrangheta), bisogna far passare l’idea dell’opera come indispensabile per lo sviluppo del territorio.
      Per cui, a pensar male si fa peccato ma forse ci si azzecca. 

    • Di Asterix (---.---.---.197) 3 dicembre 2008 12:44

      inoltre c’è da considerare che bluvia è una divisione di rfi s.p.a. che, anche se a capitale pubblico, è sempre una società che risponde al diritto privato: il che significa che l’obiettivo primario, per legge, non è la garanzia di un servizio ottimale per i cittadini, ma il conseguimento dell’utile.
      se poi si considera che
      1) rfi è anche azionista della stretto di messina spa, la società interessata alla costruzione del ponte, ed in passato si era impegnata in una convenzione a "girare" i fondi per il traghettamento pubblico a favore della società del ponte;
      2) c’è in atto una lenta ma progressiva dismissione di quello che è l’attraversamento pubblico, in favore da una parte dei vettori privati, dall’altra della chimera ponte: il caso segesta è il caso più eclatante di tutta una serie di piccoli incidenti dovuti alla riduzione sia degli investimenti nella flotta che degli stessi posti di lavoro;
      3) tutti gli investimenti, quelli fatti e quelli non fatti, seguono la logica del ponte; la stessa rfi invece non investe con l’alibi del ponte.
      la cosa non puzza un pò?

    • Di Claudio Nucara (---.---.---.23) 4 dicembre 2008 09:09

      Dopo cento anni dalla ricostruzione delle due città Reggio C. e Messina, i governatori delle stesse in questi anni, sapendo del grave problema esistente non si sono mai interessati per risolvere il problema. Ancora oggi pubblicato sui quotidiani locali, che la metropolitana del mare, nonostante i finanziamenti pubblici non partirà neanche a febbraio 2009, ma intanto gli abbonamenti di Bluvia anno durata un mese e non due come prima e nonostante la recessione Bluvia elimina gli abbonamenti ridotti di €42.00 per studenti e lavoratori (ceto medio) e lascia abbonamento a €67.00 validità un mese.
      Grazie ai due sindaci attuali di Reggio e Messina che quotidianamente se ne infischiano del problema.
      Il sud non è Italia e solo il meridione dei fessi. 

  • Di virginia (---.---.---.96) 3 dicembre 2008 18:06

    Vedo di non essere la sola che dubita fortemente che dietro tutte queste vessazioni e angherie a carico dei pendolari ci sia la volontà di indirizzare la rabbia verso la soluzione "ponte sullo stretto". Dietro al ponte ci sono interessi così macroscopici che... ubi major....
    Si può fare qualcosa oltre a denunciare?

  • Di Francesco Calabria (---.---.---.49) 3 dicembre 2008 18:50

    Il Ponte sullo Stretto di Messina, opera una e trina, è secondo me l’unica soluzione ai tanti problemi.
     Si, perchè con una sola infrastruttura si riescono a raggiungere più obbiettivi: 1-collegamento stradale e ferroviario per i pendolari delle due province separate dallo Stretto; 2- collagamento autostradale e ferroviario ad alta velocità della Sicilia all’Europa(senza Ponte la TAV non arriverà neppure in Calabria); 3- eliminazione dell’80% dell’inquinamento atmosferico e marino dell’area dello Stretto, dovuto principalmente ai traghetti ed ai Tir ed automezzi che salgono e scendono da questi ultimi.

  • Di Paolo Praolini (---.---.---.154) 3 dicembre 2008 20:37
    Paolo Praolini

    Anch’io son convinto dell’estrema necessita’ di un’alternativa al traghettamento. Se l’alternativa fosse il ponte o un tunnel ci sarebbe comunque la quasi certezza che i tentacoli della mafia e la corruzione farebbero man bassa delle risorse destinate allo sviluppo del progetto. Ma e’ troppo importante un progetto di tali dimensioni per lo sviluppo di un paese che ha fame di infrastrutture moderne che darebbero un po’ di vigore alla crescita. Quale strada percorrere? Io credo che si dovrebbe procedere con lo sviluppo di un progetto razionale dal punto di vista progettuale ed economico nel rispetto delle aspettative attese. Il tutto sotto un attento controllo delle strutture di controllo. Un sogno? Un utopia? In Italia forse...

