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Renzi, il Papa Nero

La cosa più aberrante della giunta Renzi a Firenze è senz’ombra di dubbio il nuovo “cimitero dei feti e dei prodotti abortivi e del concepimento”.

Il regolamento della Polizia Mortuaria della città toscana introduceva la novità un anno fa e già allora ci furono moltle polemiche che ne bloccarono l’iter; ma in questi giorni il regolamento è stato riproposto e approvato velocemente proprio mentre il PD guardava alla Stazione Leopolda omaggiando, un po’ prematuramente, il nuovo leader preconfezionato del partito.

Che i feti vadano seppelliti è cosa già nota e praticata per via di un decreto presidenziale del 1990, ma la scelta dell’amministrazione fiorentina, non la sola comunque in Italia, va nella direzione di permettere (o dovremmo dire privilegiare?) sepolture personalizzate con tanto di lapidi e statuette per i prodotti abortivi a qualunque stadio di sviluppo essi siano arrivati.

La logica - per quanto si possano comprendere le speranze deluse, e quindi anche il dolore, di donne che abbiano subìto un aborto spontaneo - sembra essere indiscutibilmente quella di equiparare il culto dei morti al culto dei mai nati, insinuando che fra di essi non ci sia alcuna sostanziale differenza.

Solo che parlare di un morto significa parlare di un vivo giunto al termine della propria vita - quindi a un “c’era e ora non c’è più” - che lascia certamente uno strascico di dolore e di ricordi nei suoi cari che è giusto onorare nella memoria, come gli esseri umani fanno da millenni.

Parlare invece di “materiale abortivo” significa riferirsi a “ciò che non è mai stato”, se non nella potenzialità di uno sviluppo cellulare che, natura permettendo, avrebbe potuto portare alla nascita di un bambino. Che tale non è però, fino a che non nasce.

Insomma si torna alla trita questione della differenza tra feto e neonato che solo i "pro life" di ambito cristiano oltranzista pretendono che venga negata. Cercando di imporre così il loro punto di vista ideologico, minoritario, alla maggioranza dei cittadini che decenni fa distinsero chiaramente tra "prima" e "dopo" la nascita, votando a favore dell’aborto all’apposito referendum promosso da radicali, socialisti, movimenti femministi ed extraparlamentari.

Oggi, un po’ di soppiatto, i catto-democratici alla Renzi, insinuano che quella minoranza aveva ragione: la vita inizia al concepimento - come si affannano a ripetere come un mantra i numerosi Papi che sono passati sul palcoscenico negli ultimi anni - e che quindi il materiale abortivo ha diritto ad una sepoltura personale come si fa per le persone morte. Lo zigote, la prima cellula fecondata è già, nella mentalità cristiana, “persona umana” e così va trattata.

Conseguentemente le donne che chiedono di abortire sono equiparabili né più né meno a delle infanticide. Qualunque cosa dica la legge che le autorizza ad abortire.

E forse non è un caso che alla Leopolda "la questione femminile risulti totalmente assente dal dibattito", come scrive oggi Silvia Ballestra su l'Unità.

Questo è il vero scandalo di questo regolamento municipale che si ammanta ipocritamente di quell’aura di melensa comprensione e sollecitudine umana che ogni religioso indossa quando si tratta di perseguire i suoi fini ideologicamente motivati.

Che dirà ora, il democratico quasi-leader della sinistra, a tutte quelle donne, anche sue compagne di parte politica, improvvisamente equiparate surretiziamente a delle assassine se solo decidessero di abortire?

Di qui al fermo di polizia di donne incinte con l’accusa di “danneggiamento di feto”, come succede in alcune parti del mondo, il passo potrebbe essere breve.

Se questo è il nuovo (democratico) che avanza stiamo freschi: questo partito, nato dalla fusione a freddo dell’eredità comunista con quella democristiana sta progressivamente affossando non solo ogni tendenza reale - economica e sociale - riconducibile alla sinistra, ma anche ogni ipotesi laica del vivere civile, sposando via via la più retriva mentalità gesuitica.

Compresa la balzana idea che la parola “ateo sia di per sé offensiva e incompatibile con il “progetto dei democratici” come ebbe a dire, qualche settimana fa un deputato PD di area cattolica all'ormai ex direttore de l'Unità, Claudio Sardo.

Foto: Anna Levinzon/Flickr, Marcia per la Vita, 2009 -Washington

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.199) 4 novembre 2013 16:56

    Renzi (il già condannato per danno erariale) ha fatto una scelta semplice:
    leccata di culo alla chiesa per averne l’appoggio.
    A me non sembra improponibile il culto dei feti morti, ma questo dev’essere ristretto alla sfera personale e non dev’essere supportato da un’amministrazione statale.
    E poi che date ci scrivono sulla lapide? nato (e) morto il giorno x?

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