• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tempo Libero > Recensioni > Recensione di un ergastolano del libro “Ombre bianche” di Frank (...)

Recensione di un ergastolano del libro “Ombre bianche” di Frank Edosa

Penso che per un prigioniero scrivere un libro è come fare l’amore con la donna che ama.

I libri sono i miei fedeli compagni di vita perché mi fanno vivere la vita che non ho più. Penso che senza di essi la mia vita sarebbe una vita di solitudine. E credo che non ci sia posto migliore di una cella per leggere un buon libro. Purtroppo la maggioranza dei detenuti legge poco e spreca il tempo in cose inutili: parlano di calcio, di veline, di attrici e mantengono la propria ignoranza. Io invece leggo molto e di tutto perché noi siamo anche quello che leggiamo.
 
 Ho appena finito di leggere un bellissimo libro dal titolo “Ombre bianche. La speranza che vince là dove il sole muore” (Museodei by Hermatena Edizioni) scritto da Frank Edosa, nigeriano finito in carcere per motivi di droga. E dentro l’Assassino dei Sogni (il carcere come lo chiamo io) ritrova se stesso, impara l’amore per i libri e ne scrive uno, raccontando la sua storia e la sua esperienza. Penso che un libro sia importante per raccontare il carcere e per farlo vivere a chi lo legge. E per migliorare il carcere bisogna prima farlo conoscere e sensibilizzare l’opinione pubblica.
 
“Il carcere è la prova della vita: se riesci a sopravvivere con la tua personalità, la tua dignità, la tua mente intatte sarai speciale”. “La routine è il segno che la prigione opera bene. Se tutto ciò funziona per le autorità, diventa, invece, una trappola per i detenuti: c’è un tempo per farsi la doccia, uno per l’aria, per mangiare e per dormire. Queste attività riempiono la giornata. Non c’è altra occupazione. I tempi rallentano la vita e il giorno non finisce mai. I minuti sembrano anni e gli anni minuti. Improvvisamente è la fine dell’anno e tu non sai dove siano finiti tutti questi mesi”.
 
“Le guardie e i detenuti condividono gli stessi atteggiamenti, gli stessi istinti, la stessa aria e gli stessi spazi. Solo che uno è in gabbia è l’altro no”. “Non importa come è costruito, quanto moderno possa essere, il carcere è comunque una gabbia tenebrosa che può uccidere lo spirito delle persone. È un brutto posto che disorienta la persona. Rovina la psiche, spoglia e ruba ogni emozione con il rischio di provocare traumi”. “Da questa esperienza mi fu chiaro che la prigione non ha il potere di cambiare nessuno e che il mutamento può realizzarsi solo da un cammino interiore individuale”.
 
È difficile in carcere vivere la vita che vorremmo, ma nessuno ti può impedire di sognarla. Frank Edosa l’ha sognata. Poi l’ha scritta. Adesso sta a voi leggerla. E penso che leggendo questo libro non la penserete più come prima sugli emigrati e sul carcere.
 
Carcere di Padova Ottobre 2015 

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità