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La banalità del razzismo

Il razzismo può diventare parte integrante di una nazione in un tempo davvero breve, come si vede chiaramente nell’Italia di questi giorni. Perché avvenga è sufficiente una rapida diffusione dell’intolleranza attraverso la politica e i mezzi d’informazione. Pochi anni di massiccia propaganda contro gli immigrati sono bastati per far diventare il razzismo banale e normale. E’ il caso quindi di ricordare le enormi differenze tra la realtà e i pregiudizi divenuti ormai patrimonio comune.

La banalità del razzismo

Nella realtà l’immigrazione costituisce per il paese ospitante un gigantesco vantaggio economico, oltretutto un vantaggio non privo di colpa, perché fondato sullo sfruttamento indiscriminato del lavoro degli immigrati. L’immigrazione non ha nessun reale effetto sul tasso di criminalità, che infatti in Italia è in lieve calo negli ultimi anni. Nella realtà inoltre gli immigrati sono vittime di crimini da parte di cittadini italiani tanto quanto gli italiani sono vittime di crimini da parte di stranieri, anche se nessuno lo dice. E in ogni caso qualsiasi tasso di criminalità in un determinato gruppo etnico non è certamente una giustificazione per il razzismo. In primo luogo perché le colpe individuali non sono colpe collettive. Attribuire colpe collettive per azioni individuali è fascismo, persecuzione, razzismo. In secondo luogo perché per ogni immigrato che ha commesso un reato ce ne sono 99 che vivono e lavorano onestamente, di cui non si parla. E molti di loro ricevono dai cittadini e dallo stato italiano un trattamento ingiusto che non hanno fatto nulla per meritare. 

più perseguitati sono certamente i Rom. Nel nostro paese la popolazione di origine nomade supera le 100.000 persone, ma gran parte di essi sono Sinti, i nomadi occidentali che vivono in Italia dal 1400 e sono completamente integrati, o Rom originari dell’est Europa che vivono in Italia da decenni. Gli "zingari" che vivono effettivamente nei campi nomadi e sono il bersaglio preferito del razzismo sono solamente 12.000, secondo un censimento del governo in carica. Troppo pochi per poter commettere tutti i crimini che vengono loro attribuiti. L’informazione infatti parla dei nomadi solo per episodi di delinquenza o presunti rapimenti di bambini (che si sono sempre rivelati falsi) ma non dice che la maggior parte di loro in realtà vive normalmente e che quelli che non ci riescono subiscono una continua persecuzione da parte delle istituzioni locali, invece degli aiuti di cui dovrebbero beneficiare per apposite norme dell’Unione Europea. I comuni e lo stato italiano continuano a demolire i loro campi, a deportarli da un luogo all’altro, nonostante le numerose proteste ricevute per questo comportamento da parte della UE e dell’ONU. Recentemente l’Alto Commissario dell’Onu per i Diritti Umani ha visitato il nostro paese, ma poiché non aveva nulla di lusinghiero da dirci in merito a questo argomento, i media italiani hanno pensato che non era il caso di comunicare al pubblico questa notizia

Uno stato con 60 milioni di abitanti potrebbe, volendo, integrare molto facilmente poco più di 10.000 persone, sottraendole al degrado. L’Italia però preferisce perseguitarli. E’ impossibile infatti mandare i figli a scuola e costruire un futuro per loro se uno stato ti costringe a vivere in accampamenti temporanei che vengono periodicamente demoliti. E se poi un ragazzino muore per un incendio in un campo dove bisogna scaldarsi con mezzi di fortuna questo non è un caso, ma il risultato di sgomberi e persecuzioni.

Ma il modo in cui vengono trattati i Rom è solo una piccola parte dell’avanzata del razzismo in Italia. La Corte di Cassazione ha stabilito che un immigrato non regolare può essere espulso anche se nel nostro paese ha una normale famiglia con figli che vanno a scuola. E a Roma un gruppo di persone ha devastato un bar frequentato da immigrati bengalesi, ferendo 14 persone. 

Sono i vari aspetti del razzismo che va avanti giorno dopo giorno, nel disinteresse della maggioranza e nel silenzio dei mass media. Proprio i mezzi d’informazione sono la chiave di questa situazione. Se in Italia ci sono ormai quasi 5 milioni di immigrati ma la gran parte di tv e giornali per anni e anni ha parlato soltanto dello 0,1% che ha commesso un reato ovviamente la percezione dell’immigrazione nell’opinione pubblica non può essere buona. E’ un esempio perfetto di informazione scorretta, la parte che viene presentata come rappresentazione del tutto anche se in realtà non lo rappresenta per nulla. 

Gli immigrati sono anche le persone che vivono onestamente in Italia da anni ma vengono imprigionate, innocenti, nei Centri di Identificazione ed Espulsione, sono i ragazzini in fuga dalla guerra che muoiono tentando di attraversare le nostre frontiere, i profughi a cui viene negato il diritto di asilo in violazione di norme internazionali, i bambini che non potranno andare a scuola nel quartiere o nel paese dove vivono a causa di un’altra legge razziale assurda e discriminatoria che impone un massimo di alunni "stranieri" per classe, le persone che rischiano di essere imprigionate o espulse quando perdono il lavoro anche se non hanno fatto assolutamente nulla di male, le enormi difficoltà burocratiche per rinnovare il permesso di soggiorno o ottenere la cittadinanza anche quando se ne avrebbe pieno diritto. 

Tutte notizie che non vanno in televisione, mentre il sindaco di Milano, una delle maggiori città italiane, chiede le perquisizioni casa per casa senza mandato del giudice, sul modello nazista. La legge non è affatto uguale per tutti nell’Italia governata dal partito "dell’amore e della libertà". C’è una legge per sua Maestà il Primo Ministro consacrato dal popolo televisivo e per i suoi amici stretti, che possono violare qualsiasi legge senza temere conseguenze. C’è poi la legge per i cittadini comuni, a cui non vengono fatti sconti. E infine per perseguitare gli immigrati onesti ci sono le leggi razziali che violano la Costituzione e la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo ma, poiché la televisione non lo dice, l’Italia non lo sa. 

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