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Giochiamo alla guerra

Una spesa prevista di 16 miliardi di euro per acquistare 131 cacciabombardieri Jsf-F35: circa 270 euro a testa per tutti i cittadini, compresi i bambini appena nati. Per giocare alla guerra, si sa, i soldi si trovano sempre. Quei soldi che non ci sono per finanziare provvedimenti sociali in tempo di crisi. Ma del resto l’acquisto di questi aerei non è una questione solo italiana, ma riguarda tutta la Nato ed è previsto da anni.

Infatti l’accordo per l’acquisto degli aerei fu firmato dal governo Prodi e la prima decisione in merito fu presa dal governo D’Alema nel lontano 1998. Ai tempi del governo Prodi la sinistra cosiddetta radicale fu più volte crocifissa nei giornali e nelle televisioni perché aveva osato opporsi al rifinanziamento della missione in Afghanistan e all’aumento delle spese militari, anche se quelle decisioni erano una chiara violazione del programma per cui quel governo era stato eletto.
 
Opporsi infatti era giustissimo a norma di Costituzione, nel caso qualcuno ancora ricordasse l’articolo 11 che dice chiaramente che l’Italia ripudia la guerra offensiva. Un articolo su cui, al tempo, erano d’accordo tutti. Il pacifismo era patrimonio delle sinistre come dei cattolici. Oggi invece è il contrario, è la guerra ad essere patrimonio di tutte le forze politiche. Così oggi tutti sono d’accordo che impegnarsi fino al 2026 per produrre aerei da guerra è una fantastica idea, anche se persino il senato americano è preoccupato per i costi dell’operazione, che continuano a lievitare.

Il problema è che nei Paesi occidentali le lobby militari sono potenti e ampiamente compromesse con la politica, quindi i mezzi d’informazione non dicono mai esattamente quello che stanno facendo. Infatti la campagna pacifista di questi giorni contro l’assurdo acquisto di questi aerei è stata tranquillamente ignorata dalla quasi totalità dei mezzi d’informazione e persino in rete ha uno spazio molto inferiore a quello che meriterebbe, semplicemente perché nella popolazione manca la sensibilità per capire quanto sarebbe importante informarsi e nel caso opporsi a decisioni che vengono prese in modo completamente antidemocratico.

Perché l’industria della guerra marcia felice fianco a fianco con la sua principale alleata, l’industria del petrolio e del gas. Che tipo di mondo farebbe salire alle stelle i già enormi profitti degli uomini che dominano queste industrie? Un mondo che continua a inquinare, che continua a combattere per il petrolio, un mondo sempre più devastato dai cambiamenti climatici, che precipiterà nella guerra per la sopravvivenza, combattuta con armi terribili. Il sogno segreto di chi governa il mondo dietro le quinte, il più terribile incubo dell’umanità.
 
No F35. La campagna consegna le firme al governo

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.192) 23 dicembre 2009 16:52

    L’idea e l’appello è sicuramente legittimo, ma presentato così è quanto meno demagogico.

    Bisogna partire dal presupposto che la nostra nazione ha deciso di avere un esercito, una marina ed una aviazione. E’ stato deciso un certo standard di operatività, che vuol dire tot navi, tot carriarmati, tot aerei. Per mantenere questo standard di operatività sono stati stanziati dei fondi, che appunto vanno in navi, carirarmati ed aerei.

    Non si può dire NO AGLI AEREI e basta, senza accollarsi anche la responsabilità di smantellare l’operatività di una cospicua parte delle nostre forze armate. L’appello non demagogico e realistico sarebbe: smantelliamo l’aviazione militare.

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