Sull’esultanza “in nome dei diritti” quando un tribunale li cancella
La sentenza emessa mercoledì 16 aprile dalla Corte suprema del Regno Unito nel caso For Women Scotland v Scottish Ministers è lunga 88 pagine e assai complessa.
di Riccardo Noury e Monica Ricci Sargentini
Ciò nonostante, è diventata subito oggetto di dibattito e di reazioni accese. In Italia non è mancata chi, purtroppo anche su questo blog, l’ha accolta con toni trionfalistici, come una vittoria in nome dei diritti delle donne e con un’enfasi pari al triplice “Campioni del mondo!” del compianto Nando Martellini.
Secondo Amnesty International, è una sentenza deludente e potenzialmente carica di conseguenze per le persone trans. L’organizzazione per i diritti umani era intervenuta in giudizio ricordando che il riconoscimento del genere è fondamentale affinché le persone trans possano beneficiare di diritti fondamentali come quelli alla salute, alla sicurezza e alla vita familiare.
Ma, nonostante abbia determinato che la definizione di donna di fronte alla legge britannica spetta solo a chi sia biologicamente di sesso femminile dalla nascita, la Corte suprema è stata chiara su un punto: le persone trans restano protette dalla discriminazione e dalle vessazioni ai sensi dell’Equality Act e la riassegnazione di genere non si tocca.
La Corte ha anche scritto in modo netto che vilificare un gruppo marginalizzato è assolutamente sbagliato.
Com’è stato notato da diverse commentatrici (che, evidentemente, non si riconoscono affatto nell’affermazione “La sentenza è una vittoria per tutte noi”), nel suo significato politico ancora prima che etimologico la parola femminismo riguarda la lotta per il diritto di genere che comprende tutte le persone che si sentono donne e non solo quelle che un tribunale riconosce come donne.
Alla base del femminismo c’è l’inclusione e non l’esclusione, altrimenti è pensiero Terf. C’è la lotta per i diritti e non per la supremazia dei diritti di un gruppo su quelli di un altro, per di più marginalizzato e all’interno del quale si contano nel mondo migliaia di omicidi transfobici ogni anno.
I movimenti per i diritti delle donne solo bianche, solo occidentali, solo di sesso femminile e magari sostenuti da scrittrici ricche e famose fanno fare passi indietro alla lotta globale per i diritti umani. In questi giorni è stato toccato uno dei loro punti più bassi.
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