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Francesco

Giornalista professionista, so perché ho scelto questo lavoro e non me ne pento ma dubito sempre di più che in Italia sia possibile vivere facendo questo mestiere.

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  • Primo articolo lunedì 05 Maggio 2009
  • Moderatore da mercoledì 05 Maggio 2009
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Ultimi commenti

  • Di Francesco (---.---.---.153) 27 aprile 2010 15:12

    Partendo dal finale, si può dire che l’intento è la cancellazione della memoria storica.
    Ci vuol poco a rendere un popolo "smemorato", basta cambiare l’informazione su un dato momento storico e il gioco è fatto. La democrazia senve anche a questo. Finché c’è libertà, c’è anche la possibilità di controbattere alle falsità storiche.
    A mio avviso, gli "antifascisti" hanno e continuano a commettere un errore fondamentale. Il continuo richiamo alla guerra civile come momento determinante dell’attuale assetto politico/sociale italiano, se da una parte è giusto perché è un momento storico da non dimenticare, dall’altro crea i presupposti per tutte quelle obiezioni miranti ad includere nella lotta di liberazione anche coloro che combattettero nella parte avversa.
    Ed è proprio il binomio fascismo/antifescismo a rendere possibile ciò.
    E’ vero che negli anni sessanta e settanta ci fu, in Italia, la strategia della tensione (stragi di piazza fontana, piazza della loggia e stazione di bologna) mirante a destabilizzare la democrazia, ma è altrettanto vero che, detta strategia è fallita e che la democrazia oggi è di fronte si, ad un’altra sfida ma questa sfida si sta svolgendo su un piano falsamente democratico, cioè non violento. Inoltre, ci fu una reazione dell’estrema sinistra(?) altrettanto violenta che provocò, in Italia, una ripulsa non solo del fascismo, ma di ogni dittatura.
    Parlare di resistenza senza tener conto della storia del dopo guerra (andrebbero analizzate anche le aspettative rivoluzionarie dei comunisti, e conseguenti azioni, che furono disattese dagli accordi tra gli alleati) , significa, da una parte dare maggior preminenza a una sola componente del movimento di liberazione, cioè interpretare la storia a senso unico; dall’altra, permettere ai finti democratici di sbandierare il tentativo di detta componente di istaurare una dittatura.
    Sia la guerra di liberazione sia la storia del dopo guerra ci dovrebbe insegnare che il significato del 25 Aprile è la laicità dello stato perché solo essa ci permetterà di contrastare ogni tentativo di restauro dell’illegalità, nera o rossa che sia.

  • Di Francesco (---.---.---.153) 27 aprile 2010 14:17

    Bella quella dei pellegrinaggi anche se di solito si fanno in luoghi "mitologici", e l’Italia ne ha da vendere. Ad esempio, Caorle potrebbe essere una meta utile per verificare l’impossibilità di smaltire le scorie.
    Comunque sia, che alla sig.ra piaccia vivere sopra (o, perché no, magari all’interno), il sito sono affari suoi, sono invece nostri quando cerca di imporre le sue(?) idee agli italiani che si sono (e che, comunque, ancora oggi la pensano allomstesso modo) espressi chiaramente sul referendum.
    Mi chiedo una cosa: perché, invece di spendere soldi in campagne pubblicitarie per convincere gli italiani, non rifanno il referendum? hanno forse paura della risposta? se consideriamo l’opposizione che arriva dalle regioni, credo proprio di si.

  • Di Francesco (---.---.---.61) 21 marzo 2010 21:59

    Niente di nuovo all’orizzonte.
    Aspettarsi un programma "sociale" da una persona che, fin dall’inizio, non ha fatto altro che promesse senza mai portare dati a sostegno è vana speranza.
    E’ logico che la politica di un "capo populista" usi il popolo come arma per affermarsi, e questo comporta anche promesse che coinvolgono il popolo emotivamente anzi, più l’emozione è forte, più il risultato è sicuro.

  • Di Francesco (---.---.---.243) 15 marzo 2010 14:05

    E’ una storia molto triste e sinceramente, non avendo mai avuto di questi problemi, non saprei che cosa dire a parte, forse, quello che successe quando fui licenziato, ma parliamo di 35 anni fa. Da quando esposi alla sede il problema, alla sua soluzione (ci mettemmo d’accordo sul risarcimento dei mesi che rimasi senza lavoro) davanti al giudice di pace passarono meno di due mesi.
    Il problema oggi, oltre al lassismo dei sindacati, ma questo problerma esisteva anche negli anni 60, è stato proprio l’azione autonoma dei lavoratori a "svegliare" le organizzazioni e a convincerle che se non si davano una mossa, i lavoratori avrebbero preso altre strade, sono le aspettative dei lavoratori in "generale". Allora la lotta aveva come obiettivo la partecipazione sia politica che pratica (al benessere), oggi, dopo avere ottenuto la seconda, si aspetta che la si mantenga e questo sfaza i rapporti di forza necessari ad azioni collettive miranti a ripristinare le conquiste fatte.
    Naturalmente questo non c’entra col suo poblema che, come detto, non conosco.
    Ho voluto rispondere qui al suo commento sul mio articolo.
    Saluti

  • Di Francesco (---.---.---.216) 8 gennaio 2010 19:14

    L’immigrazione, clandestina e non, ha proseguito tranquillamente anche durante i governi della destra tra 2001 e 2006, è persino aumentata: chi la "importa" sono semplicemente gli imprenditori che cercano manodopera a basso costo. L’unica soluzione vera è lavorare per l’integrazione, le barriere e le persecuzioni sono inutili e controproducenti, pura propaganda. 


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