• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Media > Gli Open Data: cosa sono e a cosa servono

Gli Open Data: cosa sono e a cosa servono

Nel quasi lontano 1993 avevo qualche velleità da giornalista (in verità mai veramente sopite) ed ero intenzionato a far emergere alcune distorsioni che vedevo intorno a me su come veniva speso il denaro pubblico. Mi interessai in particolare a struttura pubblica che era in costruzione ormai da diversi anni, mai completata fino ad allora e talvolta utilizzata, ahimè, come discarica. Non che le cose siano poi cambiate (vedi su Google Street View, 2008).

Approfittai della legge 241/90 in merito alla trasparenza degli atti pubblici per avere informazioni e scoprii che nella realtà talvolta il muro prima è di gomma e poi diventa di cemento: impenetrabile.

La struttura pubblica è ancora lì. Altri soldi saranno stati spesi (sprecati) e sono passati ormai venti anni.

Cos’è cambiato nella trasparenza della pubblica amministrazione? A dire la verità forse molto poco rispetto a quanto effettivamente ci si aspettasse allora, e ancora meno se pensiamo agli enormi sviluppi tecnologici che hanno investito ciascuno di noi negli ultimi anni.

Pochi passi in avanti che oggi si chiamano comunemente Open Data.

Le pubbliche amministrazioni producono, rilevano e gestiscono informazioni; con la loro attività incidono sulla vita di noi tutti e ne influenzano buona parte. Tutto ciò si trasforma in DATI, non sempre digitalizzati, non sempre organizzati, non sempre APERTI.

Il concetto di “apertura” di un dato della pubblica amministrazione, diciamo un “dato pubblico”, non è tanto nella sua accessibilità che ovviamente deve essere massima e immediata, ma anche nella sua forma.

Infografica Data Store italian

Clicca sull’immagine per navigare nell’infografica

Vi faccio un esempio. Per ottenere l’elenco dei soldi spesi per ricoprire le buche sulle strade di una città, non dovrei essere obbligato produrre un’istanza scritta richiedendo l’informazione, motivandola e aspettare che qualcuno mi risponda, ma l’informazione dovrebbe essere accessibile immediatamente sul sito del Comune. 

Accessibile e “aperta”: trovare l’informazione sotto forma di documento PDF non è sufficiente perché si tratterebbe di un formato chiuso del dato e difficilmente riutilizzabile. Gli OPEN DATA devono quindi essere forniti in formati aperti e riutilizzabili anche in altri contesti: la maggior parte dei dati che le pubbliche amministrazioni oggi pubblicano sono forniti in formato XML, un formato che permette appunto di importare i dati in tantissimi contesti.

Ma quali sono questi contesti?

Innanzitutto gli Open Data, quando completi, sono uno strumento potentissimo non tanto nelle mani del cittadino, che ovviamente ne può fruire e utilizzarli, ma sono potentissimi perché usabili dalla stampa. I giornalisti infatti sono gli attori principali e maggiormente interessati nell’utilizzo dei dati e inoltre gestiscono il meccanismo del gatekeeping (aprire i cancelli dell’opinione pubblica ad una determinata informazione) delle notizie ed informazioni: gli Open Data possono essere scaricati, confrontati, correlati, analizzati e… diventare notizia per l’opinione pubblica.

Ma non solo questo contesto.

Ho visitato diversi siti di pubblicazione di Open Data e ho trovato una lodevole iniziativa del Comune di Milano in merito agli Open Data. L’iniziativa si chiama APP4MI e invita in un contesto a premi i cittadini stessi (ma più che altro un sottoinsieme di sviluppatori indipendenti, studenti smart o microimprese) a creare applicazioni mobili che utilizzando la base dati del Comune, fornita tramite apposite interfacce di rete (API), forniscano servizi e informazioni a valore aggiunto. Ovviamente le APP saranno poi pubbliche e arricchiranno le possibilità di fruire in modo migliore quei dati resi sì disponibili ed aperti, ma in formato grezzo.

Ultima segnalazione: Openpolis, una associazione il cui scopo è, citando dal loro sito: “Lavoriamo con gli open data, facciamo progetti open source, promuoviamo l’open government.”

Openpolis stimola appunto l’apertura dei dati, fornisce servizi ai comuni affiliati all’associazione e soprattutto diffonde la cultura dei dati aperti. Inoltre svolge un ruolo di intermediario e aggregatore degli Open Data pubblicati, fornendo quindi una sorta di semi-lavorato rispetto ai dati grezzi.

Di Openpolis si conosce forse la campagna “Parlamento Casa di Vetro” tesa a liberare i dati dei lavori parlamentari (quelli delle commissioni parlamentari non sono pubblici) e l’indice di produttività dei nostri parlamentari. Certo tutte queste iniziative rispetto all’universo Pubblica Amministrazione Italiana sono ancora una piccola goccia: ma spero vivamente diventino prima un rivoletto, poi un torrente in piena ed infine un mare.

Spunti, note e bibliografica

 

Autore: Luigi Zarrillo

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares