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Ultima offensiva di Israele contro Gaza: “Le uccisioni di civili e le estese distruzioni evidenziano il costo umano dell’apartheid”

Nella sua ultima offensiva di maggio contro la Striscia di Gaza occupata, Israele ha illegalmente distrutto abitazioni palestinesi, spesso senza che vi fossero necessità militari, rendendosi responsabile di una punizione collettiva contro la popolazione civile e ha condotto attacchi aerei apparentemente sproporzionati, che hanno ucciso e ferito civili palestinesi, bambini compresi.

di Amnesty International

 

(Foto di Osps7, Wikimedia Commons)

Sono queste le conclusioni di un’indagine di Amnesty International su nove attacchi aerei che hanno causato morti e feriti nella popolazione civile e danni e distruzioni di edifici civili nella Striscia di Gaza.

Il 9 maggio, nella prima notte di bombardamenti, tre attacchi con bombe di precisione, aventi per obiettivo tre alti comandanti delle Brigate al-Quds, hanno ucciso 10 civili palestinesi e ne hanno feriti almeno altri 20. Gli attacchi hanno colpito aree fittamente popolate, alle 2 di notte, quando le famiglie stavano dormendo nelle loro abitazioni. Questo lascia intendere che coloro che hanno pianificato e autorizzato gli attacchi sapevano – e probabilmente non he hanno tenuto conto – che ci sarebbero stati danni sproporzionati contro i civili.

Lanciare intenzionalmente attacchi sproporzionati, ciò che Amnesty International aveva documentato già in precedenti operazioni israeliane, è un crimine di guerra.

I gruppi armati palestinesi della Striscia di Gaza, guidati dalle Brigate al-Quds – il braccio armato della Jihad islamica palestinese – si sono resi responsabili del lancio indiscriminato di razzi che hanno ucciso due civili in Israele e tre civili nella Striscia di Gaza: a loro volta, queste azioni devono essere indagate come crimini di guerra.

“È passato un mese dal cessate-il-fuoco tra le autorità israeliane e i gruppi armati palestinesi, ma a non cessare mai è la sofferenza causata dalle ricorrenti offensive israeliane contro la popolazione civile della Striscia di Gaza. Nella nostra indagine, abbiamo ascoltato vivide testimonianze di bombe che hanno distrutto abitazioni, di padri che estraggono le loro bambine dalle macerie, di un’adolescente ferita a morte mentre era a letto abbracciando il suo orsacchiotto. Ancora più raggelante è avere la quasi certezza che, se i responsabili non saranno chiamati a rispondere, queste scene terribili si ripeteranno”, ha dichiarato Heba Morayef, direttrice per il Medio Oriente e l’Africa del Nord di Amnesty International.

“Il fatto che stiamo documentando da tempo lo stesso schema di uccisioni e distruzioni illegali è un atto d’accusa nei confronti della comunità internazionale, che non chiama Israele a risponderne. L’impunità di Israele per i crimini di guerra che commette a ripetizione contro i palestinesi e il suo crudele blocco illegale di Gaza, che va avanti da 16 anni, incoraggiano ulteriori violazioni dei diritti umani e rendono cronica l’ingiustizia”, ha commentato Morayef.

I cinque giorni di offensiva

Il 9 maggio le forze israeliane hanno iniziato il primo di cinque giorni di offensiva contro la Striscia di Gaza, apparentemente destinata contro membri e strutture delle Brigate al-Quds. Gli attacchi israeliani hanno ucciso 11 civili palestinesi, tra cui quattro bambini. Il ministero della Sanità di Gaza ha riferito di 190 feriti, tra cui 64 bambini.

L’operazione militare israeliana ha danneggiato 2943 unità abitative, 103 delle quali sono state completamente distrutte. Secondo dati forniti dal Ministero palestinese dei Lavori pubblici, almeno 1244 palestinesi sono risultati sfollati.

Dal 10 maggio e per quattro giorni, la Brigate al-Quds e altri gruppi armati minori hanno risposto agli attacchi israeliani lanciando centinaia di razzi contro le città israeliane. Secondo il Ministero israeliano della Sanità, hanno ucciso due civili – Inga Avramyan, una donna israeliana di 82 anni, e Adallah Abu Jibbeh, un operaio palestinese proveniente dalla Striscia di Gaza – e hanno ferito altre 40 persone. I razzi dei gruppi armati palestinesi hanno anche ucciso tre palestinesi nel nord della Striscia di Gaza, tra cui Layan Mdoukh e Yazan Alayan, di 10 e 16 anni. Non è stato un fatto isolato: già dopo l’offensiva militare dell’agosto 2022, Amnesty International aveva denunciato vittime palestinesi causate dai razzi palestinesi.

