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Sull’adozione di uno o più con-figli, cioè figli conviventi del partner, quella generalmente ed oscuramente detta "stepchild adoption"

E' un argomento su cui ci ho messo tempo a chiarirmi le idee, perché anch'io sono rimasto frastornato dal teatrino mediatico e parlamentare entro il quale ho visto il problema: mi si sono confusi gli aspetti etici e sociali con quelli legislativi, quelli della schermaglia parlamentare, quelli della lotta mediatica per far apparire cattivo qualcuno e quindi guadagnarci in consenso politico.

E' un problema complesso che tocca aspetti personali profondi ma che la politica strumentalizza facendosi propaganda attraverso il polverone mediatico.

Sull'adozione di uno o più con-figli, cioè figli conviventi del partner, quella generalmente ed oscuramente detta "stepchild adoption"

E' un argomento su cui ci ho messo tempo a chiarirmi le idee, perché anch'io sono rimasto frastornato dal teatrino mediatico e parlamentare entro il quale ho visto il problema: mi si sono confusi gli aspetti etici e sociali con quelli legislativi, quelli della schermaglia parlamentare, quelli della lotta mediatica per far apparire cattivo qualcuno e quindi guadagnarci in consenso politico.

Intorno, anzi: dietro a tutti questi aspetti, ci sento una gran puzza di Vaticano, più di CEI che di Bergoglio: mi torna in mente l'espressione "scherzo da prete".

Partiamo dall'adozione; è un problema reale e diffusissimo, in cui l'omosessualità c'entra quasi niente: è un problema che riguarda soprattutto molte famiglie allargate, ricostruite dopo separazioni, e molte coppie eterosessuali che vorrebbero adottare figli. Il problema andrebbe affrontato nell'interesse dei "candidati figli" e non degli aspiranti genitori. Il caso che il figlio stia in una famiglia omosessuale, oltre che raro, non è particolarmente rilevante: un provvedimento soltanto per quel caso sarebbe del tutto sbilanciato e violerebbe il principio di eguaglianza dei cittadini, principio costituzionalmente garantito.

Di fatto, fra genitori single, coppie di fatto, coppie riaccoppiate dopo separazioni, sono molti i bambini che crescono con un genitore di fatto che non lo è biologicamente. La cosa non sarebbe rilevante se non fosse che qui e oggi spesso quel genitore di fatto non può legalizzare la sua posizione; in tanti altri casi invece ciò è avvenuto senza problemi: è successo anche me, dicono che sia successo ad un tale Gesù, e certo nei due millenni intercorsi non saranno mancati altri esempi.

Ma serve questa legalizzazione dell'adozione? Direi proprio di sì, altrimenti abbiamo i figli legalizzati e quelli no, con tutti gli inconvenienti di cui si è abbondantemente parlato.

Allora c'è da essere favorevoli ad un legge che la consente?

Sì e no, dipende da come è fatta la legge: una cattiva legge può essere peggio che nessuna legge.

Consideriamo la situazione attuale, cioè il caso "nessuna legge". Nell'attuale vuoto legislativo ci sono alcuni (pochi) giudici tutelari che già autorizzano alcune adozioni anche nel caso che il bambino si ritrovi poi con due genitori dello stesso sesso. Non credo però che esistano casi in cui viene autorizzata una ulteriore adozione quando già esistono due genitori legali, che è caso frequente, tipico delle separazioni.

Attualmente siamo quindi in situazioni di non eguaglianza e comunque legati al capriccio o al coraggio di un giudice tutelare. I casi personali poi sono diversi e difficilissimi da valutare, non possono essere tagliati con l'accetta di una legge che non li può prevedere. Ad esempio, ci sono casi in cui un configlio accetta con difficoltà il nuovo genitore. L'esempio classico, e piuttosto vetero, è quello del patrigno o della matrigna relativi a nozze dopo vedovanza. Spesso un nuovo genitore è poco accettato e quindi l'adozione sarebbe una ulteriore violenza sul bambino o, più spesso, sull'adolescente e potrebbe rovinare, invece che aiutare, il rapporto. 

Vedo perciò una sola buona soluzione: una decisione dopo attenta valutazione da parte di un giudice, o meglio: da parte di una corte tutelare, cercando di superare lo sbilanciamento della situazione attuale, in cui un giudice monocratico riceve soltanto un parere esterno di parte, quello di chi vuole adottare, ma non può ricevere il parere di chi dovrebbe essere adottato; inoltre decide -credo- inappellabilmente.

