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"RAI Storia" banalizza Trotskij. Per fortuna dimentica Rosa e Lenin…

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Lenin

Meno male che a RAI Storia e RAI3 non si sono ricordati dell’anniversario della morte di Lenin (21 gennaio 1924) e di quello di Rosa Luxemburg (assassinata il 15 gennaio 1919 insieme con Karl Liebknecht dai soldati dei Corpi Franchi, agli ordini del governo del socialdemocratico Friederich Ebert e del ministro degli Interni, Noske), e non hanno proposto una ricostruzione della loro vita superficiale e banale come quella che l'altroieri hanno fornito su Lev Trotskij, montando spezzoni di documentari veri e di fiction come il film di Losey (naturalmente scegliendo la scena dei conigli…), inframmezzati di banalità e di errori fattuali. Rispetto ad altri casi, va detto che le intenzioni dei due (un redattore di RAI Storia e un professore di Storia moderna dell’università di Teramo, Francesco Benigno) non erano particolarmente ostili o denigratorie, ma le imprecisioni e le banalizzazioni erano tante.

Il prof. Benigno ha presentato grossolanamente il rapporto tra Lenin e Trotskij e soprattutto banalizzato il dibattito tra bolscevichi e menscevichi; ha naturalmente presentato Trotskij semplicemente come menscevico, come nella vulgata staliniana, fino all’arrivo improvviso a Pietrogrado postdatato al novembre 1917, e presentato come un’adesione tardiva e sorprendente. Lo stesso professore ha ovviamente ridotto la rivoluzione d’Ottobre a un “colpo di Stato”, e ha citato assurdamente Parvus a proposito della pace di Brest Litovsk; ha attribuito poi a Lenin il socialismo in un solo paese, e ha fatto scoprire solo nel 1956, da Chrusciov, il “Testamento” di Lenin.

Ma si potrebbe continuare a lungo l’elenco delle sviste: la burocrazia per Trotskij secondo Benigno sarebbe stata una vera classe sociale e non una casta (quanti appassionati dibattiti in proposito cancellati!). Quanto al suo esilio in Francia sarebbe stato dovuto a un “invito” da parte del “socialista Daladier”, che ovviamente non era socialista ma radicale, e aveva accettato poco volentieri di ospitare il grande rivoluzionario, e solo a condizioni durissime di isolamento. Ma c’è poco da sorprendersi: a Lecce avevo verificato un’analoga ignoranza sulla rivoluzione russa in quasi tutti i miei colleghi di Storia contemporanea (almeno il Benigno ha l’attenuante di essere specialista di Storia moderna, e di aver scritto in genere su secoli più lontani). Nella sinistra poi circolano da sempre ben altre banalizzazioni e ricostruzioni caricaturali.

Anche se ho ricevuto segnalazioni indignate su questo programma da ex studenti, e qualche invito a riscrivere in positivo la biografia di Trotskij, e a rendere un nuovo omaggio agli altri due grandissimi rivoluzionari in occasione degli anniversari delle loro morti, ho preferito non aggiungere altro a quanto avevo messo inizialmente sul sito, sia nella sezione I Grandi Nodi Del Novecento, nel blocco dedicato a Il Grande Dibattito agli inizi del XX Secolo, sia in Archivio. Di materiale ce n’è parecchio. Mi limito a segnalare alcuni testi, che sarebbero difficilmente rintracciabili.

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Rosa Luxemburg

Ci sono due testi particolarmente articolati, Sul trotskismo e Attualità di Trotskij, uno più recente sui Dilemmi di Trotskij, e ce ne sono due molto belli su Rosa Luxemburg uno dei quali scritto da Ernest Mandel, Mandel: Rosa Luxemburg. Ma a chi non lo ha ancora fatto consiglio di esplorare meglio tutta questa seconda e terza parte del sito, dove si trovano non pochi testi particolarmente utili e poco utilizzati (anche perché sono stati inseriti in una fase in cui in una parte non piccola della vecchia Sinistra Critica l’attività di formazione marxista era un po’ snobbata). Io stesso, che ovviamente non la snobbavo, avevo però fatto concessioni allo “spirito dei tempi” illudendomi di aggirare l’ostacolo chiamando una sottosezione dell’Archivio “Materiali per l'auformazione”, anziché, come era tradizione “veterocomunista”, "Per la formazione".

E Lenin? Potrei segnalare almeno Lenin, Rosa e il partito oppure Lenin, Rosa e la questione nazionale, ma il miglior modo di ricordarlo è leggerlo direttamente: ad esempio il bellissimo opuscolo, spunto prezioso per ogni programma di transizione che ho riprodotto sul sito chiamandolo Lenin e la crisi (il titolo vero era troppo lungo, lo trovate se lo aprite). Vale la pena: nella sinistra, a parte le denigrazioni coscienti, su Lenin circolano non poche semplificazioni (basate su pochi testi, di cui si cita spesso solo il titolo) che impediscono di coglierne tutta la straordinaria grandezza.

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