    • Di Roberto Calabrò (---.---.---.130) 4 dicembre 2008 14:10

      Francesco Calabria sottolinea l’esigenza del Ponte come "l’unica soluzione ai tanti problemi".
      Lasciando da parte l’impatto ambientale (devastante) e la non realizzabilità del progetto attuale (come ampiamente descritto dal professor Calzona sulle pagine di "Repubblica" nei giorni scorsi), mi limito a ricordare che:

      1) il Ponte non migliorerebbe le condizioni dei pendolari perchè, oltre ad allungare i tempi di percorrenza (da Reggio bisognerebbe spostarsi a Villa, effettuare l’attraversamento del ponte per giungere a Faro e non in centro città dove si trovano università e uffici) avrebbe un costo per accedervi nettamente superiore a quello di un biglietto/abbonamento dell’aliscafo.

      2) In assenza di una rete stradale e autostradale degna di questo nome in Calabria e Sicilia, il Ponte sarebbe l’ennesima, inutile, cattedrale nel deserto. Una struttura faraonica che andrebbe a cozzare con le reti viarie da terzo mondo presenti nelle due regioni (la Salerno-Reggio Calabria è ancora lungi dall’essere completata e la SS106 Reggio-Taranto, per cui non esiste ancora un tracciato alternativo, è una delle strade più pericolose d’Europa).

      3) Per quanto riguarda l’inquinamento acustico e atmosferico, basterebbe prevedere per il transito merci le autostrade del mare. Due direttrici (Gioia Tauro-Milazzo e Saline Joniche-Catania, ad esempio) su cui convogliare l’intero traffico su ruote. I camion arriverebbero in porto e si imbarcherebbero. Sarebbe, questa, una maniera per rednere efficienti porti costruiti con miliardi di denaro pubblico e sottoutilizzati (vedi quello di Saline).
      Il restante traffico auto potrebbe continuare a trasitare da Villa, bypassando il centro cittadino con la costruzione di un’apposita uscita autostradale che colleghi la Salerno-Reggio Calabria direttamente al porto di Villa.

      Soluzioni semplici, più efficaci, con minore impatto sull’ecosistema. E sicuramente assai meno costose del sistema Ponte.

  • Di Francesco Calabria (---.---.---.69) 4 dicembre 2008 15:11

    Replico a Calabrò punto per punto - in grassetto e tra parentesi le mie risposte

    Francesco Calabria sottolinea l’esigenza del Ponte come "l’unica soluzione ai tanti problemi".
    Lasciando da parte l’impatto ambientale (devastante) e la non realizzabilità del progetto attuale (come ampiamente descritto dal professor Calzona sulle pagine di "Repubblica" nei giorni scorsi), mi limito a ricordare che:
    (E’ falso. Il prof. Calzona ha espresso un suo parere, ma migliaia di ingegneri ed architetti di tutto il mondo - esperti in ponti- affermano che il ponte è fattibilissimo)

    1) il Ponte non migliorerebbe le condizioni dei pendolari perchè, oltre ad allungare i tempi di percorrenza (da Reggio bisognerebbe spostarsi a Villa, effettuare l’attraversamento del ponte per giungere a Faro e non in centro città dove si trovano università e uffici) avrebbe un costo per accedervi nettamente superiore a quello di un biglietto/abbonamento dell’aliscafo.
    (Falso. Perchè bisogna guardare il Ponte non come un’opera di quartiere, ma come una grande infrastruttura stradale e ferroviaria che collega la Sicilia all’Europa. Quindi, se per gli abitanti delle città di Reggio Calabria e Messina il Ponte riduce di poco il vantaggio (in termini di tempo di attraversamento) rispetto ai traghetti, a partire dai cittadini che risiedono nelle due rispettive province il guadagno di tempo è tantissimo. Enorme se si considerano i pendolari, tir, passeggeri con auto e treno, ecc. che provengono da tutte le altre province siciliane e calabresi. Ad esempio, il guadagno sui treni e di circa due ore per tratta, 45 minuti per le auto ed i tir, sempre a tratta)

