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Referendum Costituzionale | Da quesito referendario a domanda retorica

Gira da giorni in rete il facsimile del quesito referendario... sembrava talmente grottesco che non me ne sono voluto minimamente occupare convinto si trattasse di una bufala; ma Renzi lo ha esibito dalla Gruber ed il quesito è davvero quello.
 
Leggiamolo:
“Approvate il testo della legge costituzionale concernente “disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?"
 
Per la prima volta nella storia della repubblica il quesito non si limita a citare l'articolo di legge ed il relativo titolo, da approvare o respingere, ma, cosa inaudita, ne propone un riassuntino tematico in forma di spot. Già perché l'elenco evidenzia solo alcuni aspetti apparentemente positivi, scelti come motivazioni di vendita accattivanti, non segnalando niente che possa risultare negativo.
Non spiega, per esempio, che rimane il Senato, rimane con importantissime funzioni, ma non potremo più votare i senatori; si spinge poi ad invocare il “contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni” come se la riforma deliberasse una generica e diffusa riduzione della spesa per tutte le istituzioni. Ora, non esiste una diretta conseguenza tra l’eliminare qualche unità o qualche tipologia di funzione e la relativa riduzione dei costi e, soprattutto, detti costi sono stabiliti e regolati da leggi ordinarie che nulla hanno a che fare con la materia referendaria.
 
Tutta l’impostazione truffaldina del quesito, trasformato in uno spot con la forma di domanda retorica, non è accettabile in democrazia e ricorda le retoriche totalitarie, come il tristemente noto “volete burro o cannoni?”. Sarebbe un po’ come chiedere ai cittadini se vogliono o meno sopprimerere una quota delle stazioni ferroviarie che servono il paese proponendo nel quesito: “volete superare la frammentazione degli arrivi e delle partenze, orari complicati, troppe coincidenze ed il contenimento dei costi per l’esercizio delle ferrovie?”
 
Ma per capire meglio cosa si dovrebbe fare e cosa invece fuoriesce dalla menzogna manipolatotrice di questo governo, basta andarsi a leggere il testo dell'ultimo referendum costituzionale di 10 anni or sono, quello per approvare o respingere la devolution disegnata dall’allora governo Berlusconi bis: 
“approvate il testo della legge costituzionale concernente “Modifiche alla parte seconda della Costituzione” approvato dal parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 269 del 18 novembre 2005?”; 
oppure il testo dell’altro quesito referendario del 2001, il cui esito confermò la modifica del titolo V voluta dai governi di centrosinistra:
"Approvate il testo della legge costituzionale concernente "Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione" approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 59 del 12 marzo 2001?". 
 
 Ecco, credo che la presente vicenda sia esemplare per segnalare verso quale deriva di dispotismo plebiscitario questo governo stia spingendo il paese e di come l’esecutivo attuale risulti, anche in atti formali, sostanziali, importantissimi e solenni come questo, incommensurabilmente più superficiale e disinvolto, per usare eufemismi, di qualsiasi altro passato governo della Repubblica.
 
Antonio Del Lungo

Commenti all'articolo

  • Di GeriSteve (---.---.---.174) 25 settembre 2016 15:51

    ottima e terribile sintesi della situazione attuale.

  • Di praox (---.---.---.116) 25 settembre 2016 23:23

    Credo invece che sia la prima volta che venga esposto con chiarezza il quesito che gli italiani andranno a votare, rendendo facile l’interpretazione. Inoltre il contenuto del testo referendario e’ il sunto della riforma che si sviluppa in molti aspetti che conformano il funzionamento dell’apparato statale.
    Di dispotismo vedo solo la pervicace azione di alcuni gruppi di distorcere gli obiettivi di questa riforma che ridarebbe slancio al funzionamento dello Stato.

    • Di Antonio Del Lungo (---.---.---.108) 26 settembre 2016 00:51
      Antonio Del Lungo

      la legge prevede che il quesito referendario ponga la domanda se si vuole approvare o non approvare la norma x. Ogni norma, oltre ad un numero progressivo e la data di approvazione, ha un titoletto di poche parole. In questo caso il titolo avrebbe dovuto essere qualcosa tipo "riforma del Senato, soppressione del CNEL e revisione del titolo V della parte seconda della Costituzione" Invece, furbescamente, si è dato alla legge un titolo spot che contiene valutazioni di merito tutte da dimostrare e nemmeno parte integrante della legge stessa. In linea con le telefonate dei call center quando ti chiamano e ti pongono la domanda "lei vuole continuare o vuole smettere di pagare la bolletta del telefono?" Il titolo di una legge non è e non può essere un sunto (parzialissimo e manipolatore, questo secondo me) ed il quesito referendario, per legge, non deve contenere un sunto, ma il titolo. Del resto di furberie ce ne sono molte, compresa quella di far passare mesi e mesi senza ancora dare una data per la consultazione. Quanto al merito il parlamento italiano ha varato negli anni della repubblica due norme al giorno, compreso i festivi, per oltre 50.000 norme. Il tempo medio di approvazione dalla commissione alla pubblicazione risulta un po’ meno di 65 giorni. Negli stessi anni paesi seri come la Germania o la Francia hanno varato 6000 norme la prima e 800 la seconda. Se c ’è un problema in Italia è la bulimia legislativa e non il suo contrario che è una vera leggenda. Quando in Italia non si fa una legge è solo perché non la si vuoòle far passare. In realtà la riforma non corregge gli snodi del bicameralismo perfetto (perfettamente riformabili attraverso i regolamenti parlamentari e leggi ordinarie), ma introduce, in tandem con l’italicum, un presidenzialismo nei fatti, senza presidente eletto e senza la conquista della maggioranza dei voti della lista vincente e in totale assenza di camere forti e di contrappeso al governo come invece in tutti i sistemi presidenziali. Chi arriva primo, anche se anni luce dall’avere il 50%+1 dei voti, prende tutto e diventa padrone assoluto di un esecutivo onnipotente. Per questo lo definirei un dispotismo plebiscitario. Poi quando si arriva ad affermare, come ha fatto il governatore dell’Emilia, che la vittoria del no aprirebbe ad una "escalation dell’estrema destra" cioè. il tutelare la Coastituzione nata dalla vittoria contro il nazzifascismo sarebbe un atto potenzialmente fascista, quando proprio il nuovo assetto potrebbe dare tutto il potere ad una minoranza reazionaria, abbiamo un esempio plastico della truffa e della manipolazione totale nelle comunicazioni sul merito della riforma...

    • Di linuxfan (---.---.---.11) 26 settembre 2016 09:27

      Concordo pienamente. Il buon Praox a cui lei ha risposto sembra imbottito di catechismo governativo acritico e ignorante.

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