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Scrivere è ancora un mestiere? Lo è mai stato? Ma soprattutto, lo possono davvero fare tutti?

Ho pensato a lungo su come giustificare l’idea di una rubrica di letteratura, pallino che ho in testa da tanto tempo. Non ho trovato altro modo che riproporre, così come li ho pensati, i motivi di tale scelta.


Scrivere. Dai temi a scuola alla tesi, da una lettera ad un editoriale.
Scrivere, ci abbiamo provato tutti, o abbiamo sperato, magari anche solo per un giorno, di poterlo fare.
Non servono grandi paroloni, o frasi ad effetto, in realtà. Scrivere dovrebbe essere un’azione dettata dall’istinto. Per molti una sfida, per tanti un passatempo, per pochi un mestiere.
Si sogna di essere pubblicati e in poco tempo di raggiungere una posizione tale da potersi permettere un attimo di respiro.

Gli allori della fama, però, sono riservati a pochissimi. E spesso non è detto che questi siano così meritevoli.

Tempo fa pubblicai, su questo sito, una recensione di un libro di Fabio Volo. No, dico, un libro di Fabio Volo. Uno dei libri, tra l’altro. Ho ricevuto subito critiche per questo, più che verso di me, verso di lui. Del resto il mio giudizio, di profana, non era differente. Fabio Volo (e non è un caso che ripeta il suo nome più volte) è un personaggio dello spettacolo. Nasce come personaggio dello spettacolo. E d’un tratto diventa scrittore.
Come lui, prima e dopo, tanti altri.


Capisco di più i libri di Luciano Ligabue (ma solo per fare un esempio), cantante, apprezzato o meno, scrive di suo, e ha deciso di pubblicare versi rimasti fuori dalle sue canzoni. Anche qui, possiamo essere d’accordo o possiamo voltarci altrove, ma è più coerente che un compositore pubblichi un libro di poesie che non un “personaggio” un romanzo.

Ad una presentazione, pochi giorni fa, si ragionava su come oggi le case editrici sembrino pubblicare di tutto, di continuo, senza coerenza, senza cernita, senza preoccuparsi troppo della qualità. Perché? Ho provato a dare risposta a questo.
Internet permette di scaricare e-book senza versare un soldo, più o meno come accade per la musica. Ha contribuito, quindi, anche la rete ad allargare questo fenomeno?
Occorre pubblicare di tutto, in un numero limitato di copie, per poter vendere, per raggiungere più mercato possibile. La televisione ci impone personaggi e spettacoli, ed è facile che ritrovare quei nomi anche altrove attiri di molto l’attenzione.
Non farò la sentimentale, come mio solito, l’esagerata, dicendo che per me l’emozione di un libro appena comprato, l’odore delle pagine, il frusciare dei fogli, valgono mille volte di più di uno schermo che mi ritrasmette le stesse parole. Non lo farò perché è un argomento che ho già affrontato altrove e ciò che ho sentito di rimando (e che tratterò in altra sede) mi ha dato da riflettere. Ma se il poter trovare ogni pubblicazione su internet non è il motivo di questo fenomeno massivo, allora cosa lo è?
Queste e altre mille domande sono la base della decisione di trovare, commentare e discutere su libri particolari, confrontarsi con case editrici e ascoltare l’opinione di persone che per mestiere hanno in qualche modo a che fare con la parola scritta.

Se l’idea iniziale era quella di una rubrica di libri fine a se stessa, ora le intenzioni sono di gran lunga differenti.
Affrontare un discorso delicato come quello della cultura e del sapere, in una attualità che ha un nome e un cognome in merito (credo superfluo ma imprescindibile, per chiarezza, sottolineare che di MariaStella Gelmini si sta parlando) che tanto fa discutere, credo sia difficile e altamente pericoloso. Ma ignorare il nostro sapere lo è altrettanto.
Da qui la mia volontà di spingere alla riflessione e al dialogo, al confronto e alla condivisione (parola pericolosa) delle idee, coinvolgendo lettori e scrittori, sognatori e pratici, per un fine ultimo: la salvaguardia del nostro bagaglio culturale.

Commenti all'articolo

  • Di MrJones (---.---.---.123) 17 novembre 2008 14:46

    E dal nulla eccomi qui, chiamato (dai che ce l’avevi anche con me) in causa su Fabio Volo...
    Dai con la rubrica, allora... però, e ti prego non chiamarmi scocciante, non tutte le case editrici sono così. Ci sono case piccole o medie che perseguono una politica coerente (vedi quello che fa minimum, per esempio, o Marcos y Marcos), certo non senza inciampi, ma li perdoniamo.
    Per il resto aspetto i consigli...ma scrivere, per fortuna, non possono farlo tutti, e meno male...
    Ciao

    • Di Isabeau (---.---.---.126) 17 novembre 2008 14:54
      Patrizia Dall'Occa

      Prima di tutto ben ritrovato!! :D
      la mia non era mica un’accusa, anzi, una felicitazione per l’attenzione dimostrata e per l’idea condivisa.
      Lungi da me il voler accusare le case editrici. La mia è solo una provocazioe, nata dall’osservazione e dal confronto.
      Alla rubrica parteciperanno in prima linea proprio per capire cosa c’è dietro questo fenomeno, se di fenomeno si tratta, per dare spiegazioni circa le loro scelte, per mettere in discussione quello che però, lo devi ammettere, è sotto gli occhi di tutti: negli ultimi anni c’è stato un boom editoriale, un’infinità di nuovi libri, romanzi, saggi, a volte persino sulla falsa riga di scritti già esistenti, come mai prima.

      La mia è una voglia di capire, mai un’accusa...
      Ma se serve per farti venire fuori, allora così sia!

      un abbraccio
      Isabeau

  • Di Paolo Praolini (---.---.---.153) 17 novembre 2008 19:45

    Scrivere dovrebbe essere un desiderio che trasferisce un emozione generata dal cuore o dalla mente sul candore di uno stralcio cartaceo, per qualcuno che un giorno volesse assaporarlo!

    • Di Isabeau (---.---.---.181) 17 novembre 2008 22:03
      Patrizia Dall'Occa

      Scrivere dovrebbe essere ed è tante cose diverse.
      Per qualcuno una passione, per altri un mestiere, per altri ancora qualcosa che viene così facile da non capire quanto sia prezioso il dono.
      Per alcuni è un modo per comunciare, per farsi sentire, per trasmettere.

      In un modo o nell’altro, il mio scopo è farli venire a galla, dare valore a chi lo merita, a chi non denigra se stesso con falsia modestia o con superficialità.
      Chi sa giocare con le parole è astuto, poche volte corretto. Usa questa capacità per confondere.
      Pensa ai politici, con i loro discorsi, ai libri di testo, che per tanto tempo ci hanno raccontato una verità che era tutt’altro che storia. Pensa agli abitanti dei social network, a chi sta dietro alle parole di una chat... parole..

      Oggi ci sono piccoli capolavori che rimangono sommersi, piccole opere, di grande intelletto o di pura fantasia, che assolutamente per la loro innovazione, per la loro freschezza, devono essere presentati al pubblico, devono essere conosciuti.

      Ecco, questo per me sta dietro lo scrivere. E credo che chi come me si diletta nel farlo, senza ambire ad essere chissà chi, quando si trova nelle condizioni di premiare chi vale, semplicemente, deve fare di tutto per riuscire nello scopo.

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