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Iran - Tra dialoghi selettivi e pressioni unilaterali, il doppio standard

Washington/Vienna, 7 giugno 2025 – Mentre la politica internazionale continua a oscillare tra diplomazia selettiva e coercizione multilaterale, gli Stati Uniti e i loro alleati sembrano adottare un atteggiamento sempre più ambiguo e contraddittorio nei confronti degli attori globali.

Maddalena Celano (Assadakah News)

A dimostrarlo, due eventi significativi accaduti nelle stesse ore: da un lato, un colloquio amichevole tra il presidente statunitense Donald Trump e il leader cinese Xi Jinping, centrato esclusivamente sul commercio; dall’altro, l’annuncio occidentale di una nuova risoluzione all’AIEA contro l’Iran, accusato di scarsa cooperazione sul dossier nucleare.

Trump e Xi: commercio sì, geopolitica no

Il colloquio telefonico tra Trump e Xi, reso noto attraverso la piattaforma Truth Social, ha avuto un contenuto chiaro e limitato: solo commercio, niente Ucraina, niente Iran. Nessuna parola sui conflitti che infiammano l’Eurasia e il Medio Oriente, né tantomeno sui rischi per la pace globale. Il dialogo si è focalizzato sui dazi e su dinamiche bilaterali strettamente economiche.

Questa impostazione segnala una precisa scelta strategica: evitare frizioni politiche con Pechino, pur in un contesto globale segnato da crisi e instabilità. Una scelta che evidenzia come l’Occidente, e in particolare Washington, sappia mantenere toni concilianti quando si tratta di potenze economiche, ma si dimostri invece intransigente verso Paesi che non si piegano ai suoi dettami geopolitici.

L'Iran sotto accusa: un déjà vu diplomatico

Contemporaneamente, a Vienna, Stati Uniti, Francia, Germania e Regno Unito (E3) si preparano a presentare una risoluzione al Consiglio dei Governatori dell’AIEA, denunciando l’Iran per presunte inadempienze rispetto agli obblighi nucleari. Secondo fonti diplomatiche, il documento – elaborato sulla base di un recente rapporto dell’Agenzia – potrebbe portare a un deferimento del dossier iraniano al Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

La risposta di Teheran non si è fatta attendere: il governo ha bollato il rapporto come “politico e privo di fondamento tecnico”, accusando l’AIEA di essere diventata uno strumento di pressione occidentale, anziché un ente imparziale dedito al disarmo e alla cooperazione scientifica. L’Iran ribadisce inoltre la propria disponibilità al dialogo, ma in un contesto di rispetto reciproco e senza imposizioni unilaterali.

Due pesi, due misure

È lecito domandarsi: perché tanto silenzio con la Cina, che pure mantiene un attivismo crescente nel Mar Cinese Meridionale e un’alleanza solida con la Russia, e tanta ostilità verso l’Iran, che continua a invocare il diritto sovrano a sviluppare energia nucleare per scopi civili?

Il quadro che emerge è quello di un Occidente a geometria variabile, che si mostra conciliante con le grandi potenze economiche, ma duro e selettivo con chi resiste ai modelli neoliberisti e all’unipolarismo globale. L’Iran, da anni sottoposto a sanzioni e pressioni, continua a rappresentare un ostacolo simbolico e concreto ai progetti egemonici statunitensi in Medio Oriente.

In questa cornice, la nuova risoluzione all’AIEA non appare come un tentativo di soluzione diplomatica, ma piuttosto come l’ennesima tappa di un accerchiamento politico, volto a isolare Teheran e a soffocare ogni alternativa al pensiero unico occidentale.

Una chiamata alla coerenza

Se la comunità internazionale vuole davvero agire per la pace, il disarmo e la cooperazione multilaterale, deve abbandonare i doppi standard. L’Iran, come ogni altro Paese, ha diritto alla sovranità, alla sicurezza e allo sviluppo tecnologico. Inasprire le tensioni e minacciare sanzioni, mentre si cercano accordi commerciali con la Cina senza porre alcuna condizione politica, non è diplomazia: è ipocrisia geopolitica.

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