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Scontro Mancini-Sarri: adesso l’omofobia diventa "una cosa di campo"

Non si placano le polemiche dopo i quarti di finale di Coppa Italia tra Napoli-Inter vinti dalla squadra nerazzurra per 0-2. È bufera sull’episodio nel finale di partita tra i due tecnici. Siamo al 90’ con l’Inter in vantaggio per 1-0 e il tabellone luminoso del San Paolo segnala per errore ben nove minuti di recupero, in realtà sono cinque. Mancini è una furia e si porta verso il quarto uomo per chiedergli spiegazioni dell’errore nel tempo di recupero, ma si imbatte in Sarri, tecnico del Napoli, visibilmente nervoso per la sconfitta ed eliminazione della sua squadra e accade l’incredibile. Nell’immediato dopo partita Mancini accusa in diretta tv Sarri: «Sarri è un razzista. Mi ha dato del 'frocio', una vergogna per il calcio –poi rincara la dose- ha 60 anni, si deve vergognare, persone come lui non possono stare nel calcio. Negli spogliatoi mi ha chiesto scusa ma si deve vergognare». Poi parla Sarri che cerca di giustificarsi : «Ero innervosito dall'espulsione di Mertens, non ce l'avevo con Mancini. Ho visto che lui si lamentava per l'entità del recupero, mentre a me sembrava poco. Sono cose di campo che dovrebbero finire in campo...».

In questi giorni il dibattito è ancora aperto. Le critiche verso il tecnico del Napoli non si placano, e cosa grave c’è chi come lui stesso afferma che «sono cose di campo» come se insulti o gesti razzisti su un campo di calcio siano tollerabili e di fatto meno gravi rispetto ad altri ambienti. I giocatori e allenatori sono i primi a dover dare l’esempio, ma troppo spesso si imbattano in episodi di violenza e di razzismo. Sotto questo punto di vista in molti credono che il calcio italiano sia ‘malato’ culturalmente: fosse successo in Premier League quello che è successo a Napoli, Maurizio Sarri avrebbe già raccolto le sue cose e sarebbe stato mandato a casa.

In queste ore Sarri ribadisce le sue scuse: «Non sono omofobo, ho avuto amici gay». In tanti però ricordano che il tecnico dei partenopei non è nuovo a queste uscite. Nella stagione 2013-14 quando Sarri guidava l'Empoli in Serie B e stava per conquistare l'accesso in Serie A, dopo una partita persa a Varese, il mister azzurro si lasciò sfuggire la frase: «Il calcio è diventato uno sport per froci. Abbiamo subito il doppio dei falli, ma abbiamo avuto più gialli noi. E’ uno sport di contatto e in Italia si fischia molto di più che in Inghilterra» anche in questo caso è «una cosa di campo?».

Netta la presa di posizione di Giovanni Malagò presidente del Coni: «Ok le scuse, ma se quelle frasi sono state dette non capisco la giustificazione di Sarri, cioè che quelle cose devono rimanere in campo. Sarri è intelligente e sa che non si possono circoscrivere quelle cose a un discorso di campo altrimenti non si finisce mai», mentre il presidente del Milan Silvio Berlusconi analizza cosi l’episodio: «Sono cose che sul campo succedono, ma è sbagliato metterle sui giornali».

Intanto Mancini dopo ore di silenzio torna a parlare e spiega: «Quelle frasi non hanno offeso me, ma hanno offeso tante persone che vengono prese in giro e soffrono tutti i giorni per queste battute».

Fermo restando che ancora una volta chi ha perso è il calcio italiano, ci chiediamo cosa rischia dal punto di vista disciplinare Sarri? Proprio in queste ore il giudice sportivo ha deciso di squalificarlo per due turni e al versamento di 20 mila euro di ammenda al tecnico del Napoli, da scontare in Coppa Italia, per "pesanti epiteti insultanti". Per Mancini invece ammenda di 5.000 euro dovuta al suo "atteggiamento intimidatorio nei confronti dell'allenatore della squadra avversaria che l'aveva insultato".

Dunque per il giudice Gianpaolo Tosel, dopo la lite al termine di Napoli-Inter, tra i due tecnici si è trattato di insulti e non razzismoPeccato che, il giudice sportivo non utilizzi mai la parola giusta per spiegare insulti così deplorevoli, cioè insulti di stampo omofobo, fatti estremamente gravi assimilabili certamente a ciò che storicamente evoca il razzismo.

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