• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Mondo > Dottrina Trump: farneticazioni o lucida strategia?

Dottrina Trump: farneticazioni o lucida strategia?

Le recenti rudi affermazioni di Trump, in merito ai piani di politica estera della sua prossima amministrazione, hanno fatto molto clamore e stimolato vortici di reazioni e critiche. Spesso bollate come le farneticazioni di un folle, hanno invece, secondo me, alcuni pregi di schiettezza comunicativa ed una logica comprensibile in ambito di mera strategia geopolitica.

In termini comunicativi, Trump ha utilizzato il linguaggio più tipico dei governi dispotici, che consiste nell’indicare gli obiettivi che si desidera raggiungere, senza giustificarli all’opinione pubblica dal punto di vista etico ed ammantarli di nobili valori. Tra le democrazie occidentali, è vecchia tradizione camuffare gli obiettivi strategici dietro una coltre di giustificazioni che fanno riferimento ad ideali e valori. Ad esempio, se abbiamo l’obiettivo di rovesciare il regime libico per ridefinire i rapporti commerciali ed i contratti petroliferi in essere, ci inventiamo una fantomatica rivolta popolare di aspiranti democratici nella città di Misurata, stroncata nel sangue dal dittatore di Tripoli con bombardamenti a tappeto; fatto questo, indossiamo la tuta di Superman che, animato solo da intenzioni filantropiche, interviene con tutti i suoi poteri militari per riportare pace e giustizia. Così come quando appoggiamo qualche rovesciamento violento di governo legittimo in paesi dell’est Europa/Caucaso, tiriamo in ballo la difesa delle reali aspirazioni di quei popoli. Democrazia, diritto internazionale, mandati di arresto delle corti penali internazionali, crimini di guerra e contro l’umanità, esistono solo se sono da attribuirsi ai nemici e tornano utili per giustificare la nostra reazione; quando invece siamo noi a compierli, come in questo momento a Gaza, semplicemente non esistono o sono subalterni ad altri valori etici ancor più robusti come “il diritto a difendersi”. Ecco, Trump non fa nulla di tutto questo, enuncia gli obiettivi come mere velleità per gli interessi del suo paese, non curandosi di edulcorarle e giustificarle con crociate per la difesa di nobili ideali. E dietro questa “trasparenza” comunicativa, appaiono chiari gli intenti strategici.

Riassumendo in poche battute quanto emerso dalle sue ultime dichiarazioni, i punti salienti saranno: 1) nessuna penetrazione commerciale dei BRICS in tutto il nord America, Nord Atlantico ed America centrale; queste aree sono blindate, commercialmente e militarmente. Il Canada deve diventare parte integrata della confederazione statunitense sul piano economico e commerciale, la Groenlandia non potrà mai offrire le sue risorse o strutture logistiche a gruppi o multinazionali afferenti ai BRICS o gli stessi paesi della Comunità Europea. Panama farà bene a calare la cresta ed abbassare i costi, oggi molto elevati, del transito per le navi USA. 2) Il Medioriente sarà sempre sotto il controllo americano tramite la sua piattaforma in loco che è Israele. Nessuna questione palestinese o di altro tipo, impedirà a Zio Sam l’esercizio senza limiti della forza per il controllo totale di quell’area e delle logistiche commerciali annesse quali, soprattutto, la piena disponibilità del canale di Suez. 3) Nessun interesse per i desideri strategici dei paesi ex patto di Varsavia entrati nella NATO. Se vogliono rimanere nella NATO e/o intraprendere azioni bellicose in quell’area contro la confederazione russa, lo facciano esclusivamente con i loro mezzi ed a loro spese. Stare nella NATO ha un costo, chi non vuole affrontarlo se ne vada pure. E per lo statuto NATO l’obiettivo dell’alleanza è la tutela del Nord Atlantico, non di aree lontane dell’est europeo. 4) In questa ottica il conflitto russo-ucraino è stato un folle errore dei predecessori incaponitisi di portare la NATO in Ucraina, idea folle per Trump, che ha scatenato inevitabilmente la guerra. Ha infatti ricordato come l’altolà alla NATO di entrare in quell’area fosse stato dato dai russi prima ancora che iniziasse l’era Putin. 5) Sembra assente l’interesse di sostenere conflitti per Taiwan, per la Georgia, come già per l’Ucraina, tanto cari, invece, alle amministrazioni dem. 6) Protezionismo con ogni mezzo per difendersi dalle aggressioni commerciali di Cina e BRICS ed anche dai paesi europei qualora si creino disparità negli scambi commerciali con surplus a favore del vecchio continente.

In conclusione, senza alcun fronzolo propagandistico, Trump ha descritto le intenzioni per il risiko geopolitico della sua prossima amministrazione. Interesse primario per il benessere commerciale, tutela di aree ben precise del globo, superamento della globalizzazione dei mercati e superamento anche di una visione geopolitica finalizzata ad acquisire caselle ovunque sulla scacchiera planetaria; l'interesse è ora solo e soltanto in quelle aree strategiche per la salute dei commerci americani. E’ un cambio non da poco rispetto a molti punti chiave delle dottrine Obama, Biden, Nuland ed annessi. Non rimane che vedere se, quanti e come, questi obiettivi saranno perseguiti. ADL

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità