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Un Natale Buono per pagani e cristiani

"Non temete, ecco vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore, che è il Cristo Signore ..." (Lc 2, 10-11 Nestle Aland). È l'annunzio di Pace dell'Arcangelo. Il compimento dell' "Avvento", il compimento della "Profezia", l'esser giunto di Colui che porta la Pace e dunque la Salvezza.

La celebrazione della natività per eccellenza, la natività di Colui che risorgerà anche dalla morte. La nascita della Fenice, che sarà poi anche simbolo del Cristo. È annunziata dagli astri, dalla cometa. Invero essa coincide con la nascita - meglio rinascita - astrale per eccellenza: quella del Sole. È il day after al solstizio d'inverno, la morte del Sole, il giorno più corto. È da sempre giorno di festa per l'umanità intera a tutte le latitudini ed in tutti i contesti socioculturali e religiosi: il "più buio", l'oscurità più fonda, è terminata, ed il tempo volge alla Luce.

Ed in tutti i tempi e le religioni per il Profeta era segno particolare la nascita coincidente con quella del Sole, così per Mitra, invero alquanto prossimo per diversi aspetti alla figura di ns Signore, così per ns Signore stesso. La Profezia ha il suo compimento e perciò l'inveramento nell'annunzio del messaggio di Pace volto a tutti, accolto dai semplici, estrinsecato nelle "Beatitudini":

"Beati i poveri in Spirito, perché di essi è il Regno dei Cieli. Beati gli afflitti perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore perché vedranno Dio. Beati gli operatori di Pace perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il Regno dei Cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi" (Mt. 5, 3-12 Nestle Aland).

Un Natale Buono a tutti.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.86) 25 dicembre 2012 21:30

    SARA’ VERAMENTE VERO CHE IL NATALE E’ UNA FESTA >>SACRA<< E CRISTIANA ??
     
     Viviamo in un mondo corrotto e malvagio, nel quale c’è iniquità senza limiti; non c’è più freno al male, e noi cristiani siamo chiamati a essere santi, perché il Padre nostro, il Dio onnipotente, è santo. In mezzo a tanta iniquità, abbiamo un gran bisogno di luce, di verità, di fondamenta solide.

     Dice il Signore: «Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove» (II Corinzi, 5:17), dunque noi che abbiamo accettato il Cristo siamo delle nuove creature, nati di nuovo in Gesù. Per lui abbiamo rinunciato alla nostra vecchia vita, al vecchio modo di vivere e di ragionare e dentro di noi ogni cosa è diventata nuova. «Questa è opera del Signore, è cosa meravigliosa agli occhi nostri» (Salmi, 118:23).

     Essendo nati di nuovo, abbiamo necessità di vivere condotti dallo Spirito Santo. Questa è una vita veramente degna di essere vissuta, ed è straordinaria; ma non è alla portata delle capacità umane: è la vita di Dio in noi, vissuta per mezzo della fede.

     Dio ci esorta a vivere la nuova vita, che non è più condizionata dalle tradizioni degli uomini, alle quali eravamo legati e nelle quali vivevamo come tutti gli altri. Adesso non abbiamo più necessità né motivo di vivere quel tipo di vita, perché Gesù vive in noi, ed è diventato la nostra vita. Ora siamo liberi! Gesù è morto per dare a noi la libertà: la libertà da tutti i peccati, dalle convenzioni sociali e dalle tradizioni umane che condizionano gli uomini, travisano la parola di Dio, la Verità, causando gravi danni.

     La fine dell’anno è un periodo di festeggiamenti di vario genere. È bene che noi consideriamo queste feste alla luce della Parola di Dio, perché "la verità vi farà liberi", dice Gesù (Giovanni, 8:32). Conoscere la verità è l’unico modo che ci permette di essere veramente liberi dai condizionamenti eretici e pagani. La vita nel Signore Gesù è meravigliosamente bella, una vita di gioia, una vita di pace, ma deve essere anche una vita senza compromessi, una vita pura, perché il Signore chiede un cuore puro. Ogni cuore puro, cioè il cuore di ogni credente nato di nuovo, desidera sicuramente conoscere la volontà di Dio e anche farla, perché sa che questa è la parte e la benedizione che Dio gli ha assegnata.
     

