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Terza Repubblica

I cugini d’oltralpe iniziano a chiedersi se la Francia non stia entrando nella Sesta Repubblica.

I cambiamenti costituzionali importanti delineano le diverse "ere" della patria dei diritti dell’uomo. In Italia, per passare dalla Prima alla Seconda Repubblica, è stato sufficiente, si fa per dire, lo scandalo di Tangentopoli, il cambio della legge elettorale ed in seguito la disgregazione dei partiti storici. Si può parlare oggi di Terza Repubblica?

La modifica costituzionale del 2001, il crescente peso a livello nazionale della Lega Nord, il “porcellum” che accentua ancor più i regionalismi, possono essere interpretati come segnali di un cambiamento in atto nell’ultimo decennio. Un’analisi particolare merita il voto delle Regionali 2010: la Lega, partito territoriale per eccellenza, piazza due candidati su due in Veneto e Piemonte. Potrà questo dato influenzare la politica e l’azione, già disastrosa di suo, del Governo al Mezzogiorno? Il federalismo voluto dal partito di Bossi non può che favorire il Nord - sarebbe da ingenui pensare il contrario, è lì che prende voti – accentuando fino ad un puto che ci è ancora ignoto le discrepanze con il Meridione di Italia. Lo stesso Zaia, nelle primissime interviste a caldo, di puntare ad un federalismo forte in pieno accordo con l’esecutivo. La frattura rischia di essere sempre più importante con un Settentrione dominato dal populismo leghista ed un Sud assuefatto alle mafie ed alle clientele.
 
La Terza Repubblica si delinea così: la potenza mediatica del padrone si insinua anche lì dove il suo partito ha un attacamento al territorio risibile o nullo, un parte dell’Italia, risvegliata con il rancore e l’odio razziale tiene in ostaggio tutto il resto, il maggior partito di opposizione non riesce ad opporsi proseguendo nella politica fallimentare del “dialogo” e del “profilo basso”.

Lo scenario è inquietante, sembra quasi che gli italiani siano stanchi di lottare. Fortunatamente iniziano ad emergere nuove realtà sempre più forti: le piazze del V-day si trasformano in voti e consiglieri regionali e le pretese “giustizialiste” – che ambizione voler associare legittimità elettorale e legalità! – dei cittadini prendono forma sempre più consistente un po’ ovunque nello stivale.
 
Il quadro appare tuttavia più oscuro: la campagna propagandistica del bene contro il male, dei bianchi contro i neri, del noi o loro, ha disgustato ulteriormente il cosidetto partito dell’astensione dando il via ad un fenomeno che potrebbe assumere dimensioni preoccupanti: il disinteresse trasversale del popolo rispetto agli affari pubblici indica mancanza di fiducia nella classe politica e tale mancanza può tradursi come una progressiva delegittimazione delle istituzioni stesse. Lo scenario è certo apocalittico, tale da far dubitare ancora della democraticità del nostro paese. E’ questo il tratto finale, la Terza Repubblica sarà deficiente in democrazia, abbonderanno, per bilanciare, populismo, regionalismo e demagogia. Perderemo la nostra identità e l’insegnamento di De Amicis dal libro Cuore: “fategli vedere che un ragazzo italiano, in qualunque scuola italiana metta il piede, ci trova dei fratelli”.

L’Italia indietreggia ed i tempi di Caino e Abele non sono poi così lontani
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