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Shudō – L’omosessualità nel Giappone del 1600

Con il termine Shudō, abbreviazione di Wakashudō, in giapponese 若衆道, si fa riferimento all’amore gay che si crea tra due samurai. Il Wakashudō è tipico del Periodo Tokugawa, anche definito “Periodo Edo”, al tempo capitale del Giappone, che va dal 1603 al 1867 e rappresenta l’importanza della famiglia Tokugawa, ovvero la famiglia esponente di tale periodo che deteneva il massimo potere politico e militare nel paese.

Per comprendere al meglio tale periodo, bisogna risalire al termine Nanshoku 男色, ossia “male colors”, i colori maschili. Questo definisce l’amore omossessuale tra un giovane uomo ed un adulto, riprendendo il proprio significato nella religione, precisamente dal Buddhismo Cinese successivamente portato in Giappone dai monaci. Nel Nanshoku si vedono due figure legate da una relazione pederastica, ovvero una relazione di pratica erotica: il giovane monaco, tipicamente pre-puberale, chiamato “chigo” che è sotto l’ala di protezione del monaco adulto, ossia il “nenja”. Nel momento in cui il giovane monaco cresce, la relazione Nanshoku termina e il monaco adulto è libero di trovare un altro seguace.

Lo Shudō ha quindi di base l’influenza del Nanshoku, ma in questo caso le due figure preponderanti sono i samurai. Come nel Nanshoku, la relazione è stabilita tra il samurai giovane, ossia il “wakashu”, che ha un’età compresa tra i 12 ed i 16 anni, ed il samurai adulto “nenja”. All’interno di questi rapporti si giura l’assoluta fedeltà al partner, spesso anche delineata dalla presenza di un accordo scritto, definito “contratto di fratellanza”, con successiva conclusione di quest’ultimo nel momento in cui il wakashu cresce. Nello Shudō il samurai adulto ha come obbligo il dover insegnare al suo partner le arti marziali, il codice d’onore dei samurai e l’etichetta del guerriero, mentre il suo desiderio è quello di essere un buon modello per il wakashu, che porterebbe quest’ultimo a comportarsi in maniera più nobile. Nelle attività sessuali dello Shudō ci sono dei ruoli ben definiti:
● Il nenja, la parte attiva nel rapporto sessuale, il partner penetrante e desideroso del suo compagno;
● Il wakashu, invece, è considerato soggetto alle attenzioni di amore, fedeltà e affetto da parte del samurai adulto, piuttosto che per desiderio sessuale.
Nonostante le classi sociali, gli uomini adulti non potevano avere il ruolo del wakashu, questo era solo per i ragazzi giovani, o in casi eccezionali per uomini adulti di bassa classe sociale.

Differentemente dal Nanshoku, però, nelle relazioni Shudō si verifica una mancata fine del rapporto. Tipicamente, nel momento in cui il wakashu raggiunge l’età dei 17 anni, assieme al nenja, termina la relazione; nello Shudō, invece, spesso tale rapporto non è solo di sesso ma si trasforma in un legame profondo delineato dalla presenza di emozioni. In questo caso, infatti, tali relazioni diventano durature. In principio, però, il samurai era sotto il controllo di un padrone, che doveva essere protetto ad ogni costo, anche della vita stessa del samurai. Ma questo legame tra protetto e protettore, con l’arrivo dello Shudō era messo in pericolo, destando insicurezza e paura per la vita del padrone, in quanto si pensava che il samurai, essendo in una relazione d’amore, potesse non proteggere più il proprio padrone. Ed è proprio questo che ha iniziato a preoccupare le classi sociali giapponesi. Inizialmente, infatti, in Giappone l’omosessualità era vissuta senza freni e senza ostacoli, ma con l’arrivo del Cristianesimo e della cultura occidentale si è verificato un cambiamento della prospettiva dell’omosessualità, vivendola come un fattore poco virile e giungendo alla conclusione di rendere l’omosessualità, e quindi lo Shudō in sè, illegale.

 

Tutor: Fabiana Salucci
Tirocinante: Ilaria Rechichi

 

Sitografia:
https://www.gay.it/shudo-amore-omos...
https://en.wikipedia.org/wiki/Homos...
https://www.asia-europe.uni-heidelb...
https://allabout-japan.com/en/artic...

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