    IL NATALE: TRADIZIONE O FEDE?

     Il "Natale" è la festa che secondo la tradizione religiosa si celebra il 25 dicembre e commemora la nascita di Gesù.
     Prima di entrare nell’argomento, vediamo nella Sacra Scrittura come viene descritta la nascita di Gesù. «In quel tempo uscì un decreto da parte di Cesare Augusto, che ordinava il censimento di tutto l’impero. Questo fu il primo censimento fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi registrare, ciascuno alla sua città. Dalla Galilea, dalla città di Nazaret, anche Giuseppe salì in Giudea, alla città di Davide chiamata Betlemme, perché era della casa e famiglia di Davide, per farsi registrare con Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre erano là, si compì per lei il tempo del parto; ed ella diede alla luce il suo figlio primogenito, lo fasciò, e lo coricò in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo. In quella stessa regione c’erano dei pastori che stavano nei campi e di notte facevano la guardia al loro gregge. Quando gli angeli se ne furono andati verso il cielo, i pastori dicevano tra di loro: "Andiamo fino a Betlemme e vediamo ciò che è avvenuto, e che il Signore ci ha fatto sapere". Andarono in fretta, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia» (Luca, 2:1-8 e 15-16). Come si può notare, la nascita del Signore Gesù è descritta con grande semplicità.

     Altra questione: non si conosce la data reale della sua nascita. Per convenzione la si festeggia il 25 dicembre, anche se ormai praticamente tutti sono concordi sul fatto che Gesù non è nato in quella data. Il 25 dicembre cadeva però la festa pagana del solstizio d’inverno, una ricorrenza importante per gli antichi romani, che in quel giorno celebravano la festa del dio Sole. Una festa molto radicata, di quelle particolarmente sentite dal popolo. Quando, nel IV secolo, l’Imperatore romano Costantino impose il Cristianesimo come religione di stato, si dovettero abolire le varie feste pagane; chiaramente, però, non era possibile eliminare tout court tradizioni secolari. E allora si decise di mantenere la festa, tramutando semplicemente il suo nome e il suo significato: al popolo non interessava tanto il significato della festività, purché gli venisse concesso di far festa. Così nacque il "Natale". L’UNICA VERA STORIA E’ CHE LA SACRA SCRITTURA NON CI DICE NULLA DEL MESE CHE E’ "NATO" "CRISTO GESU’". In teoria la festa del natale è paragonata alla festa del paganesimo,infatti,nella sacra scrittura non è scritto da nessuna parte che il "MESSIA" sia nato nel mese di dicembre. Presuribilmente,la nascita di "GESU’ GRISTO" pare sia stata nei mesi di: marzo/aprile,poichè in quella data i pastori portavono fuori le pecore nei campi o sui monti a pasturare,quindi,non sicuramente in pieno inveno. Al di là di ogni invenzione che sia stata data al 25 dicembre,nella sacra scrittura "GESU’" non dice di ricordare la sua nascita,ma,"EGLI" dice di ricordare la sua morte e la sua risurrezione che ha fatto per l’intera umanità.

     Quanti credono che quel giorno è nato Gesù? Sono veramente pochi quelli che credono anche che Gesù sia veramente nato. Oggi come allora, quello che conta è trovare un motivo per banchettare e divertirsi! Il 25 dicembre è cambiato il nome della festa, ma a ben guardare lo spirito è rimasto sempre quello pagano. Non sono questioni banali, ma cose molto serie, perché il Natale - cioè la nascita del nostro Signore - è avvenuta veramente: ma Gesù non è rimasto bambino, dopo la nascita ci sono state anche la morte e la resurrezione.

     Per un credente, la vera festa della natività del Signore Gesù è il momento in cui si converte: il momento in cui egli lo accetta nel proprio cuore che, come il luogo in cui Gesù è venuto al mondo, è proprio una stalla, nella quale è necessario che il "Signore" faccia una grande pulizia. Gesù Cristo si è calato così in basso da venire ad abitare nei nostri cuori; sta scritto che quando è nato Gesù, gli angeli del cielo hanno fatto festa. Anche quando qualcuno accetta Gesù - e cioè quando Gesù nasce nel suo cuore -, c’è grande festa per gli angeli nei cieli. Quando qualcuno accetta Gesù nel proprio cuore c’è, sì, luce: ma non è quella delle lampadine intermittenti, è la luce dello Spirito di Dio che si cala in lui, è la gloria di Dio che scende su lui. Ed è una grande festa: una festa che non finisce, continua, eterna. Possiamo ben dire che noi festeggiamo la nascita di Gesù. Dal giorno che lo abbiamo accettato, c’è festa perenne nei nostri cuori! Anche nelle difficoltà, anche nella sofferenza, c’è festa; perché i travagli che affrontiamo su questa terra sono limitati nel tempo, e finiranno presto, mentre il premio e la gioia che Dio ci ha riservato nel cielo sono eterni. Guardando quindi in alto, quelli che sono nati di nuovo, non sentono più la necessità di abbassare lo sguardo su ciò che deve scomparire, ma tengono gli occhi puntati al cielo, e in questa maniera possono festeggiare.

     A volte capita che qualcuno chieda: "Qual è il giorno del festeggiamento della nascita di Gesù per te?" La risposta è: "Oggi! Perché dal giorno in cui abbiamo accettato Gesù nella nostra vita, noi siamo entrati nel giorno eterno, siamo entrati nell’Oggi che non finisce mai, che è Gesù".

     Però non è vero che i veri cristiani non festeggiamo la nascita del Signore: festeggiamo eccome! Certo, lo si fa in un altro modo, e perciò non veniamo travolti da ciò che accade intorno a noi, dalla frenesia da cui la gente viene presa in questo periodo: tutti corrono, e sono tesi, angosciati, preoccupati, impegnati a fare compere, preparare regali, doni, a programmare ricchi pranzi, festeggiamenti... C’è uno spirito dietro a tutto questo, e a volte si è fatto chiamare lo spirito del "Natale". Ma, badate bene, non è lo spirito di "Dio", perché "Dio" non ha comandato tutto questo, né ci chiede di farlo. Dov’è egli scritto??

     Indubbiamente tutti noi che abbiamo accettato Gesù nel nostro cuore abbiamo comunque una gran libertà: «Uno stima un giorno più d’un altro; l’altro stima tutti i giorni uguali; sia ciascuno pienamente convinto nella propria mente» (Romani, 14:5). Così, chi per festeggiare tiene particolarmente a un giorno, lo fa per il "Signore": quindi se qualcuno desidera consacrare una giornata per lodare Dio, in particolare per qualche ricorrenza spirituale, lo faccia pure! Gloria a Dio! Dio guarda al cuore e non alle apparenze. Anche se, per parte nostra, non abbiamo più necessità di restare vincolati alle tradizioni, perché Dio ci ha liberato da ogni condizionamento terreno e ci ha donato la sua pace.
     

    IL PRESEPE

     Parliamo ora del Presepe, tradizione collegata al festeggiamento del Natale. Il Presepe nasce dall’intento di creare qualche cosa di buono, di interessante, che serva a ricordare gli avvenimenti, i fatti della nascita di Gesù. Ma questo uso è stato introdotto da Francesco d’Assisi appena intorno al 1200, e quindi ben 1200 anni dopo la nascita di Gesù. È passato parecchio tempo, dai fatti in questione!

     Ironie a parte, Dio non ha mai insegnato nulla del genere. Scrive l’apostolo Giovanni: «Iddio è spirito; e quelli che l’adorano, bisogna che l’adorino in spirito e verità» (Giovanni, 4:24).

     Noi non abbiamo nessuna necessità di rappresentarci gli avvenimenti che sono avvenuti: dobbiamo viverli dentro, devono diventare parte integrante della nostra vita. Non devono essere festeggiamenti esteriori! Devono essere parte di noi, in Gesù noi li viviamo, e nel giorno che abbiamo accettato Gesù questa è diventata la nostra vita. Sì, la nostra vita: e non, si badi, il festeggiamento di un giorno e basta, una semplice manifestazione esteriore.

