Maradona, il genio imperfetto
“San Genna’, non ti crucciare, tu lo sai ti voglio bene. Ma na fint ‘e Maradona squaglia ‘o sangue rint’e vene! E chest’è”
Si può riassumere così attraverso la celeberrima frase recitata dal personaggio del poeta nel film «Così parlò Bellavista» di Luciano De Crescenzo, in onore a Diego Armando Maradona, l’amore e l’affetto che tutt’oggi lega un’intera città a quell’uomo che ha fatto impazzire generazioni.
Il mondo del calcio si è sempre interrogato su chi fosse stato il più grande calciatore di tutti i tempi tra ‘O’Rey’ come viene definito il brasiliano Pelé e ‘El Pibe de Oro’ Maradona. Sono loro nell’immaginario collettivo, il bello e la storia del calcio. La massima espressione del pallone.
Diego Armando Maradona aveva però qualcosa in più. Sicuramente il più amato, ma nello stesso tempo il più discusso, che ha saputo sfidare l’Europa e il calcio moderno diventando il più forte di tutti. Talento puro, genio e sregolatezza una vita vissuta a mille piena di eccessi.
Il campione argentino non si è fatto mancare nulla nella vita. Dal successo ai soldi fino al tunnel della droga, vizi, arresti e liti furibonde con i giornalisti. Dopo la sua sua morte si è capito, semmai ce ne fosse stato bisogno, quanto fosse amato dal punto di vista calcistico, meno apprezzato invece, fuori dal rettangolo di gioco. Proprio quella vita piena di eccessi lo hanno reso meno campione e nello stesso tempo fragile sempre in conflitto con le proprie debolezze.
Tuttavia, in tanti hanno raccontato della sua vita ‘ribelle’, in pochi hanno messo in evidenza l ‘aspetto solidale del campione argentino. Maradona era anche questo. Sempre dalla parte dei più deboli e poveri in prima linea a combattere le disuguaglianze sociali. Non ha mai fatto mancare il suo contributo nelle manifestazioni benefiche. Napoli, la sua città adottiva, lo ama anche per questo. Intanto dopo la sua morte Maradona è riuscito ancora una volta a dividere tutti. C’è chi lo ammira per la sua genialità calcistica e chi lo apprezza meno per la sua vita al di fuori dai riflettori di uno stadio.
Sta di fatto che il 25 novembre il calcio ha perso il più grande calciatore di tutti i tempi.
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