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Porn-addiction: dipendenza dalla pornografia

Molti, in questi anni, si sono dilettati nel parlare di porn addiction che, la pandemia dovuta al Covid-19, ha riportato con forza in vetrina. È indubbio che, l’opportunità di svolgere il proprio lavoro in casa e la diffusione della banda larga che ha raggiunto anche piccoli comuni, ha permesso alle persone di accedere a tale materiale, davvero in qualsiasi momento e istante.

È bene ricordare come la pornografia, dagli anni 90, ha avuto una crescita esponenziale oltre che un’evoluzione digitale. Agli inizi, la possibilità di fruire di questi contenuti era legata all’acquisto in edicola di giornali del settore e/o all’acquisto di videocassette. Si è poi passati, grazie all’Adsl, a fruire di questi contenuti direttamente dal proprio PC su siti internet più o meno gratuiti che iniziavano a nascere, per poi arrivare all’era digitale di oggi, dove dal nostro smartphone, possiamo accedere a qualsiasi contenuto, in modalità pressoché gratuita. Basti pensare al sito più cliccato e seguito “Pornhub” che, all’inizio della pandemia, pensò bene di rendere fruibili i suoi contenuti premium in modalità gratuita.

I nuovi mezzi di comunicazione, in particolare internet, sempre più veloci, illimitati e alla portata economica, sono lo strumento privilegiato per la visione di materiale pornografico. In qualunque momento della giornata e per un tempo prolungato, le persone possono accedere ad immagini pornografiche o a chat erotiche: basta possedere uno smartphone ed essere on-line. L’abuso nell’utilizzo di questo materiale può degenerare diventando una vera e propria ossessione, fino a sfociare in una dipendenza, proprio come accade per le persone che abusano di farmaci o di sostanze stupefacenti.

Oltre alla facile reperibilità di questo materiale, ci sono molteplici fattori che con-causano il possibile esordio di tale dipendenza e possono essere riassunte, secondo Masiak (2013) in quattro cause principali:1) cause biologiche: come, ad esempio, una vulnerabilità genetica nel controllo degli impulsi; 2) cause psicologiche: come fattori di personalità o scarse strategie nell’affrontare emozioni o circostanze spiacevoli; 3) cause socio-culturali: valori familiari, mancanza di figure di sostegno nei momenti di difficoltà o, ancora, il paese o cultura di origine ; 4) cause spirituali: non intese come valori religiosi, ma come una mancanza nella vita di significato e scopi. Questo può portare allo sviluppo di dipendenze per disconnettersi dalla propria realtà.

Nella dipendenza dal porno il soggetto, a lungo andare, può avere bisogno di rinnovare questo materiale per continuare a rendere l’esperienza piacevole. Tale tendenza spesso spinge questi soggetti verso una pornografia sempre più “deviante”. Spesso, gli individui che soffrono di porno-dipendenza dichiarano di non essere più soddisfatti dal proprio partner, proprio perché i loro appetiti sono rivolti verso una sessualità meno canonica e convenzionale, più particolare e specifica. La pornografia può arrivare quindi ad intromettersi nei delicati equilibri della coppia, fino a degradarne la sua intimità. L’abuso di materiale pornografico, nel tempo (mesi/anni), può causare una varietà di sintomi, quali l’eiaculazione ritardata (studio condotto da Cody Harper e David C. Hodgins, pubblicato sul Journal of Behavioral Addictions) e/o precoce (studio condotto su 500 studenti dal professor Carlo Foresta, docente di andrologia all’Università di Padova, presidente della Società di andrologia e medicina della sessualità) o l’anorgasmia (impossibilità a raggiungere l’orgasmo),precursori della disfunzione erettile. Questo perché, probabilmente, l’uso della pornografia risulta più eccitante del fare sesso con la proprio partner.

La sensibilità del pene tende a diminuire e l’erezione, o il mantenimento della stessa, si riduce fino quasi a svanire durante il tentativo di penetrare la propria partner. Il sesso penetrativo non è più stimolante, e restano le sole fantasie del porno a permettere l’eccitazione e quindi il mantenimento dell’erezione.
Mentre l’abuso di materiale pornografico e la masturbazione compulsiva possono essere dannosi nella vita quotidiana, un uso sano e consapevole della pornografia può essere una risorsa sia per single che per coppie. Può, per esempio, aiutare le coppie a trovare nuovi modi per vivere la loro sessualità. Inoltre, la masturbazione in sé ha anche diversi benefit per la salute come alleviare il dolore, ridurre il rischio di problemi cardiaci, e addirittura aiutarci a vivere più a lungo.