Non si possono valutare tutti questi casi attraverso una legge, ma sarebbe bene fissare dei principi generali che valorizzino il benessere dei bambini, che valutino le capacità e l'equilibrio di chi vuole adottare, che rifiutino le mercificazioni e che affidino le decisioni a specifici giudici tutelari su tutte le adozioni (comprese quindi le adozioni dei "bambini adottabili"), giudici che lavorino collegialmente, coinvolti nel monitoraggio dei casi su cui sono intervenuti e sottoposti ad un qualche controllo superiore, che impedisca eccessi nel consentire o nel rifiutare le adozioni.

C'è però un principio generale che secondo me la legge non deve prescrivere, anzi: è il "diritto alla genitorialità": come sentimento sarebbe apprezzabile, ma non deve prevalere nei casi tipo patrigno o matrigna, ma soprattutto non deve prevalere se comporta aberrazioni inaccettabili, quali lo sono aspiranti genitori fuori tempo massimo che procreerebbero o adotterebbero un badante invece che un figlio, quali lo sono gli uteri in affitto e quali lo sono le compravendite di bambini adottabili, allontati dai loro genitori con la forza del denaro e della miseria.

Qui non basta dare priorità all'interesse del bambino: è evidente che una volta che l'utero è stato affittato o il bambino venduto, per lui ormai è meglio essere anche adottato: si deve però evitare che una legge incoraggi queste pratiche aberranti; per non incoraggiarle è necessario tener presente che, anche se le si vieta nel nostro paese, non si impedisce che questo avvenga clandestinamente oppure legalmente, perché in un altro paese.

Una legge può sanare le situazioni aberranti precedenti, ma non deve assolutamente incentivarne di nuove.

Quindi, prima conclusione: si tratta di una problematica complessa, poco attinente con l'omosessualità, richiederebbe una complessa riforma creando e finanziando una struttura che sovraintenda bene e con continuità alle adozioni.

E invece cosa è successo? Si è voluto saltare il consueto esame del testo nella apposita commissione senatoriale, cioè nel luogo ristretto e adatto ad affrontare tutte queste complessità. Lì sarebbero emersi questi problemi e, volendolo, li si sarebbe potuto affrontare bene.

Si è abbinato il problema delle adozioni al problema del riconoscimento delle unioni omosessuali su cui in Italia c'è un ritardo indecente, quindi con quella scusa si è proclamata l'urgenza di un pessimo provvedimento che contempli soltanto pochissimi casi e che non li inquadri nella generalità delle adozioni. Poi è intervenuto un cardinale a dire come si deve votare nel senato italiano, poi sono comparsi i canguri e i voti di fiducia per impedire ogni discussione.

E perché mai? Forse perché i nostri legislatori sono degli stupidi?

Forse sì, ma forse a pensare ancor peggio ci si azzecca meglio. Forse qualche furbetto del parlamentino ha utilizzato le adozioni per altri suoi fini politici, direi fini di bassissima politica.

La prima cosa che mi salta in mente è che un furbetto abbia detto ad un "amico vaticano": io non posso impedire pubblicamente una legge sulle unioni omosessuali, però ascolta: ci infilo dentro un articolo insostenibile sulle adozioni, ne nasce un bel polverone e forse riusciamo ad affossare tutto, magari dando anche la colpa a qualcun altro; se il colpo ci riesce, è davvero un bello scherzo da prete.

Poi un altro furbetto (o magari lo stesso?) si è detto: infilare un articolo sballato e creare un putiferio? Sarebbe un'ottima occasione per dimostrare che non si riesce a governare se non si usano le maniere forti: canguri, fiducia, maggioritario senza contrappesi, tutto andrà bene contro l'ingovernabilità, anche se l'ingovernabilità viene proprio dal governo, tanto tutti i media sono in mano nostra e quindi nessuno lo capisce.

Mentre scrivo lo spettacolo è in corso e non so quale sarà il finale, però so per certo che regista ed attori non agiscono nell'interesse di bambini e neanche di aspiranti genitori, ma agiscono per accrescere il loro potere acquisendo consenso dagli spettatori frastornati.

Purtroppo non è neanche uno spettacolo originale: è piuttosto una telenovela che si ripete con variazioni sul tema. E questa è la seconda, triste, conclusione.

Commenti all'articolo

  • Di Massimo (---.---.---.219) 23 febbraio 2016 18:27

    Considerazioni giustissime.
    Però purtroppo la parte "adozioni" della proposta di legge non passa, perché Renzi ha previsto tutto: chiedere molto, poi farsi "tradire" da Grillo, fare la vittima che è stata costretta ad abbracciare Alfano far passare almeno le unioni civili (che tra l’altro saranno ridotte in quel punto che rimanda all’articolo del codice sul matrimonio) e così far contenta la chiesa da bravo boy-scout democristiano.
     
    Insomma Alfano ha deciso la STOP-CHILD ADOPTION !

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