Per il bene di "tutti": la tassazione delle rendite finanziarie
Anche la confcommercio di Sangalli chiede di tassare le rendite finanziarie.
Il povero Berlusconi ormai è circondato. La triade sindacale, confindustria, confcommercio. L'elenco delle corporazioni è quasi al completo.
Il presidente Sangalli dice fra l'altro "chi evade sbaglia ma va compreso" e propone di tassare invece i "ricchi" mutuando la retorica già usata da Bonanni e dallo stesso Abete.
Devo dire che la lista di chi si preoccupa dei "poveri" e vuole far pagare i "ricchi" si allunga ogni giorno di più fino ai personaggi più improbabili. Abete, ex presidente di Confindustria, ex presidente BNL e attuale presidente ASSONIME, ha sempre avuto una vena burlona: quando dice che è ora di far pagare i patrimoni ha un mezzo sorriso sornione sulle labbra. E infine ecco la Confcommercio che parzialmente giustifica l'evasione e ci racconta come sia giusto tassare chi accumula denaro e non lo spende (!). Piccola nota a margine. Il potente presidente della Confcommercio di Roma Pambianchi è di recente stato arrestato perché coinvolto in una megaevasione iva da 600 milioni di euro con tanto di società offshore in paradisi fiscali. Forse qualche lettore si ricorderà anche del predecessore di Sangalli, quella simpatica faccia da schiaffi di Billè: condannato per corruzione e peculato (malagestione di fondi previdenziali e appropriazione indebita di 40 milioni di euro). Anche Billè era solito recitare la litania che bisogna tassare le rendite finanziarie.
Pochi casi isolati? Per niente. La confcommercio fra le corporazioni è quella che sembra attirare maggiormente quei maneggioni italiani che hanno fatto dell'elusione, dell'evasione e della ruberia il loro stile di vita. Considerando quindi gli atteggiamenti moraleggianti e cattedratici dei rappresentanti di confcommercio possiamo concludere che anche qui come in confindustria la faccia tosta e il senso dell'umorismo non mancano di certo.
Il problema ora comunque è di Berlusconi. La richiesta: aumentare le tasse sul risparmio degli italiani per abbassare le tasse a commercianti e imprese. Commercianti e industriali non hanno molti problemi a chiedere più tasse sul risparmio delle persone: il regime fiscale aziendale detto PEX e la possibilità di creare holding in paradisi fiscali consente loro ampio margine di manovra: i grandi patrimoni e tesoretti degli imprenditori non pagano quasi nulla allo stato italiano. La tassazione del 12,5% imputabile alle persone fisiche è quella che invece le persone comuni pagano. Ed è questa che a gran voce si chiede di alzare: più tasse su azioni, titoli di stato, fondi; ma si badi bene più tasse solo sulle attività finanziarie dei singoli individui; non sulle società o su scatole finanziarie. Anche i sindacati partecipano volentieri al banchetto. Tasse più alte sul risparmio delle famiglie significano maggiori vantaggi fiscali per i loro fondi pensione il cui mercato è appunto quello incentrato sulle persone fisiche. E sappiamo quanto i sindacalisti tengano alle loro attività scarsamente controllate e generanti poltrone e prebende per i dirigenti sindacali stessi.
Così Berlusconi è circondato e deve scegliere.
O tradire il suo elettorato e il ceto medio, o subire l'opposizione delle corporazioni.
O disattendere le sue promesse elettorali di proteggere il risparmio degli italiani, o patire la guerriglia di sindacati, caste e lobby.
Marcegaglia e soci stanno dando una pistola al premier e gli stanno chiedendo di suicidarsi con buona grazia e per il bene di "tutti". O altrimenti sarà peggio per lui.
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