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XXI – Vingt et un, la nuova dimensione del reportage

XXI, una nuova esperienza di narrative writing in Francia. A metà tra informazione e racconto, questo "mook", fusione di magazine e book, restituisce spazio e dignità all’arte del reportage, puntando sul rifiuto della brevità a tutti i costi e sull’informazione indipendente, il cui unico imperativo è recarsi sul posto e prendere il proprio tempo per raccontare una storia. 

Sono passati due anni da quando XXI – Vingt et un è comparso sugli scaffali delle librerie di tutta la Francia. Il 17 gennaio del 2008 quest’oggetto non ancora identificato spuntava nel panorama della stampa francese dando inizio ad una sfida che, dopo due anni, può dirsi indubbiamente vinta. E, in tempi di crisi e di disfatta, in cui dare per spacciata la stampa è quasi diventato un luogo comune, ha realizzato un vero e proprio miracolo dell’editoria.

Copertina “all’italiana”, cioè in orizzontale, colori accesi, illustrazioni ammiccanti, e titoli civetta che rimandano ai grandi reportage e ai nomi importanti del giornalismo e dell’illustrazione, francesi e non solo. Quasi duecento pagine di articoli, inchieste, graphic novel, servizi inediti. È con questi assi nella manica che XXI approda nelle librerie e nelle grandi catene di distribuzione editoriale, come Virgin, Fnac e i Relay delle stazioni e degli aeroporti di Francia, con un primo numero che, in barba a qualsiasi legge del marketing, raggiunge le 41.000 copie vendute. La curiosità iniziale, il grande punto interrogativo, sono stati solo il motore iniziale che hanno attirato i lettori francesi, da subito soddisfatti dalla diversità, dall’ampio respiro e dalla ventata di freschezza di un insolito soggetto operante dell’informazione, lontano dai titoli strillati dalle edicole e dai bombardamenti di agenzie, che frammentano la realtà in frasi semplici senza predicato.

XXI nasce dall’incontro fortuito tra Patrick de Saint-Exupery, ex giornalista e inviato a Le Figaro, e Laurent Beccaria, fervente direttore della casa editrice indipendente Les Arènes, e dal sogno audace di questi due professionisti della stampa e dell’editoria di dare vita a qualcosa di diverso e opporsi a quella deriva giornalistica che rende l’articolo simile sempre più ad una sintesi e il lettore sempre più vicino ad un consumatore. Da qui l’idea di chiamare la rivista come il secolo appena iniziato, secolo della rivoluzione dei media, della carta stampata che trova nel web prima un nemico e poi un alleato, del giornalismo che prende con sé i più diversi attributi.

“Rien céder sur la valeur du journalisme”, punta tutto sull’altissima qualità dei reportage la sfida di Beccaria e Saint-Exupéry alla logica della rapidità. L’obiettivo, raggiunto e oltrepassato, è quello di situarsi al confine tra informazione e racconto: XXI racconta storie che esigono il proprio tempo e veicola finalmente un nuovo modo di fare giornalismo indipendente che ha come solo imperativo quello di recarsi sul posto e di immergersi in una realtà differente. Anche a costo di spegnere, in un primo momento, telecamera e microfoni. XXI trova le sue radici nei grandi giornali d’oltreoceano, tra cui The New Yorker, Granta e Vanity Fair, e punta a riproporre in Francia quello che la tradizione giornalistica anglosassone ha chiamato “narrative writing”. I reportage, i documentari, le storie scelgono deliberatamente di non evocare un immaginario già condiviso, ma di scardinarlo, di de-costruirlo a favore del reale. Tra le pagine si aprono nuove finestre sul mondo, echi di quello che accade quotidianamente in quelle parti del pianeta non obbligatoriamente sulla cresta dell’onda o sulle prime pagine dei giornali.

Coraggiosa è infatti anche la scelta di non rincorrere necessariamente l’attualità, ma di lasciarsi guidare dalla curiosità per il mondo, per le esistenze che continuano sottovoce, senza far rumore, i piccoli universi che crescono ai margini delle città o semplicemente all’angolo della strada, ad un ritmo troppo lento per farsi notare e acchiappare dalla rapidità dell’informazione attuale. Reportage da leggere come un libro (non a caso se ne parla usando il neologismo “mook”, fusione di magazine e book), che finalmente abbandonano l’imperativo dell’immediatezza e sfidano le leggi della brevità e dell’istantaneità, opponendosi al principio dell’informazione disarticolata, allo zapping delle notizie, volendosi senza confini geografici, convenzioni sociali e, soprattutto, senza invadenti spazi pubblicitari.

È così che il lettore non è più un consumatore, ma un viaggiatore incuriosito. Che, volta per volta, si ritrova sulle tracce dei rom in giro per il mondo sulla scia delle immagini di Emmanuel Guibert e delle foto di Alain Keler. Oppure, sull’autostrada riservata ai camionisti, in compagnia di uno di loro, in una sognante notte iraniana disegnata da Oliver Kugler. O ancora, a cogliere le albicocche dagli alberi di mezza Europa, nel reportage illustrato di Erwan Manac’h.

