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Roma. Padre e figlia di pochi mesi uccisi per una rapina. Ultimi aggiornamenti

Cinquemila euro, questo il prezzo della vita di padre e figlia uccisi ieri sera a Roma. Lui, Zhou Zheng, cittadino cinese di 31 anni, è stato colpito al torace, mentre la bimba di appena 6 mesi è stata raggiunta alla testa. Assassinati su quelle strade capitoline che, nel solo 2011, registrano un bilancio pari a 35 morti ammazzati. 

La moglie, Zheng Lia, 26 anni, è rimasta lievemente ferita a un braccio da un taglierino. Una famiglia distrutta in pochi minuti per una rapina di sangue poco prima delle 22 mentre rientrava a casa nel quartiere multietnico di Tor Pignattara

Sono due i malviventi, con il capo coperto da caschi, italiani e con uno spiccato accento romano. Il loro obiettivo era l'incasso del bar che avevano appena chiuso, contenuto nella borsa della donna ed è proprio da quella borsa che inizia l’incubo. Zeng Lia stava per aprire il portone del palazzo in via Giovannoli e suo marito teneva in braccio la loro figlioletta di sei mesi.
 
I rapinatori, che li avevano pedinati, non hanno avuto scrupoli: hanno tentato di portare via la borsa alla donna ma i due cinesi hanno reagito. «T'ammazziamo come un cane», hanno detto i malviventi a Zhou Zheng. 
 
Prima hanno ferito lei con un taglierino, poi gli spari al cuore contro suo marito e la figlia, colpita alla fronte. Lui è caduto in terra con la bimba ed è morto sul colpo. La piccola è deceduta qualche minuto dopo, mentre veniva portata in ambulanza. 
 
«Ho sentito gli spari e poi le urla», ha detto una connazionale delle vittime che abita a pochi passi dal luogo della rapina. «Erano in due e li ho visti scappare a piedi con i volti coperti dai caschi». 
 
«Il padre di Zhou Zheng gestisce un bar all'angolo con via Casilina, a una manciata di metri da casa sua, dove è stato ucciso. So che suo padre si era ammalato e per questo Zhou Zheng questa sera ha dovuto chiudere lui stesso il locale - spiega ancora il testimone - probabilmente li hanno seguiti perché sapevano che sua moglie Zheng Lia aveva in borsa l'incasso». «Erano delle belve», ha ripetuto la donna con il terrore ancora negli occhi. Il testimone potrebbe fornire elementi importanti sui killer. 
 
Ieri sera è stato disposto l'immediato raddoppio del numero delle volanti impegnate sul territorio per il turno notturno. La caccia agli assassini è durata tutta la notte in una Capitale blindata. 
 
Ricerche che però, non hanno ancora portato risultati. Nel quartiere periferico di Roma, uno dei più multietnici della città, si sono fermati molti stranieri, che osservavano attoniti il cadavere di Zhou Zheng e l'ambulanza dove è morta la figlia di sei mesi.
 
Lacrime e disperazione negli occhi dei familiari della vittima, la cui unica speranza ora è quella che venga loro resa giustizia con la cattura dei malviventi. Questa mattina, intanto è stata convocata in prefettura a Roma una riunione di coordinamento delle forze di polizia che sarà presieduta dal prefetto, Giuseppe Pecoraro
 
E Sveva Belviso vice sindaco di Roma commenta: «La città si ribella a questa barbarie inaccettabile. Gli autori del delitto non sono uomini, ma animali». Ma le parole, si sa, continuano a volare nell'aria pregna di polemiche mentre i fatti senza summit e raddoppi di personale li fanno i cattivi.
 
 
VEDI ANCHE: Infografica: Roma, aumentano gli omicidi
 
 
Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Geri Steve (---.---.---.192) 5 gennaio 2012 23:26

    Giustissimo.

    Il punto importante sta nel prevenire, e la prima e fondamentale prevenzione sta nella repressione immediata: se li si prendono presto e li si sbatte in carcere per davvero, cioe’ senza gozzini, domiciliari, braccialetti , si riesce a mandare un segnale chiaro:
    LA TUA CRISI DI ASTINENZA NON GIUSTIFICA NIENTE !
    se uccidi, vai in galera.
    se uccidi anche una bambina di sei mesi, la chiave la seppelliamo.

    DOPO di che - ma senza il primo punto non serve- , inizia l’altro lavoro di prevenzione.

    Quei due assassini sono il terminale di una catena, di cui sono chiari - ma DA IDENTIFICARE !! - soltanto un paio di anelli: il ricettatore e lo spacciatore di droga.

    Sappiamo che sopra di loro ci stanno migliaia di persone di peso.
    Probabilmente girano in SUV a Cortina o passano il capodanno alle Maldive con importanti personaggi. Alcuni sono molto vicini all’inizio della catena.

    Anche loro sono da identificare, altrimenti la catena riparte con altri spacciatori e altri ricettatori. 
    Sembra impossibile, tanto sono ben nascosti e insospettabili, ma seguendo la traccia dei soldi non e’ difficile.

    Basta la volonta’ ma, al di la’ delle dichiarazioni, non e’ detto che ci sia. Anzi: dubitare e’ doveroso.
    Vedremo.

    Altrimenti, sara’ normale che per soldi si faccia qualsiasi cosa.
    Anche sparare su una bambina di sei mesi.

  • Di Geri Steve (---.---.---.192) 5 gennaio 2012 23:34

    Leggo. "Cinquemila euro, questo il prezzo della vita di padre e figlia uccisi ieri sera a Roma".

    Neanche quelli: non li hanno presi, perche stavano in tasca all’assassinato e non nella borsetta.

    Verosimibilmente, il prezzo e’ stato soltanto la speranza di un buco.

    Non c’e’ un prezzometro per la rapina e l’uccisione: c’e’ invece uno stato di dipendenza -non chiamatelo di necessita’ ! - per cui niente altro conta.

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