     Per il resto, queste raffigurazioni e queste rappresentazioni sono solo vanità, perché Dio è spirito! Leggendo della nascita di Gesù, abbiamo visto che il "Signore" è venuto a nascere in una stalla; potrebbe essere stata anche una grotta, di certo era un ricovero per gli animali. Non abbiamo però letto di nessun animale: e vorrei ben vedere quale scellerato genitore metterebbe un figlio neonato davanti al muso di un bue o di un asino! Ecco un’altra fantasia senza fondamento, che si trova continuamente riproposta nel presepe, e che intende raffigurare molte cose che dovrebbero ricondursi a questa nascita, ma che poi in ogni luogo raffigurano semplicemente tradizioni locali. Quindi, si può dire che nel presepio risulta una nascita di Gesù che cambia a seconda dei luoghi.

     Dio, invece, non cambia a seconda delle località; Dio è lo stesso: ieri, oggi e in eterno; ed è in tutti i luoghi. Dio non cambia, Dio è "Colui che è", e gloria a Dio per questo, perché così abbiamo un punto di riferimento preciso, fermo, che non muta secondo le circostanze e secondo i secoli, le mode o le convenienze, come fa la religione. Dio è eterno, stabile, è una realtà sulla quale possiamo contare, che non cambierà dall’oggi al domani, o secondo le voglie degli uomini; è per questo che possiamo appoggiarci su Dio senza timore d’essere confusi. È meraviglioso appoggiarsi su Dio! Ma Dio è spirito, e coloro che l’adorano è necessario che l’adorino "in spirito", senza >>immagini<< (Giovanni 4:24).

     E d’altronde, perché si imbastiscono queste rappresentazioni se poi non hanno da servire? Molti, per giustificare questi usi, affermano: "E’ solamente per ricordare il giorno, l’avvenimento, ma non hanno una importanza spirituale". E allora, se non sono importanti, a cosa servono? Perché si dovrebbero continuare?

     No, non è vero che non significano niente! Questi usi hanno il loro significato spirituale, anche se si vuole far credere che non è vero. Questi usi si tramandano con un certo spirito, e incidono sullo spirito delle persone che li praticano! Nel testo dei dieci comandamenti è scritto: «Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra; non ti prostrare dinanzi a loro e non li servire, perché io, il "Signore", il tuo "Dio", sono un Dio geloso» (Esodo, 20:4-5).

     Non farti immagini sacre! Tu sei stato fatto all’immagine di Dio, lascia che "Dio" faccia di te, non fare tu! Eventualmente lascia che Dio faccia attraverso di te, amen, ma non fare tu, perché in quel caso non sarà più la volontà di Dio, ma la tua volontà, o la volontà di qualcun altro, comunque non più la volontà di "Dio". E visto che l’unica santa e giusta volontà è la volontà di Dio, allora è bene che segui questo insegnamento: non ti fare scultura o immagine alcuna come dimostrazione di cose spirituali, perché le cose spirituali non le puoi rappresentare. Non le puoi rappresentare, certo: ma le puoi realizzare! È questo che abbiamo necessità di fare: realizzare le cose di Dio, le cose spirituali, le realtà celesti! «Siccome non vedeste alcuna figura il giorno che il Signore vi parlò in Oreb dal fuoco, badate bene a voi stessi, affinché non vi corrompiate e vi facciate qualche scultura, la rappresentazione di qualche idolo, la figura di un uomo o di una donna (...) affinché (...) tu non ti senta attratto a prostrarti davanti a quelle cose e a offrire loro un culto» (Deuteronomio, 4:15-16 e 19).

     Quando Dio si è manifestato agli uomini, nel giorno che Dio ha parlato a Mosè sul monte Horeb, nel pruno ardente, non si è vista alcuna figura. Si è sentita la voce, e ancora oggi Dio parla a chi ascolta con il cuore; ma si è solamente udito, non si è vista nessuna figura. Fateci caso: perché questo? Perché l’uomo non abbia a cadere in inganno. Dio ci conosce, sa quanto siamo fragili, come siamo portati a materializzare tutto, a farci delle rappresentazioni che possiamo toccare con le nostre mani. Ma Dio non vuole questo. In questa maniera, infatti, noi sviliamo Dio! Come possiamo pensare di rappresentare in qualche maniera Dio e le realtà celesti? Tu non hai visto figure di uomini, né di donne, né di nessun altra specie quando Dio si è manifestato, e neanche oggi Dio si manifesta attraverso in questa maniera. Dio parla al cuore, parla per lo Spirito.

