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Recensione: Il borghese - di Vittorio Feltri - Mondadori Edizioni

Per parlare di Feltri è necessario conoscere Vittorio. Non è un gioco di parole. È un atto dovuto. Troppo spesso, in special modo quando si parla di un personaggio pubblico, la maggior parte delle persone tende a guardare solo la superficie, i comportamenti pubblici, dimenticando che sotto la superficie, sotto gli strati di inox e ghiaccio di cui ci si abbiglia per non far penetrare il mondo esterno nella privata condizione di vita, esistono anima e cuore, oltre al cervello.

Vittorio Feltri è due realtà separate. Com’è giusto che sia. Presenta al pubblico la sua parte pubblica, conservando anima e cuore per la vita privata, e per chi sa cogliere ciò che all’interno della sua anima si nasconde. Conoscerla è scavalcare un muro e guardare oltre i confini dei preconcetti, che troppo spesso albergano nella testa di umani sempre più avvezzi a parlare a vanvera, in special modo nei confronti di chi non si conosce, se non molto superficialmente.

Quale strumento migliore, per conoscere meglio Vittorio Feltri, del leggere il racconto senza filtri delle esperienze che più di altre lo anno segnato, nel bene e nel male? E per scoprire che, sotto la scorza dura e che alcuni ritengono essere permeata di puro cinismo, si nasconde un animo sensibile al punto da intenerire.

Ecco, è questo che si scopre leggendo “Il borghese”: la storia innanzitutto di un uomo. Con le paure e le speranze che ognuno di noi sperimenta nel corso della vita. Intenerisce come Feltri abbia guardato alla vita, al futuro, ai personaggi che – prima di lui – sono stati le grandi firme del giornalismo nazionale.

Ma non è tutto, perché attraverso il racconto di aneddoti ed episodi accaduti nel corso degli anni, in una carriera che non è stata priva di difficoltà, ecco che Feltri si svela, si rende comprensibile, si concretizza nella misura umana, travalicando il personaggio pubblico. Ci dona, insomma, la chiave di lettura della sua anima.

Lo stile è schietto, come siamo abituati a conoscerlo. Ed è in questa schiettezza, in questa sincerità estrema che si riconosce il Vittorio uomo, appassionato praticante della vita e osservatore incredibilmente attento dell’esistenza altrui.

Anche questo va considerato come un livello estremo di sensibilità. Non è da tutti.

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