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Ancora sui Diritti dell’Uomo – Il giornalista Mauro De Mauro

Dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948: Articolo 19 - Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.

Nell’estate di quarantuno anni orsono il vostro cronista era un ragazzo che approfittava delle vacanze estive per far visita a Palermo allo zio. Lo zio, ingegnere, lo aveva portato con sé in un sopralluogo insieme ad altre persone, in macchina per le vie cittadine affollate di macchine più del solito: posti di blocco delle forze dell’ordine rallentavano la già di per se caotica circolazione automobilistica. Era successo qualcosa, avevano rapito un giornalista del quotidiano della sera L’Ora , un certo Mauro De Mauro. Si lamentava dei posti di blocco, il cliente dello zio alla guida, perché quel De Mauro era un tipo che parlava troppo e per lui non valeva certo la pena di preoccuparsi. Quanto spreco quei militari che avrebbero potuto meglio occuparsi di altro, ad esempio dei pescatori di frodo, che sistematicamente mettono le bombe a mare per pescare distruggendo tutto!

Oggi, dopo quarantuno anni, nulla si è riusciti a sapere sulla sorte del giornalista Mauro De Mauro:

la Corte d’Assise del Tribunale di Palermo ha assolto, qualche giorno fa, Totò Riina dalle accuse formulate dal PM Antonio Ingroia perché ha ritenuto le prove incomplete in quanto manomesse o sottratte da soggetti appartenenti anche a settori deviati delle forze dell’ordine e dei servizi segreti. Per questo ha chiesto alla Procura di procedere per falsa testimonianza nei confronti di:

  • Bruno Contrada, ex funzionario del Sisde;
  • Pietro Zullino e Paolo Pietroni, all'epoca redattori del settimanale Epoca;
  • Giuseppe Lupis, avvocato ed uomo dei servizi segreti;
  • Domenico Puleo che avrebbe distrutto il nastro sul quale era registrato l'ultimo intervento pubblico di Enrico Mattei, il presidente dell'Eni morto sull'aereo sabotato il 26 ottobre 1962 a Bascapé (Pavia).

Il legame fra il caso Mattei e la scomparsa di De Mauro è in una dichiarazione dell’ex capo della Mobile di Palermo Boris Giuliano, poi ucciso in un attentato mafioso, al PM Ugo Saito: il giornalista si stava occupando della sceneggiatura di un film di Francesco Rosi sulla scomparsa di Enrico Mattei ed i servizi segreti, nel corso di una riunione tenutasi a Villa Boscogrande, avevano deciso di fermare il suo lavoro in quel modo. Di Enrico Mattei si era occupato De Mauro nel corso della sua attività di cronista investigativo sulla mafia a proposito del suo intervento sulla politica siciliana per l’appoggio che aveva dato alla formazione del governo regionale presieduto da Silvio Milazzo e formato da comunisti, socialisti, monarchici, missini e fuoriusciti della Democrazia Cristiana, con quest’ultima costretta all’opposizione. Questo un governo regionale, alla prima occasione, con una legge speciale aveva favorito in modo smaccato i potentissimi esattori Nino ed Ignazio Salvo, considerati vicini alla mafia.

Non è facile fare il giornalista in Italia: il premio Strega 2010 Antonio Pennacchi lo ha detto con straordinaria sintesi affermando che “in Italia vi è libertà di stampa, ma non vi è una stampa libera”. Farlo nel Meridione è quasi impossibile (a meno di non occuparsi solo di migranti e di rom). Dopo Mauro De Mauro, abbiamo avuto Beppe Alfano di Barcellona Pozzo di Gotto e Giuseppe Fava di Catania. C’è ancora tanto da fare da queste parti in ordine ai diritti umani.

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