     Ogni volta, inevitabilmente, avviene che l’uomo parte con dei buoni propositi, ma dove va a finire? Finisce ogni volta per prostrarsi davanti a queste cose. Cioè, poco a poco, inavvertitamente, queste cose diventano sacre. Ecco il guaio: la debolezza umana è sempre stata questa! I pagani che vivevano intorno a Israele praticavano cose simili. E noi uomini non siamo cambiati: in tutte le epoche siamo sempre gli stessi, con le stesse debolezze, con gli stessi desideri. I popoli facevano queste cose, e "Dio" ha detto di non farle, perché facendole si cade nel laccio del diavolo e, facendo come fanno tutti gli altri, diventiamo anche noi pagani. È questo il pericolo: diventare anche noi dei pagani, eretici, idolatri: ossia, dopo aver incominciato per lo spirito, finire per la carne! Capite bene che è un pericolo grave, sul quale "Dio" ci mette in guardia, insegnandoci e mostrandoci la strada. Ogni cuore sincero non ha problemi ad applicare il suo insegnamento; anzi, questo è il suo desiderio, la sua gioia, la sua necessità, la sua allegrezza!
     

    L’ALBERO DI NATALE

     Altra tradizione particolarmente sentita è quella dell’albero di Natale. Adornare un albero, illuminarlo, farlo brillare, dà un senso di allegrezza, di festa. Tutto vero: ma "Dio" è lungimirante, e ci rivela i pericoli che non si vedono. "Dio" vuole che noi comprendiamo che queste tradizioni sono espressione di realtà spirituali, realtà che non si riesce a vedere con gli occhi né a comprendere con il ragionamento. La tradizione dell’albero di Natale fu importata dai paesi del Nord. Le popolazioni nordiche, pagane, adornavano gli abeti per un rito magico di propiziazione, perché il nuovo ciclo annuale della natura fosse loro favorevole. Il pino e l’abete erano alberi dedicati a un demonio. Qualcuno forse direbbe un dio, ma in realtà si tratta di un demonio, un idolo pagano. Questa tradizione natalizia fu introdotta per prima in Germania, e appena nel 1611: quindi, in tempi non tanto lontani. E prima, dov’era? Cosa succedeva prima? Allora a rigor di logica per più di un migliaio d’anni, visto che queste cose non si facevano, il festeggiamento era incompleto?

     Satana gioca sulle debolezze umane, e come ha tentato "Gesù" stesso, continua a farlo tanto più con noi, introducendosi dove trova uno spiraglio. E non gli serve nemmeno tanto; basta che vediamo quanto gli è servito per far cadere Eva: una parola. Non è servito nient’altro se non che lei prestasse attenzione al ragionamento di Satana: lui non ha chiesto nient’altro, e da quello è andato avanti. Il risultato è stato la catastrofe dell’umanità.

     Satana sicuramente non ti dice: "Guarda che sono il diavolo, con le corna, con la coda, con gli zoccoli"! Viene invece come un angelo di luce (II Corinzi, 11:14), come un ragionamento buono, una bugia buona, a fin di bene, una magia bianca, una favola per bambini, che ne hanno tanto bisogno, perché così si rallegrano, perché così la loro fantasia viene a essere stimolata creativamente, ecc.; questo è il metodo con cui Satana entra! "Ma – si sente dire in più occasioni - lo facciamo per i bambini, per rendere allegra la festa!" E’ invece vero che quella dei bambini è solo una scusa: sono i grandi ad aver bisogno e a trovare divertimento in tutto questo.

     Questa tradizione tanto innocente, si diceva, sotto sotto ha una radice velenosa: ci sono dei legami di spiriti immondi, demoni che provocano e agiscono perché queste cose vengano introdotte in una realtà santa. È possibile amalgamare il santo con il profano?? E’ possibile per noi vivere due vite differenti in una sola volta? E’ possibile servire due padroni?? No, non è possibile. E questo non lo dico io: lo dice il "Signore" (Matteo, 6:24; Luca, 16:13). Benedetto sia il suo nome.
     Cordialmente, Roberto De Angelis.

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