“Noti per la loro imprecisione, gli attacchi coi razzi dei gruppi armati palestinesi sono indiscriminati e devono essere indagati come crimini di guerra; le vittime devono avere immediato e adeguato risarcimento”, ha sottolineato Morayef.

Una violenza indicibile

Alle 2 del 9 maggio, un attacco aereo israeliano ha colpito un edificio a due piani nel quartiere di al-Sha’af a Gaza City. È stata usata una GBU-39, una bomba di piccolo diametro prodotta dalla Boing Defence, Space & Security, esportata in Israele dagli Usa.

L’attacco ha centrato l’abitazione di Khalil al-Bahtini, un alto comandante delle Brigate al-Quds, uccidendo lui, la moglie Leila e la figlia Hajar di quattro anni. Nell’appartamento contiguo, a sua volta colpito, sono morti la 19enne Dania Adas e sua sorella Iman, di 17 anni.

Alaa Adas, il padre delle due vittime, ha raccontato di essersi svegliato quando la porta della stanza da letto gli è crollata addosso. È corso nella stanza delle figlie e le ha trovate a letto. Dania, che avrebbe dovuto sposarsi a luglio, era già morta. Iman, che sognava di esercitare la professione medica, respirava ancora, ma è morta poche ore dopo il ricovero in ospedale.

“In quanto civili, le vite di Leila e Hajar al-Bahtini e di Dania e Iman Adas avrebbero dovuto essere protette. Israele ha l’obbligo di annullare un attacco se pare chiaro che potrà danneggiare in modo sproporzionato civili e obiettivi civili. Lanciare intenzionalmente un attacco sproporzionato è un crimine di guerra”, ha sottolineato Morayef.

Distruzione deliberata 

La distruzione deliberata, da parte israeliana, di abitazioni civili nella Striscia di Gaza ha avuto un alto costo umano, anche nei confronti di persone con disabilità.

Il 13 maggio le forze israeliane hanno colpito un edificio di quattro piani nel campo rifugiati di Jabaliya, in cui abitavano 42 componenti della famiglia Nabhan, cinque dei quali con disabilità, comprese tre persone in sedia a rotelle.

Hussam Nabhan, che ha assistito all’attacco, ha raccontato ad Amnesty International che intorno alle 18 aveva ricevuto una telefonata, da lui attribuita a un funzionario dell’intelligence israeliana, che dava 15 minuti di tempo per evacuare il palazzo. Ha avvertito l’interlocutore che nell’edificio c’erano persone con disabilità e che sarebbe stato necessario più tempo, ma quest’ultimo non ha fatto altro che ribadire l’avviso.

Una delle sopravvissute, la 22enne Haneen Nabhan, traumatizzata dall’attacco, ha riferito a malapena che la sua sedia a rotelle era andata distrutta sotto le macerie e che non era più in grado di muoversi autonomamente.

Dalle ricerche di Amnesty International non è emersa alcuna prova che l’edificio della famiglia Nabhan e altri edifici distrutti o danneggiati durante gli ultimi due giorni dell’offensiva israeliana fossero stati usati per nascondere armi o altre attrezzature militari o che fossero stati lanciati razzi dalle vicinanze.

“La causa di fondo di questa indicibile violenza è il sistema israeliano di apartheid. Questo sistema dev’essere smantellato, il blocco nei confronti della Striscia di Gaza va immediatamente rimosso e i responsabili del crimine di apartheid, dei crimini di guerra e di altri crimini di diritto internazionale devono essere chiamati a risponderne”, ha concluso Morayef.

Ulteriori informazioni

Poiché le autorità israeliane continuano a impedire ad Amnesty International l’accesso nella Striscia di Gaza, l’organizzazione per i diritti umani ha posto sotto contratto un ricercatore locale, che ha raccolto prove e intervistato testimoni sui luoghi degli attacchi, sia durante che dopo i cinque giorni dell’offensiva.

I ricercatori di Amnesty International hanno condotto interviste e analizzato immagini satellitari e prove da fonti aperte, compresi i video degli attacchi e delle loro conseguenze, unitamente a dichiarazioni delle autorità israeliane.

Gli attacchi illegali contro le abitazioni palestinesi e il blocco illegale imposto nei confronti di Gaza dal 2007 fanno parte del sistema israeliano di apartheid contro i palestinesi, che costituisce il crimine contro l’umanità di apartheid ai sensi sia della Convenzione sul crimine di apartheid che dello Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale.

 

Questo articolo è stato pubblicato qui

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