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Arte, Genio e Follia. Il giorno e la notte dell’artista


Finalmente una mostra d’arte diversa, lontana dai clamori ai quali siamo oramai abituati da quando il genio artistico è diventato preda del business, almeno così io giudico quella in corso nel complesso museale di Santa Maria della Scala a Siena, ideata e curata da Vittorio Sgarbi, e visitabile fino al 25 maggio prossimo.

 

Arte, Genio e Follia. Il giorno e la notte dell’artista rappresenta il primo tentativo in Italia di indagine del rapporto tra produzione artistica e disagio mentale. Attraverso 9 diverse sezioni, affidate alla cura di grandi nomi del campo dell’arte, il pubblico si trova di fronte a opere che affrontano il tema della follia in modo immediato e di grande impatto emotivo. L’intento è quello di indagare “l’essere nel mondo” degli artisti attraverso le loro opere, senza tuttavia rinunciare alla fondamentale prospettiva storica e a tutti quei contributi che hanno studiato “arte, genio e follia” da altri punti di vista, siano essi di natura artistica, scientifica o medica

Una storia dell’arte dentro la storia della malattia mentale, partendo dal Medioevo e dalle sue navi di folli in rotta per l’isola di “Mattagonia”, passando per la vita manicomiale del XVII secolo, attraversando il positivismo che per la prima volta studiò la malattia mentale sotto il profilo biologico, fino ad arrivare ad artisti come Van Gogh, Munch, Strindberg e Kirchner nella sezione “Genio e follia al tempo di Nietzsche”, dei quali colpisce prima di tutto la consapevolezza del male oscuro che li stava divorando:

lavoro come un pazzo nella mia stanza, il che mi fa bene e scaccia, a quanto sembra, i pensieri strani. … Il mio pennello scorre fra le mie dita come se fosse un archetto di violino” (Van Gogh dal manicomio di Saint-Rémy, in una lettera al fratello Theo, a pochi mesi dal suicidio)

quando passeggio al chiaro di luna … rimango atterrito dalla mia stessa ombra … E vivo con i morti, con mia madre, mia sorella, mio nonno, mio padre” (Munch, dal suo diario)

Se si potesse trasformare completamente la sofferenza in creatività si schiuderebbero nuove incredibili possibilità. Io cercherò di farlo nella misura del possibile” (Kirchner )

Si prosegue con le opere dell’avanguardia europea definita “arte degenerata” dal regime nazista, per finire con il surrealismo di artisti come André Masson, Victor Brauner e Max Ernst, con i loro contenuti visionari e la pretesa di rappresentare una realtà assoluta, la “surrealtà”, sospesa tra realtà e sogno.

Quasi 400 opere tra dipinti e sculture, forse troppe, ma più che mai attuali in un’epoca in cui il male di vivere, il senso di straniamento, colpisce un’umanità oramai alla deriva in un contesto sociale ed economico imbarbarito a dispetto delle sue più apprezzabili intenzioni.

Per maggiori informazioni: http://www.artegeniofollia.it/

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