    2) In assenza di una rete stradale e autostradale degna di questo nome in Calabria e Sicilia, il Ponte sarebbe l’ennesima, inutile, cattedrale nel deserto. Una struttura faraonica che andrebbe a cozzare con le reti viarie da terzo mondo presenti nelle due regioni (la Salerno-Reggio Calabria è ancora lungi dall’essere completata e la SS106 Reggio-Taranto, per cui non esiste ancora un tracciato alternativo, è una delle strade più pericolose d’Europa).
    (Falso. La Sicilia ha una moderna rete autostradale che collega Messina con Catania, Palermo, Trapani, Enna. Mentre, la Calabria ha già la rete ferroviaria tirrenica Salerno - Reggio a media velocità -da 150 km/h, che è stata completamente ammodernata negli anno ’60, la quale con i treni ad assetto variabile e qualche sistematina in alcuni punti, permetterà di viaggiare a duecento all’ora. La rete autostradale calabrese è interamente cantierata è fra 3 anni avremo una moderna e sicura autostrada.) 

    3) Per quanto riguarda l’inquinamento acustico e atmosferico, basterebbe prevedere per il transito merci le autostrade del mare. Due direttrici (Gioia Tauro-Milazzo e Saline Joniche-Catania, ad esempio) su cui convogliare l’intero traffico su ruote. I camion arriverebbero in porto e si imbarcherebbero. Sarebbe, questa, una maniera per rednere efficienti porti costruiti con miliardi di denaro pubblico e sottoutilizzati (vedi quello di Saline).
    Il restante traffico auto potrebbe continuare a trasitare da Villa, bypassando il centro cittadino con la costruzione di un’apposita uscita autostradale che colleghi la Salerno-Reggio Calabria direttamente al porto di Villa.
    (Falso. L’inquinamento è dovuto alle 160mila corse di traghetto che ogni anno fanno la spola tra le due sponde. Ogni traghetto inquina quando un’industria. Il Ponte non inquina nè il mare nè l’aria. L’impatto ambientale visivo è trascurabile, in quanto la struttura viene costruita in una zona fortemente devastata (purtroppo) da una cementificazione (abusiva e non) che ha distrutto le coste. Per cementificazione si devono intendere anche i viadotti e le altre strutture della rete autostradale e ferroviaria calabrese e siciliana. Bisogna figurarsi che nella zona dove sorgerà il ponte hanno anche lasciato i due giganteschi tralicci mettallici - due enormi torri di duecento metri d’altezza - che un tempo servivano per portare l’eletricità in Sicilia. Ora l’eletrodotto è sottomarino, ma i tralicci restano lo stesso).

  • Di Roberto Calabrò (---.---.---.130) 4 dicembre 2008 16:47

    Anch’io replico a Calabria, tenendo comunque a precisare che il focus dell’articolo era sulla situazione dei pendolari che ogni giorno attraversano le due sponde per motivi di studio e/o lavoro.
    Al di là della discussione più ampia sul Ponte, ciò che non è tollerabile è l’atteggiamento di Bluvia nei confronti dei passeggeri/clienti e la totale assenza delle istituzioni a salvaguardia di un diritto fondamentale (quello al lavoro, ma anche al libero spostamento) dei propri cittadini e della loro qualità della vita.

    Tornando alla "querelle" sul Ponte non è solo Calzona a sostenere l’irrealizzabilità della struttura sulla base del progetto esistente, ma molti altri studiosi (ingegneri, geologi, ecc.), italiani e stranieri. Ho citato il professor Calzona perchè è la prima volta che viene fuori una critica "interna" al sistema che ha progettato e sostenuto la fattibilità della struttura.
    Singolare che non siano solo gli "acerrimi nemici" del Ponte a sostenere l’irrealizzabilità dello stesso, ma anche un apprezzato professionista che ha lavorato sia per l’Anas che per la società "Stretto di Messina" e che è probabilmente la persona che meglio conosce in ogni suo risvolto il progetto dell’opera.

    Per quanto riguarda invece la situazione dei trasporti sullo Stretto, l’idea originaria del Ponte era pensata per il traffico passeggeri di lunga distanza e per il traffico merci pesante.
    Un’idea superata che rende inutile la costruzione di una struttura faraonica come questa.