I servizi non si bruciano nel tempo e nella lunghezza di 3000 battute ma invitano a fuggire la superficialità e ad approfondire, seguendo i sentieri indicati dalla rubrica finale “pour aller plus loin”, per andare più lontano, punto di partenza per ulteriori incursioni nel mondo reale attraverso una serie di link, titoli, pellicole, documentari, grafici e cronologie.

Le talent se moque des catégories. L’important, c’est de se rendre compte du réel”, così ha dichiarato Laurent Beccaria. Infischiandosene di generi e categorie, mescolando il reportage all’illustrazione e facendo del fumetto un genere a sé, ogni numero di XXI presenta dodici servizi “grand format” che assumono a loro volta la forma di strisce illustrate, piccole graphic novel, documentari illustrati o articoli fiume corredati da immagini e rubriche. Indispensabile premessa resta il lavoro sul campo, settimane di studio e inchiesta sul terreno, necessarie a mettere nero su bianco non semplici commenti a margine ma colori, odori, umanità.

E insieme alla rivista XXI, è comparso in rete anche il blog della redazione che martedì 25 gennaio ha cambiato casa e grafica, dando vita a larevuexxi.fr, un sito più dinamico, che meglio si presta ai contenuti interattivi che completano la rivista: il web, infatti, non si sostituisce all’impagabile confronto con la carta stampata ma lo arricchisce con video, diaporama, link ad approfondimenti o ad articoli precedenti. Sul sito della rivista, ci sono tutti i bakstage dei reportage, interviste degli autori, il resoconto di quello che è seguito ad un articolo o quello che ha scatenato un’inchiesta, i “coups de coeur” della redazione, quello che ha fatto vibrare lo spirito curioso degli autori e ne ha acceso l’ispirazione, ma soprattutto reportage inediti, finanziati da XXI, e firmati da giovani talenti.

La redazione di XXI cambia casa quindi, e non solo virtualmente. Da rue Rollin, l’équipe si trasferisce in rue Jacob, dall'altro lato della Senna, in locali molto più ampi, dove chiunque avrà la possibilità di esporre le proprie idee e presentare il suo reportage, semplicemente bussando alla porta del caporedattore. Anche senza appuntamento. E questo in Francia non capita davvero tutti i giorni. 

Commenti all'articolo

  • Di Francesco Raiola (---.---.---.207) 9 febbraio 2011 13:02
    Francesco Raiola

    I migliori 15 euro trimestrali spesi quando vivevo a Parigi...

  • Di Emanuele Midolo (---.---.---.124) 9 febbraio 2011 17:33
    Emanuele Midolo

    Gran bell’articolo

  • Di (---.---.---.193) 16 febbraio 2011 13:16

    Con opera perspicace e illuminante , l’autrice , ricorda a tutti i lettori e potenziali tali , anzi è "la ventata di freschezza " portata dal nuovo progetto francese XXI, ancor prima , a ricordarlo ,che esiste un modo di informare e di essere informati dai connotati differenti rispetto il regnante sistema della conoscenza , popolato da quotidiani , settimanali , mensili ,derivante da preselezioni effettuate in ossequio a logiche di mercato e strutturato in base a criteri standard di funzionalità e accessibilità .Quasi come se il reporter , giornalista o scrittore dovesse impegnarsi , limitato dall’onere lavorativo di dover trattare la tematica che , in quel dato contesto spazio temporale ,fà notizia , di rispettare la sacrosanta brevità della trattazione, calcolata in base al tempo che , mediamente il lettore , trascorre seduto in bagno .
    La globalizzazione dell’ informazione trasforma , tristemente , il lettore fatto di carne ed ossa in soggetto destinatario di un prodotto di mercato , il quale non è più soggetto ma diviene un numero tra i numeri , inghiottito dal vortice statistico , intrascurabile , degli incassi .
    Nel marasma descritto , iniziative come XXI , rappresentano il nuovo , il caso , un modo di diffondere cultura e partorire conoscenza libero dalle catene delle leggi di impresa .Viene , a tal punto , da chiedersi se , quei 41.ooo , non fossero altro che una massa informe di curiosi del diverso , della novità. I tecnici statistici , al servizio dei grandi del busness dell’ informazione che sfruttano questa quale strumento di consolidamento del proprio potere , non volendosi lasciar coinvolgere da allarmismi e preoccupazioni , a tale quesito risponderebbero positivamente . La realtà , a mio avviso, è ben diversa . I quarantunomila lettori di XXI costituiscono un’armata di gente stanca , una falange agguerrita di persone esauste di essere considerati destinatari di prodotti di mercato già belli e impacchetati , secondo logiche funzionali a loro estranee , che chiede con fervente voce un’informazione genuina e non ossessivamente ancorata ai dictat , ai paradigmi , agli standard . L’augurio è che XXI sia foriero del fiorire di altre , numerose proposte culturali del genere e che non rimanga un’esperienza isolata ma stilema di un nuovo corso.
     Greco R ,F .

  • Di (---.---.---.250) 26 febbraio 2011 18:31

    farai molta strada ,complimenti

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