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Dal quel “Clamoroso al Cibali” alla Superleague. Quando il calcio diventa solo un affare esclusivamente economico

Il tentativo di formare una Superlega Europea e l'ufficializzazione di un nuovo format della Coppa Italia senza squadre di Serie C dimostra quanto il calcio sia cambiato diventando sempre di più un affare esclusivamente economico

Era il 4 giugno 1961 quando allo stadio “Cibali” di Catania, oggi dedicato ad Angelo Massimino, si giocava l'ultima giornata di campionato tra Catania-Inter. I nerazzurri in piena corsa scudetto affrontavano i padroni di casa con tutti i favori del pronostico. Era la grande Inter di Helenio Herrera, ma quel giorno accadde qualcosa a dir poco clamoroso. Il Catania vinse 2-0 e ai nerazzurri sfumò il sogno scudetto che andò alla Juventus. Da qui nacque la celeberrima frase “Clamoroso al Cibali” attribuita al grande giornalista sportivo Sandro Ciotti durante la trasmissione radiofonica “Tutto Il Calcio Minuto Per Minuto”. Sebbene non ci sono né prove, né indizi che quella frase sia stata realmente pronunciata è rimasta, comunque, nell’immaginario collettivo per sottolineare un evento che va ben oltre un risultato tutt'altro che scontato. Quella frase, pronunciata o meno, è molto più profonda di una semplice descrizione di una partita di calcio. Va a evidenziare, infatti, i principi del calcio stesso e i valori dello sport in generale in cui tutti dovrebbero avere la possibilità di raggiungere il proprio obiettivo o il proprio sogno. Oggi sembrerebbe che questi valori siano stati superati da interessi economici. Il calcio è cambiato è diventato sempre più business alla ricerca continua di introiti che arrivano soprattutto dai diritti tv e mega sponsor. Il tentativo di formare una Superlega, competizione europea riservata alle squadre più ricche e blasonate, non è stato altro che la conferma di come le società di calcio pensano più all'aspetto economico che quello sportivo. Tuttavia il progetto è subito naufragato dopo l'indignazione da parte di tutto il mondo del calcio e non solo. Anche la politica è scesa in campo per ribadire che il calcio è di tutti e che tutti devono avere la possibilità di realizzare i propri sogni. In 24 ore pian piano le squadre che in un primo momento avevano aderito al progetto hanno fatto un passo indietro riconoscendo che i diritti e i valori dello sport basati sulla meritocrazia e sana competizione non andavano calpestati. Intanto è notizia di pochi giorni fa l'ufficializzazione da parte del Consiglio di Lega di un nuovo format per la prossima Coppa Italia. La prossima competizione prevede al nastro di partenza solo le 40 squadre di Serie A e B escludendo di fatto quelle della Lega Pro. Una nuova formula che sembrerebbe abbia l'obiettivo di valorizzare il torneo e creare da subito sfide che siano appetibili per le televisioni. Lo stesso principio che aveva contraddistinto la nascita della Superlega Europea. A questo punto sembra doveroso interrogarsi sul perché indignarsi prima per poi adottare gli stessi principi dopo? Qualcosa non torna. Sta di fatto che il calcio nel corso degli anni ha unito gli appassionati di tutte le generazioni soprattutto per il concetto espresso in quel “Clamoroso al Cibali”.

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