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Roth: per Wikipedia non sono io quello che sa di più di me?

 

Venerdì scorso Corriere.it ha pubblicato un articolo, che dovrebbe anche essere apparso sabato sull’edizione cartacea, raccontando della querelle tra lo scrittore americano Philip Roth e l’edizione in lingua inglese di Wikipedia: trovate il resoconto anche sul Post, anche se forse coi vari passaggi lì si è persa una distinzione fondamentale che rende più complicato capire la vera ragione della diatriba.

Roth ha scritto una lettera aperta a Wikipedia e l’ha inviata al New Yorker, che naturalmente l’ha pubblicata senza indugio. Nel testo, Roth dice che, un non meglio identificato “amministratore di Wikipedia”, si è rifiutato di eliminare un riferimento all’interno della voce sul suo libro “The Human Stain” (tradotto in italiano come La macchia umana); un suo intermediario aveva cercato di togliere la parte di testo in cui si affermava che l’ispirazione per il protagonista del libro, era giunta dalla figura del critico letterario Anatole Broyard, ma senza riuscirci. Il sysop avrebbe, inoltre, più o meno affermato “capisco il suo punto per cui è l’autore ad avere l’ultima parola sulle interpretazioni della propria opera, ma se non c’è una fonte secondaria, questo a Wikipedia non interessa”.

La cosa divertente è che, se adesso uno consulta la pagina in questione, trova le affermazioni di Roth, insieme alla citazione della fonte secondaria: l’articolo del New Yorker. Abbastanza idiota, vero? Beh, non propriamente. Qui nel seguito, vi spiego un po’ più nel dettaglio cosa è successo, e poi faccio qualche considerazione più generale sulle politiche di Wikipedia, non solo quelle legate alle voci. Un doveroso grazie va a Luca Martinelli e Cristian Consonni che hanno scavato e recuperato un po’ di dati.

Innanzitutto, quello che si può vedere è che il 25 agosto ci sono stati due tentativi di modifica alla voce da parte di un utente anonimo. Le modifiche sono state prontamente eliminate, e su questo credo nessuno abbia a che ridire: al “lei non sa chi sono io!” l’unica risposta che si può dare è “appunto. Si identifichi, e poi ne riparliamo”. Uno potrebbe immaginare che in effetti Roth, o il suo agente, si sia in seguito rivolto offline a OTRS, cioè il sistema di gestione reclami di Wikipedia: il testo della lettera aperta lo farebbe pensare, anche se la circostanza viene smentita da chi ha accesso alle code OTRS. È anche vero che il libro è del 2000, e già in quell’anno, e poi ancora nel 2003, alcuni critici letterari hanno esplicitato l’ipotesi che il protagonista di The Human Stain fosse stato modellato su Broyard, senza che Roth commentasse. E non stiamo parlando del blog scalcinato che non si fila nessuno, ma per esempio dal New York Times, dove Brent Staples scrisse « the character who jettisons his black family to live as white was strongly reminiscent of Mr. Broyard». Probabilmente la lettera aperta di Roth nasce dal fatto che – dopo la cancellazione delle modifiche di cui sopra – un utente esperto ha allungato la voce in questione di ben 6000 caratteri, aggiungendo collegamenti espliciti a tutte queste citazioni: un modo tipico per rispondere a un non meglio identificato indirizzo IP che modifica il testo senza uno straccio di prova. Insomma, non ci trovo nulla di strano.

Ma passiamo al caso generale: anche qua ci sono due temi secondo me importanti. Innanzitutto, è verissimo che l’autore dovrebbe essere la persona più adatta per spiegare l’opera da lui composta, anche se credo ci siano molti dantisti che non concorderebbero… ma tanto il Sommo Poeta è morto da quasi sette secoli, e non conta. Il punto non è che per Wikipedia l’autore non è «una fonte credibile», tanto che adesso le parole di Roth sono riportate verbatim. Ma è, anche vero, che Wikipedia vuole essere un’enciclopedia, non un trattato. Sappiamo tutti che, a differenza di un’enciclopedia standard, Wikipedia non può, né vuole basarsi sull’autorevolezza di chi la scrive; questo implica che la sua affidabilità può solo essere indiretta, e quindi basata su altre fonti esplicitate: a questo punto il consultatore può avere, almeno in teoria, la possibilità di stabilire la veridicità o meno delle affermazioni. Ecco il significato di “fonte secondaria”: non è “fonte terza”, cioè diversa dall’autore, né “seconda fonte”, come se ci dovessero essere due testi indipendenti che ripetono lo stesso concetto. È semplicemente qualcun altro che riporta il pensiero dell’autore: adesso se io leggo la voce dell’enciclopedia, so che Roth ha detto al New Yorker la sua propria interpretazione, il che è ben diverso da un’affermazione riportata senza alcuna fonte.

Insomma, io sono contentissimo se Philip Roth – o del resto Umberto Eco cui è capitato qualcosa di simile – correggono la voce che li riguarda. Però voglio un modo perché io possa sincerarmi che la modifica è effettivamente corretta. Scrivere un articolo su un media e poi citare l’articolo stesso è una procedura assolutamente barocca, ne convengo; però lascia una traccia. Vogliamo creare gli Archivi Segreti di Wikipedia, consultabili solo da selezionati studiosi, che raccolgono le email verificate di Eco Roth e chi altri? Mi sembra una soluzione altrettanto barocca. Vogliamo trovare qualcuno di autorevole che viene pubblicamente indicato dalla Wikimedia Foundation come il garante della veridicità delle affermazioni? Parliamone. Ma in ogni caso il problema non ha certo la banale soluzione che si poteva immaginare all’inizio, dire cioè “che idiota quell’anonimo sysop che ha applicato alla lettera le regole senza nemmeno azionare il cervello”. E in tutto questo, non ho nemmeno considerato che un autore può affermare una cosa oggi e cambiare completamente idea tra dieci anni, che un autore può affermare anche magari in piena buona fede una cosa assolutamente errata, e che se un critico letterario importante esprime un’affermazione falsa questa è comunque un’informazione importante ed è giusto che Wikipedia la riporti, pur segnalando che l’autore non concorda con essa.

Infine, andando a un livello ancora superiore, mi sono ancora una volta dolorosamente stupito di come la Wikimedia Foundation, non abbia mai assunto un portavoce con le palle che sappia spiegare alla "sciura" Maria (beh, negli USA sarà a Joe the plumber, ma l’idea è sempre quella) come stanno davvero le cose. Ognuno tira l’acqua al suo mulino: lo fa Roth, lo fa il New Yorker, lo fanno i vari media (ah: io sono un malfidente, ma mi pare che l’articolo del Corriere non si curi nemmeno troppo di nascondere una malcelata soddisfazione perché Wikipedia è stata presa in castagna). Perché non dovrebbe farlo anche la WMF? L’ecosistema Wikipedia è ormai complicatissimo, io che pure ci sono ben addentro da otto anni, non riesco mica a conoscerlo tutto, e comunque la mia formazione mi rende difficile spiegare bene le cose partendo da zero, come in effetti servirebbe. Ma chi gestisce l’enciclopedia dovrebbe aver capito che non ci sono solo i costi materiali di acquistare server e banda, ma esistono anche quelli virtuali di diffusione della metaconoscenza, cioè la conoscenza sulla conoscenza. Se persino Karol Wojtyla, che era uno che di questi temi ne sapeva eccome, decise di prendersi una vecchia volpe come Joaquin Navarro Valls non pensate che anche Wikipedia ne avrebbe bisogno?

Di .mau.

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