L’orgasmo, infatti, favorisce il rilascio di ossitocina (ormone peptidico). Uno studio condotto da Ashley Leonard nel 2010 ha esaminato come la masturbazione sia importante nel ridurre i livelli di stress rilasciando endorfina e mantenendo livelli di pressione del sangue normali grazie proprio al rilascio dell’ossitocina. Al contrario, la maniacale ricerca di filmati hard porta ad un’eccessiva stimolazione della dopamina, un neurotrasmettitore che si attiva in seguito a un piacere fisico e, questa stimolazione, protratta per lungo tempo, porterebbe anche al calo del desiderio. Anche se la dopamina viene considerata a volte come “il neurotrasmettitore del piacere”, il punto fondamentale è l’atto in sé di ricercare piacere. Quindi, la dopamina aumenta con l’anticipazione ed è alla base della nostra motivazione e “drive” nella ricerca di potenziali piaceri e obiettivi (Kuehn, 2012).

Il piacere del “climax” sembra aumentare invece dalla produzione di oppioidi, quindi pensiamo alla dopamina come la molecola del “volere” e gli oppioidi come “piacere”. Come ha spiegato la psicologa Susan Weinschenk nel 2009 “il sistema della dopamina è più forte di quello degli oppioidi”. Quindi, ci impegniamo di più per la ricerca del piacere rispetto al piacere in sé. Tutto questo, nel comportamento del porno dipendente, risulta in una promessa di un piacere futuro, ma il messaggio della dopamina non è “soddisfazione” bensì “continua così che il piacere è proprio dietro l’angolo!”. Ciò porta il porno dipendente a cercare nelle pagine dei siti porno, per ore e ore, alla ricerca del video o del momento perfetto in cui potersi liberare. Piano piano però si iniziano a produrre nel nostro cervello diversi effetti:

1- “desensitation” cioè una risposta sempre più anestetizzata del piacere. Piano piano il segnale della dopamina si riduce nel nostro cervellolasciando il dipendente sempre meno sensibile ai piaceri quotidiani e “affamato” per attività che alzano i livelli di dopamina” (Hou, 2012). Ha bisogno di una stimolazione sempre più grande per raggiungere lo stesso effetto. Da qui la ricerca della novità, trascorrendo sempre più tempo online, prolungando le sessioni all’estremo, guardando senza masturbarsi (Rosack,2004). Ma questa desensibilizzazione può anche prendere piede attraverso la ricerca di generi di video sempre più spinti, qualche volta con immagini forti e strane, o anche disturbanti.
2- Un altro effetto è la sensibilizzazione, cioè una memoria inconscia del piacere che, quando attivata, innesca un potente craving (desiderio improvviso e incontrollabile di assumere una sostanza psicoattiva, un particolare alimento o, come in questo caso, l’utilizzo di materiale pornografico). Quando nel porno dipendente, indizi o pensieri riguardo al porno si manifestano, le connessioni del nostro cervello attivano il nostro reward system, (o sistema della ricompensa) un gruppo di strutture neurali che sono alla base della nostra motivazione, soprattutto coinvolte nel raggiungimento del piacere (Adam Withnall, 2013). Questo lo porta ad entrare in un tunnel con solo una via di uscita: ricorrere alla pornografia.
3- Hypofrontality o ridotta attività nelle regioni prefrontali, indebolendo la nostra forza di volontà di fronte al craving del porno. L’alterazione delle regioni prefrontali correla con un ridotto controllo degli impulsi e un’abilità ridotta nel prevedere le conseguenze delle proprie azioni (Dong 2011). Questa abilità fa sentire il dipendente da porno in una continua lotta tra due parti del cervello. Mentre la sua memoria inconscia sta gridando “fallo!” le sue regioni frontali stanno dicendo “no, non ancora!”. Perciò, dato che la porzione frontale del suo cervello è in una condizione più debole, le vie sensibilizzate della dipendenza di solito vincono (Brand, 2014).
4- Alterazione dei circuiti dello stress, conducendo così anche stress minori al craving e ricadute perché attivano potenti vie sensibilizzate dalla dipendenza (MacMillan, 2009).
Un altro dato significativo viene da un’analisi condotta in sette paesi che ha rilevato una maggior probabilità di sviluppare atteggiamenti aggressivi nelle persone dedite alla pornografia. Infatti, tra i fruitori del porno risulta rilevante l’incidenza di stupratori, molestatori sessuali e persone che ricorrono a minacce e intimidazioni a sfondo sessuale. Il rapporto statistico è stato pubblicato sul Journal of Communication ed è stato condotto da ricercatori dell’Università dell’Indiana e dell’University of Hawaii a Manoa, i quali hanno eseguito una meta-analisi di 22 studi provenienti da tutto il mondo.

