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Perché pubblicare il video di Mango?

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Due giorni fa è venuto a mancare il cantautore Mango, vittima di un malore durante un concerto. Questa è una notizia. Mango è morto, durante un concerto. Possa riposare in pace. Possa riposare in pace anche se le ultime immagini che ricorderemo di lui sono quelle del suo malore sul palco.

Certo, era quasi ovvio che qualcuno, viste le circostanze della sua morte, avesse a disposizione delle immagini dell'accaduto. Però, non condivido che ad alcune grandi testate giornalistiche (o presunte tali) sia venuto in mente di pubblicare il video online e metterlo a disposizione del pubblico

Cosa aggiungono al dolore, alla notizia, le immagini di un uomo che sta morendo? Ok la notizia, quindi l'informazione. Ma era necessario pubblicare il video? Mi chiedo il perché della spettacolarizzazione della morte. E mi chiedo dove sia l'umanità in chi mostra queste cose.

Oggi, nell'era dei siti internet e dei social network, il giornalismo di carta e quello online devono necessariamente trovare nuove forme di narrazione che si adattino al tempo e ai mezzi. Responsabilità dei media è anche questa.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.85) 10 dicembre 2014 14:56

    Nell’aprile del 2012 il calciatore Piermario Morosini si accasciò, anch’egli colpito da un arresto cardiaco, sul terreno di gioco di Pescara durante un incontro di calcio del campionato di serie B: le drammatiche immagini entrarono dentro le case degli italiani e sollevarono un clamore tale da indurre il Ministero della Salute ad emanare un decreto per rendere obbligatoria l’installazione di defibrillatori semiautomatici in tutti gli impianti sportivi. Le circostanze della morte di Mango sono molto simili a quelle del calciatore bergamasco: due personaggi pubblici morti mentre svolgevano il loro lavoro. Forse la diffusione del video nel quale si vede Mango accasciarsi sul palco potrebbero contribuire ad aumentare ulteriormente le opere di prevenzione contro una patologia, l’arresto cardiaco, che causa ogni anno in Italia 70.000 vittime

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