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Texas, la senatrice Davis parla per 13 ore ma vince: il ddl anti-aborto non passa

La senatrice texana Wendy Davis, democratica di 50 anni, armata di scarpette da ginnastica rosa ha tenuto un discorso lungo 13 ore. Il suo obiettivo era quello di spostare la votazione della proposta di legge proposta dai repubblicani oltre la mezzanotte, termine dopo il quale la seduta sarebbe terminata.

Parlare per 13 ore consecuitve non è certo impresa da tutti, considerando inoltre che, secondo le leggi del Texas, chi parla alla platea deve rimanere obbligatoriamente in piedi e non può appoggiarsi, né allontanarsi per mangiare o andare in bagno. L'impresa ha scatenato anche una campagna di sostegno alla Davis su Twitter, con hashtag come #standwithwendy, con numerosi commenti tra cui anche quello del Presidente Obama:

L’oratoria della Davis è stata però interrotta dal vicegovernatore David Dewhurst, che l'ha accusata di andare fuori tema.

Perché tanto clamore? La legge in oggetto, oltre a vietare l'aborto oltre le 20 settimane, stabilisce che l'intervento può essere praticato solo in ospedali muniti di sale chirurgiche e con medici abilitati ad operare in ospedali entro 30 miglia. Ma in Texas, il secondo Stato più popoloso della nazione che conta più di 26 milioni di abitanti, le cliniche dove la pratica dell’aborto avrebbe potuto seguire le linee guida indicate dalla legge sarebbero state solo cinque e concentrate nelle grandi città. Di conseguenza l'accesso alla pratica abortiva sarebbe stata limitata per gran parte delle donne.

Secondo i repubblicani la sessione legislativa sarebbe terminata regolarmente entro la mezzanotte ora locale, con la votazione che vedeva l’approvazione della mozione avanzata dai repubblicani nonostante i tentativi dei democratici per ritardare il voto finale. Ma dopo circa un’ora di scontri e chiarimenti e rivedendo i tabulati della votazione, il presidente della seduta Dewhurst, non ha potuto che dichiarare nullo il voto.

La Davis ha dunque vinto la battaglia ma non la guerra, si rivoterà e la maggioranza sarà ancora repubblicana, ma che quello a cui si è assistito ieri possa essere un monito per le scelte future? Staremo a vedere.

Intanto ciò che è accaduto ieri in Texas creerà indubbiamente un precedente e susciterà non pochi dibattiti, tenendo in considerazione che a breve anche il North Dakota si troverà a votare sullo stesso argomento.

Chissà se le reazioni, anche fuori dall’aula, saranno le stesse alle quali si è assistito ad Austin.

Commenti all'articolo

  • Di GeriSteve (---.---.---.126) 26 giugno 2013 21:12

    con tutto rispetto per la senatrice Davis, non mi sembra una vittoria l’aver ritardato di un giorno l’approvazione di quella legge.
    Diciamo che ha dimostrato molto bene la sua volontà di contrastarla e ha saputo creare scalpore, il che non è affatto poco, ma non giustifica il titolo.
    GeriSteve

  • Di (---.---.---.138) 27 giugno 2013 10:35

    La senatrice Davis ha fatto una cosa meravigliosa per le donne texane, però dovremmo ottenere una cosa in più: la legislazione sull’aborto va fatta solo da donne.
    Non è possibile che un uomo si permetta di dare una sua opinione, con valore legale, in una cosa in cui non c’entra niente e su cui non può avere un’opinione informata.

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.93) 27 giugno 2013 14:47
      Fabio Della Pergola

      Credo che "alzare la posta" nel modo suggerito da -.138 sia estremamente pericoloso perché scatenerebbe una ridda di pareri contrapposti e di dispute accesissime rendendo di fatto ancora più difficile la difesa di quel diritto minimo conquistato con enormi fatiche - come quella di questa caparbia eroina texana - nel corso di decenni.

      Il "diritto minimo" è, prima di tutto difendere il concetto che un feto NON è un bambino vivo; cioè che esiste una radicale, sostanziale differenza fra prima e dopo la nascita. I movimenti e le attività elettriche emesse dal cervello di un feto sono attività unicamente e puramente biologiche e neurologiche, manca l’attività cerebrale attiva dal punto di vista psichico. Cioè la vita umana.

      Già affermare questo è causa di aspri dibattiti, ma è questo il punto essenziale, non quello di stare a discutere se hanno diritto di parlare gli uomini o le donne (pur comprendendo il senso di questa affermazione). Anche fossero solo donne, ma donne religiosamente convinte che la vita umana esiste fin dall’embrione, il diritto all’aborto sarebbe immediatamente negato; non è quindi una questione di genere, ma di pensiero libero da pregiudizi di stampo religioso cristiano; né ebraismo né l’islam infatti ritengono che l’aborto debba essere sempre vietato perché sanno distinguere tra vita realizzata alla nascita e dimensione fetale.

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