È significativo il fatto che non si faccia più alcuna differenza se il consumatore di pornografia è maschio o femmina e se il materiale pornografico è stato visto su internet o su altro mezzo di comunicazione. Studi che evidenziano il collegamento tra la fruizione di pornografia e le aggressioni sessuali sono stati pubblicati fin dagli anni ’80, ma i terabyte a contenuto porno che passano attraverso i nostri dispositivi multimediali aumentano ogni anno in misura esponenziale.

Chyng Sun nel 2016, una professoressa della New York University, ha osservato che il 36% dei contenuti di internet sono pornografici. Ci sono 40 milioni di consumatori regolari solo negli USA, 1.7 miliardi nel mondo, ed i numeri sono in crescita. Alba Hawkins, direttore esecutivo del Centro Nazionale sullo sfruttamento sessuale ha sottolineato che il consumo regolare e intenzionale di materiale pornografico, non solo è dannoso per l’equilibrio psichico del fruitore, ma mette in grave pericolo soprattutto le persone che gli sono più vicine, a cominciare dai familiari.

Per concludere, dai vari studi analizzati, emerge la necessità di sensibilizzare le persone a non far sentire i dipendenti da pornografia “malati” e “ai margini della società”. Sarebbe opportuno promuovere la conoscenza del problema cioè che il pornodipendente è un individuo che, in un momento difficile della sua vita, è entrato nel circolo vizioso della pornodipendenza, a causa di svariati fattori, dalla struttura di personalità ad un vissuto dal quale cerca sollievo mediante tale modalità disfunzionale.

 

Tirocinanti: Dott.ri Lorenzo Raybaudi Massilia e Daniele Calicchia


Tutor Dott.ssa Fabiana Salucci

Bibliografia
– Adam Withnall, “Pornography addiction leads to same brain activity as alcoholism or drug abuse, study shows,” The Independent, September 22, 2013,
– Bridget M. Kuehn, “Willingness to Work Hard Linked to Dopamine Response in Brain Regions,” News@JAMA, May 2, 2012
– G. Dong, H. Zhou, X Zhao, “Male Internet addicts show impaired executive control ability: evidence from a color-word Stroop task,” Neurosci Lett 499/2 (2011): 114-118,
– Haifeng Hou, et al., “Reduced Striatal Dopamine Transporters in People with Internet Addiction Disorder,” Journal ofBiomedicine and Biotechnology (2012),
– Jim Rosack, “Volkow May Have Uncovered Answer to Addiction Riddle,” Psychiatric News, June 4, 2004,
– Leigh MacMillan, “Reward-stress link points to new addiction targets,” Reporter, January 9, 2009
– Leonard, A. (2010). An investigation of masturbation and coping style. In 38th Annual Western Pennsylvania undergraduate psychology conference.
– MASIAK, J. (2013). Biopsychosocial model of addictions and other approaches. Polish Journal of Public Health, 123(4).
– Matthias Brand, Kimberly S. Young and Christian Laier, ” Prefrontal control and Internet addiction: a theoretical model and review of neuropsychological and neuroimaging findings,” Frontiers in Human Neuroscience 8/375 (2014),
– Robert Sapolsky, “Dopamine Jackpot! Sapolsky on the Science of Pleasure,” FORA TV, February 1, 2012,
Struthers, W.M. (2017). Pornography addiction. Salem Press Encyclopedia of Health, 2017

– Per saperne di più: https://www.stateofmind.it/2020/11/...
Sun, C., Bridges, A., Johnson, J. A., & Ezzell, M. B. (2016). Pornography and the male sexual script: An analysis of consumption and sexual relations. Archives of sexual behavior, 45(4), 983-994.
– Susan Weinschenk, “100 Things You Should Know About People: #8 — Dopamine Makes You Addicted To Seeking Information,” Brain Lady Blog, November 7, 2009,
– Wilson, G. (2014). Your brain on porn: Internet pornography and the emerging science of addiction (p. 19). Richmond, VA: Commonwealth Publishing.
– Wright, P. J., Tokunaga, R. S., & Kraus, A. (2016). A meta-analysis of pornography consumption and actual acts of sexual aggression in general population studies. Journal of Communication, 66(1), 183-205.

Sitografia
Dott.ssa Nadia Melis esperienze con suoi pazienti pubblicati su Medicall.it

Foto di tookapic da Pixabay 

Questo articolo è stato pubblicato qui

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