    Il traffico sullo Stretto è in calo esponenziale da almeno 10 anni, sia perchè i passeggeri di lunga percorrenza viaggiano prevalentemente in aereo (la Sicilia dispone oggi di 6 aeroporti per 12 piste in totale, più 5 piste solo commerciali), sia perchè le merci viaggiano non più prevalentemente sui TIR ma via mare: una nave portacontainer di medio calibro contiene il corrispettivo di 1.000 TIR e la Sicilia ha 9 porti industriali, quasi del tutto inutilizzati, che devono essere - e saranno - riconvertiti in commerciali.

    Sulla base di questi dati, il traffico che rimarrà sullo Stretto sarà di tipo locale. Cioè composto in prevalenza dai pendolari di cui mi occupo nel mio pezzo e per i quali andrebbe pensato un sistema di attraversamento veloce con più navette a fare la spola, in particolare negli orari di maggiore afflusso.

    Il resto sono solo chiacchiere.

  • Di Francesco Calabria (---.---.---.60) 4 dicembre 2008 20:30
    Nuova Risposta a Calabrò

    Come in tutte le opere pubbliche, ci sono tecnici che sono a favore e tecnici che sono contrari. Su qualsiasi opera si faccia è possibile trovare sempre qualcuno che dica che è troppo costosa, che è inutile, che è ormai superata, che potrebbe crollare, ecc. Un bravo tecnico può smontare e demolire anche il più perfetto dei progetti. Come un altrettanto bravo tecnico può dimostrare che un progetto mediocre è invece il migliore. Qui nessuno mette in dubbio la professionalità di Calzona, ma non possiamo neppure dire che tanti altri ingegneri ed architetti, che, come Calzona, conoscono il progetto del Ponte, siano dei cretini. Alla fine non saranno i progettisti preliminari a rendere sicura una struttura, ma quelli esecutivi. Cioè quelli dell’impresa che fa il lavoro. Caro Calabrò, si ricordi che con i materiali che oggi esistono sul mercato e le avanzate tecniche di costruzione, qualsiasi tipo di Ponte, sia esso a una, due o 100 campate, può essere realizzato nella massima sicurezza. Non penso proprio che un’azienda come l’Impregilo ci rimetta la faccia in tutto il mondo con un ponte che crolla. Da quello che ho letto su molti giornali economici, quest’azienda che dovrà realizzare il Ponte di Messina ha l’80% degli appalti all’estero. E il ponte di Messina è solo uno dei tanti appalti. Ma che, se dovesse avere problemi dopo la costruzione, rovinerebbe irreversibilmente l’immagine, non solo dell’Impregilo, ma dell’intera imprenditoria italiana.
    Rigurardo il calo di transito sullo Stretto, ciò è dovuto proprio alla mancanza del Ponte. Quale pazzo arriva fino a Villa San Giovanni da Roma, dopo sole 5 ore di treno (tanto impiegheranno i nuovi eurostar dal 14 dicembre 2008) e poi perde due ore per fare tre chilometri. Io, che abito a solo un’ora di autostrada da Villa San Giovanni, evito di andare in Sicilia (o meglio, ci vado il meno possibile)proprio per quei dannati tre chilometri di mare, che ogni volta mi fanno perdere un sacco di tempo. Si, perché, caro Calabrò, non sono 20 minuti di traghetto, ma molti di pìù. Mi sono più volte preso la briga di calcolare il tempo preciso che intercorre dall’A3 (all’altezza in cui il Ponte dovrebbe poggiare la sua trave orizzontale, cioè 3,5 km a nord dello Svincolo di Villa) fino a raggiungere il primo svincolo delle autostrade siciliane (che sono sopra le colline di Messina): esattamente un’ora quando non c’è traffico. Perché bisogna calcolare: il tempo di raggiungere dall’A3 l’imbarcadero di Villa, aspettare qualche minuto il traghetto, salire sul traghetto, aspettare che salgano tutti gli altri mezzi sul traghetto, fare 23 minuti di navigazione, attraccare, aspettare di far scendere le auto che sono prima di me, farmi i semafori ed il traffico perenne di via Cannizzaro a Messina, arrivare al primo svincolo. Ripeto: un’ora esatta nel giorno in cui mi sono sbrigato più velocemente. Ma sono arrivato anche a due ore e mezza nei fine settimana o il lunedì. Mentre, il Ponte, caro Calabrò, guardacaso è sospeso a settanta metri dal livello del mare, proprio alla stessa altezza in cui si trovano l’A3 e gli svincoli siciliani. Quindi, con gli stessi chilometri che io faccio per giungere allo svincolo di Villa (3,5), mi trovo gia sopra i laghi di Ganzirri e, da qui, con 5 minuti di tangenziale (che sta nello stesso progetto del Ponte) mi ritrovo (senza fare inutili e costosi saliscendi stradali) sull’autostrada per Palermo o per Catania. Tutto qui.
    Comunque, ho letto giorni fa sulla stampa che si sta progettando una nuova ferrovia transiberiana per collegare l’estremo oriente all’Europa. Tutto ciò perché è stato calcolato che, le navi mercantili per venire dalla Cina impiegano circa 35 giorni di navigazione, mentre, con la nuova ferrovia, i container impiegherebbero neppure 15 giorni per giungere in Germania. E con meno della metà anche dei relativi costi.
    Buona serata, Francesco Calabria
    • Di Perplesso (---.---.---.123) 5 dicembre 2008 11:52

      IMPREGILO?
      Scusa Calabria, ma l’Impregilo è quella che per anni ha gestito i rifiuti in Campania?
      O quella che gestisce da anni la Salerno Reggio?
      Diciamo che di brutte figure ne ha fatte già abbastanza, poi certo è la più grande impresa bla bla bla.
      E poi scusa, dire che le autostrade siciliane siano nuove e belle e...Un minimo di buon senso. Vuoi difendere il Ponte, benissimo, giustissimo, si può essere pro e contro, ma dire che la rete stradale siciliana sia "una moderna rete autostradale che collega Messina con Catania, Palermo, Trapani, Enna". Ma su! è impraticabile tranne alcuni tratti.

      Senza contare che dici che "La rete autostradale calabrese è interamente cantierata è fra 3 anni avremo una moderna e sicura autostrada"... Sei così sicuro? Nel frattempo sono, quanti?, 10, 15, 20 anni che deve essere finita entro tre anni?

      La stessa salerno reggio spartita tra le diverse famiglie della ndrangheta?
      Vabbè...

  • Di Francesco Calabria (---.---.---.69) 5 dicembre 2008 13:21

    Personalmente le autostadrade siciliane le trovo comode e molto più sicure di altre autostrade d’Italia. Riguardo la Salerno - Reggio, ti dico che quast’arteria non è in costruzione affatto da 20 anni. I suoi lavori iniziarono nel 1965 e terminarono nel 1974. Quindi, nel 1974 l’Autostrada Salerno - Reggio Calabria era completata al 100%. Successivamente, furono aperti una serie di cantieri per la manutenzione, in quanto l’opera, passando per zone impervie, era ed è soggetta a continui movimenti del terreno. I lavori attuali, invece, sono dovuti all’ampliamento della stessa. E bisogna sapere che, lavorare su un tracciato aperto al traffico e che presenta una morfologia molto accidentata (quasi tutta ponti e gallerie), richiede tempi molto più lunghi che costruire un’autostrada completamente nuova. Quindi, per favore, non lamentiamoci sempre e senza conoscere le reali motivazioni.

    • Di Perplesso (---.---.---.123) 5 dicembre 2008 14:54

      Caro Calabria non è che ci si lamenta a vuoto. Tutto quello che dice è giustissimo, il tratto impervio, l’allargamento... Però se vuoi farmi passare la salerno reggio per un’ autostrada che ha solo bisogno di qualche ritocco no, per piacere, non prendiamoci in giro.
      Il problema, poi sono le promesse che vendono fatte. Tu dici che in tre anni finiranno, io ti dico che la salerno reggio deve terminare da più di tre anni. I cantieri, e credo che su questo siamo d’accordo, sono aperti perennemente da una ventina d’anni. Poi che siano di allargamento o cosa, che interessa? hanno aspettato non so quanti anni per aggistare la tratta di Eboli, in cui avvenivano non pochi incidenti e per un po’ è stata anche più pericolosa di prima, per non parlare di falerna, un incubo perenne, piuttosto che la due corsie tra salerno e Napoli, vergognosa ora come dieci anni fa. ora sembra che i lavori procedano meglio (sembra!). Vediamo come va a finire. ma ti prego non venderci le autostrade del sud per quello che non sono, solo per difendere un’opera, il Ponte, o una parte politica (che, credimi, non me ne frega nulla)...
      Ciao
      Sempre più perplesso.
      e su impregilo?

