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Adro, piccole trote crescono

La scuola pubblica? Oggetto di allevamento di nuove leve leghiste. Ad Adro la scuola pubblica più padana d’Italia.

Dopo aver affamato bambini delle elementari perché i genitori non avevano puntualmente saldato la retta della mensa, i sindaci leghisti non smettono di stupirci.

Adro, amena località segnalata su Google Maps da ben due foto, si trova nel settentrione del nostro Paese, precisamente nella provincia di Brescia. Lì il sindaco Oscar Lancini, dopo aver intitolato la scuola elementare comunale ad uno dei fondatori ideologici (se di ideologia si può parlare) del movimento leghista, Gianfranco Miglio, ha lanciato il cuore oltre l’ostacolo: ha ordinato di decorare la struttura scolastica della cittadina con più di settecento simboli del Sole delle Alpi, il simbolo - per intenderci - che contraddistingue la Lega da decenni. Il tappetino della scuola; la pattumiera esterna con spegni sigarette costituito dai petali del celeberrimo logo; c’è chi azzarda che anche il porta carta igienica possa richiamare il logo di partito.

Indignazione da ogni dove: la cittadinanza insorge reclamando l’indipendenza della scuola pubblica dalla prepotenza dei partiti. A destra e sinistra scetticità diffusa: Bossi dichiara “Forse Lancini ha esagerato un po’, di simbolo ne bastava uno bello...”; Vendola associa a questo gesto la manifestazione più evidente di quanto la Lega intenda attuare con il tanto sbandierato federalismo “solidale” una sostanziale secessione politica del Paese; Casini dichiara: “I bimbi non appartengono a nessuno e vanno lasciati fuori dalla politica"

E il governo? Tutto clamorosamente tace.

La Ministra dell’Istruzione Pubblica, che dovrebbe difendere i diritti dei bambini a prescindere dall’orientamento politico che manifestino (all’ormai più che matura età di 7 anni?!), e soprattutto senza che quello dei genitori infici in alcun modo la valutazione e l’ambiente di riferimento dei ragazzi, dopo aver ricevuto qualche sgomitata dalla maggioranza ha deciso di intervenire con un’incisiva missiva diretta al sindaco. Che, però, pare non sia mai arrivata.

E’ questo l’ennesimo capitolo di un estremismo politico che diventa estremismo istituzionale. La convinzione assoluta di avere dalla propria il potere di decidere di quanto è pubblico perché, non essendoci intestazioni dirette di proprietà in merito alla scuola di Adro, il sindaco ha pensato potesse essere ritenuta terra di nessuno. Quindi, terra sua.

E allora via alle scuole di partito, dove vengano allevati piccoli leghisti.

Allo sdegno per questa assoluta mancanza di senso del pudore e dell’opportunità, si associa un risentimento che -trasversale- unisce professori e genitori. I primi, già in quanto dipendenti pubblici etichettati come nullafacenti ed esposti al pubblico ludibrio per le proprie presunte inadempienze, non solo sono pagati quattro soldi pur adempiendo al fondamentale compito di formare l’Italia del domani, ma devono anche trovarsi ad insegnare in strutture scolastiche violentate dalla politica; i secondi, strumentalizzati e alla mercè di un partito governativo che si arroga il diritto di coinvolgere i loro figli nella più bieca campagna elettorale mai vista.

Mi domando quando arriveremo all’olio di ricino e alle punizioni in ginocchio sui ceci.

In tal senso, conforto il ministro Maroni: siete sulla buona strada.

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