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Rifiuti Napoli. Asìa e Ecodeco vincono il ricorso: a Terzigno niente chiusura e bonifica della cava

A Roma la gente ha paura di fare la fine di Napoli. Temono di vedersi invasi dai rifiuti. Come se Napoli si trovasse a vivere confinata nell'emergenza rifiuti per cause divine o disgraziate disavventure. Napoli non è stata inabissata dai rifiuti a causa della camorra o di Bassolino o della Iervolino o di Cosentino e Cesaro, Napoli affoga tra percolato e sacchetti perché i governi nazionali hanno fatto affari e protetto la camorra, Bassolino, Iervolino, Cesaro e Cosentino e come per Napoli, così per Roma, stessi affari e protezione, cambiano soltanto i nomi dei responsabili e amministratori locali.

Se io produco la prova di quanto vado denunciando, cioè, cattiva gestione dei rifiuti, smaltimento illegale, discariche pericolose e non a norma, attentato alla salute pubblica, mari, fiumi, laghi e cielo avvelenati, l'accusato corre ai ripari: chiama la sua pedina politica, quella in procura, al ministero. Chiama cioè, coloro che hanno responsabilità dirette e quindi necessità di smontare la prova raccolta. Oppure, inventano strane procedure. Il Tribunale Amministrativo Regionale della Campania (Sezione Prima) il 6 aprile si è espressa sul ricorso proposto da Asia Napoli S.p.A e Ecodeco, contro Ente Parco del Vesuvio, Comune di Terzigno, Agenzia Regionale Protezione Ambiente (Arpa) Campania e S.A.P.N.A. (Sistema Ambiente Provincia di Napoli S.p.A. Fondata da Cesaro, presidente provincia di Napoli). Le società Asìa e Ecodeco chiedevano l'annullamento dell’ordinanza presidenziale prot. n. 531 del 23/12/2010, recante ingiunzione di ripristino dello stato dei luoghi e bonifica della discarica SARI a Terzigno. La ditta per la raccolta Asia, veniva raggiunta da un ordine di ripristino della discarica Sari in quanto, questa, riconosciuta inquinata nelle falde idriche e quindi nel suolo.

Fatto sta che la Corte così si è espressa sul ricorso presentato dalla Asìa: «ritenuto che il provvedimento impugnato risulta emanato dall’ente preposto alla gestione dell’area naturale protetta nell’esercizio del suo potere di intervento a protezione del vincolo; che tale provvedimento non contesta la istituzione della discarica, ma motivato in ragione di un inquinamento delle acque di falda, non contestato, e delle negative conseguenze che da modalità non adeguate di stoccaggio possono prodursi sulle componenti ecosistemiche e sul paesaggio del Parco, oltre che sull’area di localizzazione in senso stretto della discarica; ritenuto che, in ragione della espressa finalità del provvedimento, l’ordine di ripristino dello stato dei luoghi debba essere correttamente inteso al ripristino delle corrette regole di stoccaggio, anziché alla chiusura della discarica; considerato che lo stesso Ministero dell’Ambiente è intervenuto, in relazione all’inquinamento delle acque di falda, a prescrivere l’adozione di idonei interventi di messa in sicurezza di emergenza; Il Tribunale Amministrativo Regionale della Campania (Sezione Prima) respinge la domanda cautelare».

Cava Sari, riconosciuta inquinata dalla stessa Corte, non chiuderà, quindi, come richiesto con urgenza e gravità dall'Ente Parco e cittadini in prima linea, non verrà nemmeno bonificata. Per quanto riguarda le misure adottate dal Ministero dell'Ambiente per ripristinare le falde acquifere, non se ne ha notizia. La discarica è li dagli anni settanta: allargata, scavata, riempita di ogni tipologia di rifiuto da quello legale a quello illegale. E, grazie a questa Corte, resterà aperta chissà per quanto ancora e resterà ancora area militarizzata per meglio celare quanto avviene. I rappresentanti di R.E.B.A. (Registro Europeo Bombe Ambientali) denunciano un vizio di forma nella relazione fatta dalla Corte, la quale, pur riscontrando l'inquinamento delle falde acquifere e quindi del suolo nella cava Sari, ne ha impedito la chiusura e la bonifica.

La Corte non ha tutelato né la salute pubblica, né il Parco Nazionale, né la giustizia ma, ha tutelato gli affari di chi ha inquinato, distrutto, violato: terra, leggi e diritti civili. Cosa significa: ripristino delle corrette regole di stoccaggio? Come questo ripristino, semmai avvenisse, può ripristinare un'area gravemente inquinata? Chi ripristinerà la corretta regola di stoccaggio, chi accusato di violare sistematicamente le leggi italiane ed europee? Chi vigilerà, considerato che non esiste ente o Ministero al di sopra di ogni sospetto? Ricordiamo alla Corte, al governo e ai cittadini che cava Sari ospita e nasconde balle vecchie di decenni: non tutto si è decomposto e non tutto si può decomporre. Questa Corte ha, infine, minato ulteriormente la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e colpito duramente e nuovamente, la credibilità della Nazione. Forse manca un idoneo dispositivo di legge sull'ambiente e una legge generale sui conflitti di interesse e sui doppi incarichi, considerato che molti illustri esponenti sono od hanno uomini sparsi nei cda di ditte e società preposte e vincitrici di gare di appalto per la gestione e lo smaltimento e la realizzazione di impianti inerenti al ciclo rifiuti. Per l'ambiente la legge l'abbiamo: Disegno di legge recante Disposizioni concernenti i delitti contro l’ambiente. Gli articoli più importanti riguardano: Inquinamento ambientale; Alterazione del patrimonio naturale, della flora e della fauna; Traffico illecito di rifiuti; traffico di materiale radioattivo o nucleare; 

Danno ambientale. Pericolo per la vita o l’incolumità personale.
Delitti ambientali in forma organizzata.

Questi alcuni dei reati introdotti dal disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri nella riunione del 24 aprile 2007.

Questo importante disegno di legge, firmato dall'allora Presidente del Consiglio Romano Prodi, non ha mai potuto godere dell'ultimo passaggio: l'inserimento nel Libro Secondo del Codice Penale del Titolo VI-bis intitolato: "Dei delitti contro l'ambiente".

Comprenderete tutti l'importanza di obbligare la nostra classe politica a tirar fuori dal cassetto questo documento. Le tante inchieste, processi, indagini non hanno valenza e possibilità alcuna senza potersi poggiare sul tale testo di legge e, questo, farebbe da apri pista ad altri importanti passaggi governativi a chiudere, per sempre, la strada ai conflitti di interesse e alle ecomafie.

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