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Rischio fronda M5S: Grillo chiama a raccolta i suoi

Trenta i dissidenti tra le fila dei grillini eletti in Parlamento, di cui una dozzina in Senato. In programma un summit tra l'ex comico genovese e i suoi Parlamentari. Nel mirino di Grillo anche Vito Crimi, capogruppo del M5S al Senato.

ROMA  "Perché hai votato il MoVimento 5 Stelle? Per fare un governo con i vecchi partiti? Per votare in Parlamento i meno peggio? Per discutere con il 'pdmenoelle' di programma quando quello del M5S è il suo esatto contrario? Se hai votato per il M5S anche soltanto per uno di questi punti, allora hai sbagliato voto. Mi dispiace. La prossima volta vota per un partito".

Lo ha detto, ridetto, ribadito fino alla nausea. Grillo, proprio per evitare che ci sia anche solo l'ombra di un malinteso, negli ultimi giorni ha inondato la rete con post in cui spiega, in sostanza, che non c'è trippa per gatti per nessuno della vecchia classe politica, in merito ad improbabili alleanze. Del resto – bisogna dargliene atto –, i grillini lo sapevano da prima del risultato delle elezioni, visto che il guru del M5S lo aveva urlato per mesi durante il suo tsunami tour.

Ma come spesso è accaduto in passato in altre formazioni politiche, anche tra le fila dei grillini eletti in Parlamento, ci sono alcuni dissidenti a cui non dispiacerebbe un possibile dialogo con gli altri partiti, in particolare con il Pd. Sono una trentina, di cui una dozzina al Senato. Ma Grillo, proprio per fare chiarezza, e scongiurare il rischio fronda tra le fila del M5S, ha chiamato ha raccolta i suoi Parlamentari in un summit.

Nel mirino dell'ex comico genovese è finito anche Vito Crimi, capogruppo del M5S al Senato, che nei giorni scorsi avrebbe lanciato l'ipotesi di un Governo Bersani. "Qualcuno", però, vorrebbe leggere al più presto la sua lettera di dimissioni, anche se, strategicamente, punire Crimi potrebbe rappresentare un'arma a doppio taglio per Grillo, perché si sa: i martiri, di solito, danno sempre fastidio a chi li crea.

Il messaggio, però, è chiaro: "Nessuna alleanza con chi si è reso responsabile di aver fatto fallire il paese". Cosa ne sarà, dunque, dei dissidenti?

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.251) 5 aprile 2013 16:27

    GRILLO ORMAI SEI FINITO ! CON IL TUO MODO DI FARE TI STAI BRUCIANDO DA SOLO.
    SEI SOLO UN DITTATORE ! ANCHE GLI ELETTI DEL MOVIMENTO INIZIANO A STANCARSI.RIMARRAI DA SOLO E ALLORA TI METTERANNO A SBRAITARE DENTRO UNA GABBIA.SEI USCITO DI SENNO !

     

  • Di (---.---.---.115) 5 aprile 2013 16:55

    On line, sul sito del M5S, esiste un documento che tutti possono consultare che si intitola:


    "Codice di comportamento del parlamentare 5 Stelle".

    E’ stato accettato e firmato da tutti i deputati e, benché non rappresenti un obbligo dal punto di vista giuridico, è comunque un impegno d’onore per tutti coloro che l’hanno preso.
    Al punto 3 del primo paragrafo (gruppo parlamentare) è scritto: 

    "i gruppi parlamentari del MoVimento 5 Stelle non dovranno associarsi con altri partiti o coalizioni o gruppi se non per votazioni su punti condivisi".

    La clausola, chiamiamola così, è comprensibile in un’ottica di rottura. Il M5S si è sempre posto in una logica alternativa, del resto, il suo modo di fare politica non ha, e non deve avere niente a che vedere, con lo scambio di favori e poltrone tipici della politica tradizionale. Era chiaro ad ogni elettore informato che, votando M5S, si sceglieva per un approccio duro, ma coerente, di opposizione al sistema dei vecchi partiti. Non si può chiedere ai parlamentari eletti di contravvenire ad un impegno che loro per primi hanno preso al momento dell’elezione. E, se Beppe Grillo ha voluto inserire nel codice di comportamento una regola del genere, è proprio perché aveva previsto che non tutti posseggono, tra le umane virtù, quella della coerenza.
    • Di (---.---.---.176) 5 aprile 2013 18:55

      Grillo ha ragione, M5s è un movimento politico eversivo che deve cacciare dal parlamento tutte le altre forze politiche per rimanere da solo, in modo da poter conseguire la fuoriuscita dall’euro, la decrescita (infelice) e la democrazia diretta (da Casaleggio).

      Chi non è daccordo o ha capito cose diverse non ha che da accomodarsi fuori.

      Se un pò di parlamentari di M5s hanno paura di affrontare a breve le elezioni e si sono affezionati agli 11.000 euro al mese o pensano a una forza politica che intervenga in parlamento nel merito dei problemi interagendo con gli altri, allora non hanno altro da fare che uscire dal gruppo M5s e fondare un nuovo movimento politico.

  • Di (---.---.---.232) 7 aprile 2013 21:33

    Ma i parlamentari non erano dipendenti degli elettori? Cioè, se uno ha votato M5S ha fatto bene se vuole parlamentari che fanno quello che dice Grillo e ha sbagliato a votare in caso contrario? Ma come funziona questo rapporto di lavoro, chi è il datore? Di chi sono dipendenti gli eletti?


    Se i parlamentari sono dipendenti del popolo, è il popolo ad essere sovrano. Sempre. E quindi è Grillo che sbaglia ad interpretarne gli umori e dovrebbe darsi una regolata dato che non rappresenta che una parte del movimento. L’alternativa è affermare che il voto di chi la pensa come lui valga 10 e quello degli oppositori valga zero. Peccato non funzioni così. Uno vale uno, lo diceva lui.

    Quando si inizia a dire che il popolo ha sbagliato a votare si sente stridio di unghie su specchi.

    Per me la questione è semplice: Grillo ha una voglia matta di cacciare chi non lo asseconda, ma non può. Perché se lo fa rischia di creare un gruppo parlamentare misto svincolato dalle sue pretese, libero di votare secondo coscienza, e libero di farlo proprio perché cacciato. E soprattutto di dare l’immagine di mancanza di coesione dopo il voto, cioè che ciò che decanta non sia realizzabile nella pratica. Utopia.

    Quando i parlamentari del M5S capiranno che è Grillo ad aver bisogno che restino nel movimento, cambieranno i rapporti di forza interni.

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