  • Di Francesco Calabria (---.---.---.214) 6 dicembre 2008 09:51

    Non difendo affatto una parte politica nè l’impregilo, in quanto non appartengo a nessun gruppo imprenditoriale, a nessun partito e a nessuna ideologia. A livello economico non me ne viene un solo euro, sia che il ponte lo facciano, sia che rimangano i traghetti. Ma, nella mia libertà potica e sociale, condivido delle scelte di governo, siano esse di destra o di sinistra. Ho votato Berlusconi per il piano delle grandi opere pubbliche (Piano Lunardi), perchè, con la politica delle piccole opere, l’Italia stava correndo il rischio di diventare terzo mondo. Se oggi noi italiani ci troviamo una rete autostradale moderna, lo dobbiamo a quel piano di grandi opere varato negli anni ’60 e che, ieri come oggi, fu ostacolato dalla sinistra. E l’Italia ha bisogno di un altro piano come questo per non stare indietro rispetto all’Europa. E quello Lunardi lo è. Questo ingegnere non è certo meridionale, ma ha capito che l’opera cerniera che trainerà tutte le altri opere del mezzogiorno è rappresentata dal Ponte sullo Stretto di Messina. Un’opera che non è un monumento a Berlusconi (di cui non condivido tante cose) ma è l’eliminazione di un muro, di una strozzatura che ostacola lo sviluppo del sud, ma, soprattutto, della Sicilia e della Calabria.
    Grazie e buona giornata.

    • Di sfinito da queste discussioni (---.---.---.164) 6 dicembre 2008 13:27

      Noi italiani ci troviamo una rete autostradale moderna? Forse farai Calabria di cognome ma la Calabria la conosci poco, soprattutto le sue strade... La Calabria ha bisogno di tante cose, soprattutto opere infrastrutturali, ma il ponte non serve né ai calabresi e ai siciliani, né all’Italia, né tantomeno all’Europa. Il ponte serve solamente alle lobbies capitalistiche per drenare soldi pubblici, in combutta con le consorterie criminali. E’ sempre stato così per tutte le grandi opere, portatrici di sviluppo, ed è ancora maggiormente così nell’attuale fase di "crisi" del sistema.
      Mi piacerebbe vedere tutti i grandi intellettuali, ingegneri, progettisti aereospaziali confrontarsi con l’ampio fronte scientifico che in questi anni ha criticato fortemente il progetto ponte: critiche non ideologiche, politiche o economiche, ma critiche assolutamente tecniche... spero un giorno di averne la possibilità!

  • Di Francesco Calabria (---.---.---.159) 6 dicembre 2008 18:48

    Penso che una nazione che non possa fare una grande opera pubblica per paura che la criminalità organizzata ci possa speculare sopra, sia una nazione da chiudere. Se l’Italia si trova veramente in questo stato di cose, chiudiamo subito i tribunali, mandiamo a casa tutti i giudici, i poliziotti, i carabinieri, i finanzieri.
    Smettiamola, per favore, di parlare del Ponte sullo Stretto come un’opera che serve alla mafia e alle grandi lobbies del cemento. Il Ponte, che fra qualche anno unirà la Sicilia alla Calabria ed all’Europa, è un’opera di utilità pubblica senza precedenti che sevirà a migliorare i collegamenti di milioni di tonnellate di merci, di milioni di cittadini italiani, di milioni di turisti che ogni anno verranno nelle nostre terre anche solo per vedere ed attraversare il Ponte a campata unica più grande del Mondo.

    • Di Alex Drastico (---.---.---.130) 8 dicembre 2008 11:50

      Credi ancora alle favolette? Il Ponte finito tra qualche anno? Ma se in Italia non si riescono a finire le opere ordinarie, se i prezzi per un km di linea metropolitana sono 10 volte quelli di Spagna e Germania, se la Salerno - Reggio Calabria è come la tela di Penelope, se gli acquedotti al Sud...fanno acqua da tutte le parti, se non si riesce a mettere in sicurezza fiumi e torrenti, credi davvero che una megastruttura del genere sarà mai realizzata e completata in "qualche anno"? Che illuso!

  • Di Marco (---.---.---.130) 13 dicembre 2008 14:05

    Complimenti per l’articolo..! ;)

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