Sono un cittadino qualunque e da cittadino qualunque mi indigno per le sue
parole pubblicate sul Corriere della Sera del 23 agosto 2010. In qualche riga è
riuscito a far scempio del pensiero giuridico dell’ultimo secolo e ad affermare
tutto ed il contrario di tutto.
Lei ha preso enorme piacere nel paragonare la nostra Repubblica alle monarchie del XIX secolo, salvo compararci all’evoluto sistema britannico odierno, sostenendo che la Regina mai e poi mai si immischierebbe agli affari del Parlamento o del Governo. Su questo punto ha ragione, poiché il sistema politico inglese ha revocato tale diritto già a partire dalla fine del XVII secolo. La Regina attualmente soltanto di poteri consultivi, quindi, non vincolanti. La legge italiana, quella costituzionale più specificatamente, riconosce al Presidente della Repubblica poteri molto più ampi. Giudicare di parte un Presidente che ha esercitato tali poteri in misura ben ridotta rispetto ai suoi predecessori rivela una malcelata faziosità, in aperto contrasto con la sua frase di chiusura “del destino elettorale del Cavaliere quanto dei suoi avversari non me ne può importare di meno”.
Ha continuato dando un’interpretazione piuttosto fantasiosa dell’art. 67 della Costituzione Italiana: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato” - esautora il popolo della sua sovranità [...] – e lanciandosi in una identificazione tra Speaker inglese e Presidente della Camera. Devo smentirla di nuovo: per prassi (con valore ed accezione diversa in un paese di common law) lo Speaker ed i suoi vice si astengono dal voto in aula, in Italia il Presidente della Camera ne ha tutti i diritti.
Nel suo articolo depreca quasi tutte le Istituzioni Italiane, innalzando ad esempio il modello inglese. Questa volta sono d’accordo con lei signor Ostellino. Sono d’accordo con lei soprattutto nell’adattare il nostro sistema al Ministerial Code of Conduct and Guidance on Procedure for Ministers, fonte deontologica britannica. In tale codice di condotta sono esemplificati sette principi basilari che presiedono all’esercizio delle cariche pubbliche. Uno di tali principi, l’Integrity, decreta che “i detentori di cariche pubbliche non devono assumere obblighi di natura economica verso persone od organizzazioni esterne che potrebbero influenzarli nell’espletamento del loro ufficio”. Secondo il principio di Integrità, dote che sono certo, non vorrà negare come fondamentale nella figura di un Presidente del Consiglio, il Governo deve essere necessariamente “governo del popolo”, come da lei ricordato, e non assoggettato al potere economico o alle pressioni lobbistiche.
Vorrei inoltre ricordarle che la nostra Costituzione assegna al Capo dello Stato la nomina del Primo Ministro, che tale disposizione non è stata assolutamente modificata dalla attuale legge elettorale e che qualsiasi appello alla “prassi” o “costituzione materiale” che sia è mero strumento demagogico in quanto il Presidente del Consiglio ha giurato sulla Costituzione, quella con la maiuscola, quella scritta.
Concludo sig. Piero Ostellino, chiedendole di rivedere, nel caso lo ritenesse opportuno, le sue posizioni alla luce dei dati riportati in questa breve lettera e la prego di citare Karl Popper d’ora in avanti (“[...] in una democrazia i governanti possono essere licenziati dai governati senza spargimento di sangue”) anziché lasciar intendere ad alcuni lettori che sia farina del suo sacco.
Commenti all'articolo
Di
(---.---.---.230)3 luglio 2012 23:25
Gentile Caggianese, mi è capitato leggere la sua risposta ad Ostellino, solo adesso. Come Lei ha lasciato uno spazio per il commento.., mi permetta dire che le sue parole sono senza senso con un grande fondo di ignoranza.per evitare di pensare la malafede,- spero che solo ignoranza la sua. Anna Sikos
la ringrazio per il suo commento: credo fermamente che la critica ed il confronto siano alla base dell’evoluzione intellettuale degli esseri umani.
Inserisco il link all’articolo, a beneficio di quei lettori che non siano riusciti a trovarlo.
Le vorrei porgere due domande:
- come mai trova le mie parole "senza senso con un grande fondo di ignoranza"?
- considerando il mio coinvolgimento personale nella vita politica italiana limitata ai semplici diritti di voto e di opinione, rispetto a cosa si potrebbe pensare che io sia in "malafede"?
La ringrazio in anticipo per l’aiuto che vorra concedermi a chiarire il suo commento.
Gentile Gabriele Caggianese, la sua garbatissima risposta alla per niente gentile e molto scorretta lettrice Anna Sikos, risulta più eloquente ed efficace di una possibile e legittima replica liquidatoria a un attacco volgare e privo di una qualunque argomentazione nel merito della questione trattata. Con viva simpatia la saluta Fulvio Sguerso