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Antonio Del Lungo

Antonio Del Lungo

Nato a Firenze nel 1965, Antonio Del Lungo si è laureato in Lettere e diplomato in Organo e Composizione Organistica. Svolge l'attività musicoterapista e formatore in ambito socio sanitario.

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  • Primo articolo giovedì 09 Settembre 2015
  • Moderatore da sabato 09 Settembre 2016
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  • Di Antonio Del Lungo (---.---.---.108) 26 settembre 2016 00:51
    Antonio Del Lungo

    la legge prevede che il quesito referendario ponga la domanda se si vuole approvare o non approvare la norma x. Ogni norma, oltre ad un numero progressivo e la data di approvazione, ha un titoletto di poche parole. In questo caso il titolo avrebbe dovuto essere qualcosa tipo "riforma del Senato, soppressione del CNEL e revisione del titolo V della parte seconda della Costituzione" Invece, furbescamente, si è dato alla legge un titolo spot che contiene valutazioni di merito tutte da dimostrare e nemmeno parte integrante della legge stessa. In linea con le telefonate dei call center quando ti chiamano e ti pongono la domanda "lei vuole continuare o vuole smettere di pagare la bolletta del telefono?" Il titolo di una legge non è e non può essere un sunto (parzialissimo e manipolatore, questo secondo me) ed il quesito referendario, per legge, non deve contenere un sunto, ma il titolo. Del resto di furberie ce ne sono molte, compresa quella di far passare mesi e mesi senza ancora dare una data per la consultazione. Quanto al merito il parlamento italiano ha varato negli anni della repubblica due norme al giorno, compreso i festivi, per oltre 50.000 norme. Il tempo medio di approvazione dalla commissione alla pubblicazione risulta un po’ meno di 65 giorni. Negli stessi anni paesi seri come la Germania o la Francia hanno varato 6000 norme la prima e 800 la seconda. Se c ’è un problema in Italia è la bulimia legislativa e non il suo contrario che è una vera leggenda. Quando in Italia non si fa una legge è solo perché non la si vuoòle far passare. In realtà la riforma non corregge gli snodi del bicameralismo perfetto (perfettamente riformabili attraverso i regolamenti parlamentari e leggi ordinarie), ma introduce, in tandem con l’italicum, un presidenzialismo nei fatti, senza presidente eletto e senza la conquista della maggioranza dei voti della lista vincente e in totale assenza di camere forti e di contrappeso al governo come invece in tutti i sistemi presidenziali. Chi arriva primo, anche se anni luce dall’avere il 50%+1 dei voti, prende tutto e diventa padrone assoluto di un esecutivo onnipotente. Per questo lo definirei un dispotismo plebiscitario. Poi quando si arriva ad affermare, come ha fatto il governatore dell’Emilia, che la vittoria del no aprirebbe ad una "escalation dell’estrema destra" cioè. il tutelare la Coastituzione nata dalla vittoria contro il nazzifascismo sarebbe un atto potenzialmente fascista, quando proprio il nuovo assetto potrebbe dare tutto il potere ad una minoranza reazionaria, abbiamo un esempio plastico della truffa e della manipolazione totale nelle comunicazioni sul merito della riforma...

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