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Concorsi | Un malcostume antico che non fa scandalo, una ministra, un paese senza speranza...

La pittoresca Ministra Fedeli era l'altra sera ospite a Zapping (radio 1 RAI) a chiacchierare dello scandalo ora scoppiato sui concorsi nelle università. Ha detto che non ha sentore che il problema sia esteso (una malattia, non una epidemia lo ha definito), che si tratta, nel caso, di corruzione, che lo sradicherà e che comunque tutto questo non ha alcun nesso con la fuga dei cervelli in atto. Ha aggiunto pure che i concorsi le risultano trasparenti e regolari. Bene, cara Ministra, sapevamo che ha raramente messo piede dentro una università italiana quindi permetta che Le racconti qualcosa:
1) è un fenomeno diffusissimo da sempre, almeno dalla fine del XIX secolo. E' infatti da quando esiste l'Italia unita che può trovare con estrema facilità figli, nipoti, fratelli, consorti e portaborse di fiducia, insegnare insieme o in successione, all'università, spesso persino la stessa materia, nella stessa cattedra dello stesso ateneo.
2) Questo fenomeno, che farebbe trasecolare un qualsiasi orientale o anglosassone, non si è attenuato, al punto che ancora oggi può contemplare nuove generazioni di figli e nipoti d'arte succedere ad insegnare nelle cattedre dei propri avi e quasi essere orgogliosi della cosa e del nome che portano.
3) Non definirei il fenomeno semplicemente corruzione, ma anche occupazione indebita di cosa pubblica. Un sistema ben oliato dove una casta di accademici utilizza la propria posizione per favorire direttamente propri parenti o scambiare favori tra colleghi sempre per favorire, questa volta indirettamente, i propri affini.
4) Parlava di rigore e regolarità nei concorsi, ma evidentemente non ha chiarissimo come molti di questi funzionino. Il meccanismo è genialmente semplice. Ogni aspirante accademico, come tutti, si specializza su qualche argomento specialistico e sovente su quello è pure bravo, soprattutto quando può contare sui consigli del genitore/parente. Ma sapere tanto di una nicchia specialistica, spesso ultraspecialistica, non assicura per niente di essere uno studioso ed un didatta migliore di altri. La commissione di concorso è composta frequentemente da una accolita di amici baroni che hanno il gioco facilissimo per orientare, anzi decretare proprio, l'argomento del concorso stesso che, guardacaso, il più delle volte è proprio quello della specializzazione del rampollo da piazzare. Concorsi trasparenti, certo, trasparentissimi nel rivelare come spesso gli argomenti siano scelti su misura perfetta del predestinato a vincerlo.
5) Sicuramente la fuga di decine e decine di migliaia di cervelli non è causata solo da questo, esattamente come una notevole quota di docenti assunti risultano i più meritevoli, ma rovesciamo la questione. Il meccanismo di cui parliamo screma al contrario una quota dei docenti delle accademie, le fucine delle nostre classi dirigenti. Il fatto che i rampolli accedano facilmente alle cattedre in grandi percentuali, ostacolando l'entrata dei migliori studiosi, spesso impossibilitati a vincere in un gioco truccato, determina che questi ultimi emigrino, siano accolti con grande onore altrove e vadano ad impreziosire le fucine delle classi dirigenti altrui; e a questo danno pure la beffa di quello che ci è costato educarli e formarli.
Mi conceda una ultima considerazione: il suo partito, il suo segretario, divo funesto del precedente governo, ha operato una riforma della scuola, ironicamente denominata "la buona scuola", dove ha sposato ed imposto il criterio della selezione del personale e dei docenti operato anche in base al potere discrezionale del nuovo superpreside. Per muovere i primi passi nella scuola, per costruire il curriculum e l'esperienza professionale, non ci saranno più oggettive graduatorie per titoli e servizio, ma chiamate discrezionali. L'ex primo ministro, che ha costruito tutta la sua carriera sulle relazioni privilegiate ed amicali, ritiene di migliorare la scuola aprendo anche in questo settore, ad oggi rimasto indenne, alcuni di quei processi che ammorbano da sempre l'università. Nel paese delle mafie, le camorre, le congreghe, le logge, le confraternite pseudoreligiose, le tessere di partito, le parentopoli, riuscirà devastante aver smontato quei meccanismi oggettivi che fino ad oggi hanno impedito la presenza di consanguinei e compari lavorare nella stessa scuola, magari dopo scambi reciproci di favori.
Siamo messi male cara Ministra, malissimo; e la presenza di vertici decisionali non troppo informati come Lei, abbinata a maestri di amicopoli come quelli di certi gigli magici, rischiano di rappresentare i chiodi della bara nella quale il potere italico sta seppellendo presente e futuro di questo modesto paese.
Antonio Del Lungo

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