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Blocco 52: la Calabria e i suoi misteri nel romanzo collettivo di Lou Palanca

Per chi ha il vizio della memoria, l'Italia è allo stesso tempo un paese difficile e straordinario: siamo un popolo che dimentica facilmente e la nostra storia si compone di vicende spesso coperte da una cappa di oblio. Come quella che viene raccontata in "Blocco 52. Una storia scomparsa, una città perduta" (Rubbettino), primo romanzo del collettivo di scrittori calabresi Lou Palanca

Il Blocco 52 che dà il titolo al libro è la sezione del cimitero di Catanzaro in cui riposa Luigi Silipo, dirigente del Partito comunista e segretario del sindacato dei braccianti, ucciso misteriosamente nel capoluogo calabrese il 1° aprile 1965. Un omicidio eccellente, rimasto da allora irrisolto. Ma non è l'unico mistero che avvolge questa storia. L'altro è la "damnatio memoriae" che colpì Silipo, personalità di spicco della politica e del sindacalismo calabrese, già pochi giorni dopo la sua morte. Una rimozione collettiva voluta dal Pci come dalla città: non una sezione di partito, non una strada, non una piazza a Catanzaro portano il suo nome. Perché?

"Blocco 52" non fornisce risposte, ma pone interrogativi. E soprattutto riapre il caso del dirigente comunista. Lo fa con il linguaggio avvincente del romanzo, mischiando finzione e realtà attraverso una struttura che mette insieme diversi piani narrativi e temporali: un romanzo corale realizzato con molteplici io narranti e diverse prospettive che si intrecciano in un mirabile gioco di specchi. 

C'è ovviamente il protagonista di questa vicenda, Luigi Silipo, che affronta le lotte per i diritti dei braccianti contro la prepotenza dei latifondisti e dei loro sgherri. Una personalità complessa che dedica la sua vita alla causa comunista, che si interroga sul progresso delle masse popolari e sul modello di sviluppo della sua città. Un modello che cozzava contro gli interessi dei gruppi di potere che, già negli anni Sessanta, avevano in mente il sacco urbanistico del capoluogo.

C'è Gavino Piras, giovane quadro comunista mandato dal partito a farsi le ossa in Calabria e che diventerà poi un rispettato senatore della Repubblica. C'è la giovane dirigente socialista Teresa Torchia, che si batte per i diritti delle donne e che conosce l'amore proprio con Piras. C'è Nina, nipote di un latifondista di Scilla che entra nel Pci in un gesto di ribellione nei confronti della famiglia d'origine, ottiene incarichi riservati nell'Europa dell'Est prima di essere espulsa dal partito anche a causa della sua origine borghese. E Vincenzo Dattilo, il ricercatore che all'inizio degli anni Duemila si imbatte nel caso Silipo e lo riapre studiando le carte e bazzicando i sottoscala del tribunale di Catanzaro.

In mezzo a tutti questi personaggi e alle loro vicende individuali che si intrecciano tra di loro, riscopriamo gli odori, i sapori, le visioni di una Calabria che non c'è più. Una terra difficile i cui destini negli anni Sessanta erano ancora tutti da scrivere. Una Calabria arretrata, arroccata in mentalità arcaiche e arcaiche forme di potere, ma anche animata - nella sua parte migliore e progressista - da ideali e valori alti, oggi quasi completamente perduti.

"Blocco 52" racconta tutto questo e riapre dopo quasi cinquant'anni il caso Silipo. "Gigino" non era solo uno stimato dirigente del Pci catanzarese, ma era stato una figura importante del partito anche a livello nazionale: segretario della federazione provinciale dal 1948 al 1951, prima di assumere l'incarico di segretario dell'Alleanza dei contadini fu membro del Comitato centrale del Pci.

Al momento dell'omicidio nel Partito comunista catanzarese era in atto uno scontro durissimo: da un lato Silipo che si opponeva al nuovo piano regolatore che, a suo dire, avrebbe regalato la città agli speculatori, dall'altro il segretario provinciale Paolo Cinanni. Sul fronte esterno la sua attività di dirigente sindacale era osteggiata apertamente dai latifondisti di tutta la Calabria che lo vedevano come il paladino dei "pezzenti", dei braccianti che rivendicavano condizioni di vita e di salario migliori. 

Il libro apre anche uno squarcio sulla vita familiare del dirigente comunista. Tutte piste battute all'epoca dagli inquirenti, ma che non portarono a scoprire né il colpevole né il movente dell'omicidio. Dopo 48 anni "Blocco 52" riapre il caso e pone la stessa domanda di allora: chi ha ucciso Luigi Silipo? E perché?

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